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WineNews
N. 3.895 - ore 17:00 - Mercoledì 14 Febbraio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Lo Champagne disegna il suo futuro
Se il 2023 non è stato sfavillante neanche per lo Champagne, che ha messo sul mercato 299 milioni di bottiglie, a -8,2% sul 2022, con un giro d’affari, però, costantemente sopra 6 miliardi di euro, il territorio delle bollicine francesi di certo può guardare al futuro con fiducia. Come hanno spiegato, a “Wine Paris & Vinexpo Paris”, David Chatillon e Maxime Toubart, vertici del Comité Champagne, tra iniziative che guardano all’etica del lavoro, all’innovazione in vigna, alla promozione e alla tutela di una denominazione (in approfondimento) che, secondo un sondaggio Ipsos, “incarna sempre lusso e prestigio e gode di un’immagine senza eguali”.
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Primo Piano
La Toscana, pilastro del vino italiano, sfida i mercati ed il climate-change
Se nel 2022, nel complesso, la Toscana del vino ha esportato i suoi prodotti per un valore di 1,2 miliardi di euro, nei primi 9 mesi 2023, la Regione, ha accusato un calo in valore complessivo del -7,5%, fermandosi a 852 milioni di euro. Dato che non deve spaventare, però, anche perché parametrato ad un 2022 da record e forse troppo spinto dall’uscita dalla pandemia, come ricordato, a WineNews, da Francesco Mazzei, presidente Avito, che riunisce tutti i Consorzi del vino di Toscana. Ma che va guardato con attenzione, perché quella toscana è una performance al di sotto della media italiana, “mitigata” dalle esportazioni delle Dop della Regione, a -5% in valore nei primi 10 mesi dell’anno (ma a -13% in quantità) alle quali è dedicata il 95,7% (contro una media nazionale intorno al 65%) di una superficie vitata complessiva in crescita da 4 anni consecutivi, e sempre più “green”, visto che il Granducato rappresenta il 17% della superficie vitata bio in Italia. Su quasi 6.000 ettari del vigneto toscano, infatti, 23.000 sono certificati bio, ovvero il 38% del totale regionale. Un dato che evidenzia il raggiungimento e superamento, con largo anticipo, dell’obiettivo posto dal New Green Deal dell’Unione Europea e dell’Agenda Onu 2030. Ecco i dati diffusi oggi da “PrimAnteprima”, la tradizionale giornata che apre la “Settimana delle Anteprime della Toscana del vino”, la “wine week” in cui si presentano al mondo le nuove annate, promossa dalla Regione Toscana (insieme a Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze, insieme alla Fondazione Sistema Toscana). Il quadro, dunque, è di un settore, comunque, forte e strutturato, quello del vino di Toscana, rappresentato da oltre 12.000 aziende con una media di 5 ettari ciascuna e una modesta propensione al modello cooperativo (18%, contro il 50% a livello nazionale), ma che affronta le difficoltà del mercato del vino, in particolare, sul segmento dei rossi, che sono la stragrande maggioranza della produzione regionale. E che, nei prossimi anni, dovrà anche fare i conti con meno vino in cantina, visto che la produzione 2023 è in calo del -26% sul 2022, a causa principalmente delle fitopatie sofferte in vigna, in un contesto di sensibile riduzione a livello nazionale a causa del cambiamento climatico in atto. 
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Vino, scorte giù per “l’effetto vendemmia”
Calano in un anno le scorte nelle cantine italiane: al 31 gennaio 2024, negli stabilimenti enologici del Belpaese, sono presenti 58,6 milioni di ettolitri di vino, -10,5% sul 31 gennaio 2023. Tuttavia le giacenze restano elevate, registrando solo un lieve calo sul mese precedente: -1,1% su dicembre 2023. Ecco i dati dell’ultima edizione di “Cantina Italia” by Icqrf, che evidenzia come, nonostante la vendemmia 2023 sia stata una delle più scarse di sempre, rimanga ancora molto vino nelle cantine italiane, a dimostrazione di una immobilità che ormai si protrae nel tempo. Il 55% del vino detenuto è a Dop, in prevalenza vini bianchi (49,9%). Il 26,6% del vino è a Igp, in prevalenza rosso (57,3%). Nonostante il gran numero di Dop e Igp (526), le prime 20 contribuiscono al 58,8% delle giacenze di vini a denominazione. 
