Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 4.225 - ore 17:00 - Venerdì 23 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | Una vera e propria vetrina nazionale, dove ogni cantina presenterà in anteprima le proprie esperienze 2025, che saranno poi disponibili tutto l’anno: il 24 e 25 maggio torna “Cantine Aperte”, lo storico appuntamento by Movimento Turismo del Vino, tra merende in vigna, trekking, degustazioni a tema, mini-lezioni sul vino, cibo tipico ed assaggi itineranti, per mostrare quanto l’enoturismo italiano sia ancora imbattibile. “Un’occasione irripetibile per gli enoturisti, che potranno farsi ispirare e coinvolgere dalle nuove wine experience” spiega Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente Movimento Turismo del Vino. | |
|
| | In Italia cresce il consumo occasionale di alcol, mentre cala quello quotidiano, con il vino che non è più il “re” indiscusso della tavola. A far luce su questa tendenza, è il Rapporto Annuale 2025 by Istat analizzato da WineNews, che riguardo alle abitudini di consumo di bevande alcoliche spiega come si “osservano profonde trasformazioni nel tempo: si è passati da un consumo moderato e quotidiano di vino ai pasti, a modelli più simili a quelli dei Paesi nordici, che non riguardano più solo il vino, ma anche birra e superalcolici. Questi, spesso consumati fuori dai pasti e non quotidianamente, si concentrano in occasioni specifiche (ad esempio nel fine settimana), e sono spinti talvolta verso eccessi e ubriacature (il cosiddetto binge drinking)”. In particolare, spiega il rapporto, “negli ultimi venticinque anni, tra la popolazione di 15 anni e più, a fronte di una quasi stabilità del consumo complessivo di alcol (vino, birra, altri alcolici almeno una volta nell’anno), pari al 70,6% nel 1999 e al 68,7% nel 2023, si assiste, da una parte, alla riduzione del consumo giornaliero (dal 33,3 al 19%) e, dall’altra, all’aumento del consumo occasionale (da 37,3% a 49,8%) e di quello fuori pasto (da 23,8% a 33,4%); si mantiene pressoché stabile l’abitudine al binge drinking (7,3% nel 2003 e 7,8% nel 2023). Si osservano differenze molto rilevanti nel consumo di bevande alcoliche passando dal Nord al Sud del Paese, con valori molto più elevati nelle regioni del Centro-Nord”. Se tra i nati nell’immediato dopoguerra, il consumo giornaliero raggiungeva il 40,3% nella fascia 45-49 anni, tra i coetanei nati tra il 1970 e il 1974 passa al 18,8%. Trend opposto per il consumo fuori pasto che se per i nati tra il 1965 e il 1969 era il 29,6% a 35-39 anni sale al 49,1% tra i nati nella generazione 1985-1989. Quello fuori pasto mostra, invece, andamenti molto simili per genere, ma su livelli superiori per gli uomini. E se il concetto di “moderazione” dovrebbe essere la strada da seguire, l’abitudine alle ubriacature si svela come un fenomeno giovanile, con il picco massimo raggiunto a 20-24 anni, dove oscilla intorno al 15% in tutte le generazioni di nati tra 1984 e 2004. Tra i nati fra il 1970 e il 1974 il binge drinking riguardava a 35-39 anni il 9%, percentuale che cresce al 15,2% alla stessa età nei nati tra il 1985 e il 1989. | |
|
| | Nel dibattito sul consumo di alcol, da tempo, come abbiamo raccontato spesso, si delineano due principali orientamenti. Da un lato, esperti e sostenitori del modello alimentare mediterraneo ritengono che un consumo moderato e consapevole di vino, durante i pasti, sia parte di uno stile di vita sano. Dall’altro, c’è chi ritiene che non esista un livello sicuro di consumo di alcolici, e che i consumi vanno scoraggiati e limitati in ogni modo. Come sostiene da tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che torna a battere sul tema puntando il dito sulla facilità “economica” dell’accesso agli alcolici in Europa, con un articolo “Too cheap to ignore” - “Troppo economico per essere ignorato”, in cui, ancora una volta, invita i Governi ad adottare politiche fiscali più severe (accise, tasse e non solo) per ridurre i consumi (in approfondimento).