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Focus
Crollo dei rossi, exploit dei bianchi: cambia il mondo del vino
I vini bianchi, trainati dagli spumanti, hanno superato i vini rossi tanto in produzione che in consumi. Un trend certificato dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), in uno studio, approfondito a “Wine Paris & Vinexpo Paris”, in cui emerge come le “grandi potenze”, Italia e Francia in primis, negli ultimi 20 anni, hanno ridotto la produzione dei vini rossi con il Belpaese che, spinto dal fenomeno globale del Prosecco, ha incrementato, invece, la quota “bianchista” al contrario dei “cugini” d’Oltralpe, sempre più leader, invece, sui rosati. Nel 2021 la produzione mondiale di vino bianco è stata stimata in 130 milioni di ettolitri, pari al 50% della produzione totale, mentre il vino rosso, con 110 milioni di ettolitri, ne rappresenta il 42%; il restante 8% è la quota del rosato (21 milioni di ettolitri). Nel 2021, la produzione di vino rosso è diminuita, dunque, del 25% sul suo picco nel 2004, e di pari passo anche la richiesta, negli ultimi venti anni, è andata a ribasso, soprattutto negli storici mercati europei. La domanda e l’offerta di vino bianco, a livello globale, è aumentata dal 2000 e ciò grazie agli spumanti e quindi da Paesi come Italia, Usa, Sud Africa e Australia. L’incremento della domanda è merito degli spumanti che hanno trovato grande successo in Usa, Germania e Regno Unito, proprio come è successo per i rosati.
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Cronaca
Trimani, enoteca al top per “Wine Enthusiast”
Trimani, indirizzo cult per gli eno-appassionati italiani, è tra i 10 wine shop più “iconici” del mondo, secondo “Wine Enthusiast”. Inaugurata nel 1821, la più antica enoteca di Roma - tuttora di proprietà della famiglia Trimani - offre 6.000 etichette in arrivo da tutti i Paesi. Un riconoscimento prestigioso, per Trimani, in lista con Acker Wines a New York, Berry Brothers & Rudd a Londra, Cave Rokin ad Amsterdam, Caves Augé a Parigi, La Contra a Città del Messico, Lavinia a Madrid, Prince Wine Store a Melbourne, Vila Viniteca a Barcellona e Viniculture a Berlino.
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Wine & Food
Da Antinori a Nonino, da Barilla a Nutella, una mostra celebra i marchi storici made in Italy
Da Antinori, marchio-simbolo del vino italiano nel mondo, a Nonino, che ha portato la grappa friulana a livelli di eccellenza internazionale, passando per Nutella, prodotto amato dai golosi di ogni età, e Barilla, sinonimo di pasta tricolore in oltre 100 Paesi; ma anche Campari, Mulino Bianco, Cirio, San Carlo, Parmigiano Reggiano, Sammontana, Amarena Fabbri e molti altri: ecco i marchi food & wine che hanno fatto la storia del made in Italy, celebrati nella mostra “Identitalia. The Iconic Italian Brands” (13 febbraio-l6 aprile), insieme a quelli di moda, design e automotive. Oltre 100 aziende selezionate, per 113 marchi, a Palazzo Piacentini a Roma, sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha promosso la mostra con Unioncamere e Associazione Marchi Storici d’Italia nei 140 anni dell’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
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WineNews.tv
“Sostegno alle imprese, innovazione tecnologica e non solo: la Toscana è vicina al suo vino”
A WineNews le riflessioni di Stefania Saccardi, assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Regione Toscana, alla vigilia delle “Anteprime di Toscana” (14-19 febbraio). “Dobbiamo supportare le nostre imprese nella promozione nazionale e internazionale, ma anche nell’ammodernamento dei macchinari per esempio. Un osservatorio istituzionale sul settore? È una buona idea. Non scordiamoci della Flavescenza Dorata, sparita dalle cronache ma non dai vigneti. L’idea di un evento unitario di promozione del vino di Toscana non è tramontata”.
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