| |
|
| | | Un’asta che si annuncia già monumentale, con 15.000 lotti per una stima di 15 milioni di euro, destinata a fare la storia del collezionismo del vino, come del resto ha già fatto il nome che sotto il martello di Christie’s vede andare all’incanto la sua collezione, ovvero William I. Koch. L’appuntamento è a New York, al Rockefeller Center, una delle sedi iconiche della casa d’aste, dal 12 al 14 giugno, con un catalogo intitolato, appunto, “The Cellar of William I. Koch: The Great American Collector”, con etichette rarissime delle cantine più prestigiose del mondo, tra cui ben 750 bottiglie di grande formato. Tra i top lot, spiccano quello da 8 bottiglie di Musigny 1999 di Domaine Leroy, con una stima di aggiudicazione che oscilla tra 140.000 e 200.000 dollari, poco più di quello da 7 bottiglie, ma dell’annata 1996, tra 130.000 e 190.000 dollari. O, ancora, la 6 litri di Romanée-Conti 1985 del Domaine de la Romanée-Conti tra 120.000 e 180.000 dollari, o quella dell’annata 1991 del mito di Borgogna, tra 110.000 e 170.000 dollari. Tra gli italiani, i lotti più pregiati sono quello da 4 bottiglie di Sassicaia della Tenuta San Guido, con una stima tra 6.500 e 8.500 dollari, e quello da 6 bottiglie di barolo Monfortino di Giacomo Conterno, tra 6.000 e 8.000 euro.
| |
|
| | | Da Reinhold Messner in cucina all’Olm Nature Escape a Caminata di Tures (24 maggio), ai grandi vini del Trentino Alto Adige, d’Italia e del mondo a “Vinaltum” a Schloss Freudenstein ad Appiano sulla Strada del Vino (25-26 maggio), dall’“Aperitivo Made in Lombardia” con i vini Ascovilo e il Grana Padano nei locali di Milano, a “Radda nel Bicchiere” in Chianti Classico (24-25 maggio), da “Eroica Montalcino” tra i vigneti del Brunello (23-25 maggio) al “Tuscany Trail” tra i filari della Maremma (fino al 28 maggio), sono tanti gli eventi nell’agenda WineNews. | |
|
| | La speranza è che sia solo una boutade di quelle a cui Trump ha abituato il mondo. Ma intanto la nuova minaccia del presidente Usa, che attraverso il suo social, Truth, “raccomanda dazi del 50% sull’Unione Europea”, arriva come un uragano nel bel mezzo delle trattative tra Stati Uniti ed Unione Europea, con i dazi americani prima introdotti al 20%, e poi congelati, ad ora, al 10%, fino al 9 luglio. In attesa di capire gli sviluppi, però, tornano in profondo rosso le Borse mondiali, e torna a tremare anche il made in Italy agroalimentare, vino in testa, che nei primi 3 mesi del 2025 ha messo a segno una crescita in valore del +17,1% sullo stesso periodo del 2024 negli States, a 548 milioni di euro (dati Oive). Che, se già soffre con dazi al 10%, come denunciato più volte da tutte le organizzazioni di categoria, con tariffe al 50% andrebbe, di fatto, fuori mercato.
| |
|
| | | Visioni intorno ad uno strumento fondamentale per la conoscenza del vino, che cambia molto tra chi la fa per mestiere, e chi per passione. Come raccontano Jacky Rigaux, wine writer, critico, già professore all’Università di Bordeaux e sostenitore della degustazione “geosensoriale”, Roberto Conterno, tra i più grandi produttori delle Langhe con la cantina mito Giacomo Conterno, e Lydia e Claude Bourguignon, produttori con Domaine Laroque d’Antan, in Francia, e tra i più affermati consulenti agronomi del mondo. | |
|
|
|