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N. 4.130 - ore 17:00 - Mercoledì 15 Gennaio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Breve, magari composta da sole 30 etichette, ma incisiva e di carattere: ecco l’identikit della “mini” wine list del futuro, tra le tendenze che arrivano dagli Usa, per rilanciare i consumi di vino al ristorante, nettamente in calo nel post-pandemia, anche per colpa dell’inflazione. Lo riporta il giornalista Eric Asimov sul quotidiano “The New York Times”, secondo cui i ristoranti americani stanno cercando di cambiare le liste in modo che le persone non si sentano sopraffatte da troppe opzioni. Tra i vantaggi, la gestione più semplice, e la possibilità per i camerieri di studiarle a fondo per consigliare l’etichetta giusta, senza bisogno di sommelier …
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| | Inflazione, salutismo, crisi economiche, bevande alternative e guerre, sia militari che commerciali. L’industria del vino mondiale si trova in una fase complessa e il settore ha bisogno di risposte immediate per superare il momento: il calo dei consumi, per un motivo o per un altro, è una realtà. L’ultimo “Business Report” by ProWein, la fiera internazionale di Dusseldorf (dal 16 al 18 marzo 2025, in Germania), ha indagato sul tema con il rapporto “Il futuro del vino”, restituendo un quadro globale utile per gli addetti ai lavori di tutto il mondo: sono stati intervistati 1.300 professionisti del comparto tra esportatori, importatori, produttori, commercianti specializzati in vino e operatori nei settori della ristorazione e dell’hospitality, e che rappresentano più di 30 Paesi. Il fattore che, secondo loro, impatterà di più sugli affari legati al vino nei prossimi anni sarà l’aumento dei costi di produzione, la sfida più stringente per il 65% degli intervistati. Sebbene la percentuale sia scesa (l’anno scorso era al 73%, ndr), è questo l’elemento che più preoccupa gli esperti del settore, soprattutto i produttori di Germania, Stati Uniti, Sud America e Spagna, e, allo stesso modo, anche i rivenditori in Gran Bretagna. Ma connesso a questo, ad influenzare il commercio del vino a livello globale, c’è anche il tema del calo del potere d’acquisto del cliente e il rallentamento economico globale: problematiche reputate decisive rispettivamente per il 59% e per il 56% degli addetti ai lavori. Nel frattempo le abitudini dei consumatori variano e spicca, di nuovo, l’aumento degli acquisti di vino spumante, ma anche di bianchi, rosati e a bassa o nessuna gradazione alcolica. Sono gli spumanti e i bianchi a guidare i mercati internazionali, con i low/no alcol, invece, a presentare variazioni significative a livello regionale: se la bassa gradazione alcolica è particolarmente apprezzata nel Sud ed Est Europa e in Scandinavia, i dealcolati mostrano un forte potenziale nei Paesi Bassi e in Germania e Austria. I rossi sono generalmente percepiti come meno trendy, mentre crescono i vini naturali e gli orange wines, soprattutto in Gran Bretagna, Sud Europa e Paesi Bassi. Fanno fatica ancora i liquorosi e i proxies (bevande botaniche fermentate), con gli aromatizzati, invece, che guadagnano apprezzamenti nell’Europa dell’Est. | |
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| | “In un contesto in cui il dibattito sul consumo di alcol è più acceso che mai, la scelta di bere vino deve essere accompagnata da una consapevolezza critica. Se il vino viene consumato con moderazione e apprezzato per le sue qualità intrinseche, può rimanere una parte significativa della cultura gastronomica. La sfida per il futuro sarà quella di educare i consumatori a fare scelte informate, garantendo al contempo la sostenibilità dell’industria vitivinicola”. È la conclusione di un relazione sul tema del consumo, del rapporto con la salute, della crescita dei vini dealcolati e della revisione delle politiche di regolamentazione dei consumi di alcol, messa nero su bianco da Vincenzo Gerbi, professore dell’Università di Torino e vicepresidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino (in approfondimento). | |
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| | | La Dieta Mediterranea, Patrimonio Unesco e simbolo agroalimentare del made in Italy, vola nell’export 2024 sulle tavole di tutto il mondo, forte anche del recente primato raggiunto secondo la classifica 2025 redatta dalla rivista “U.S. News & World Report”, che ha eletto questo tipo di regime alimentare basato su un consumo elevato di verdure, frutta e cereali, e su un consumo moderato di carne, e qualche calice di vino ai pasti, preferibilmente rosso, come il migliore al mondo. E così, per la Coldiretti, è tempo di bilanci, attraverso un’analisi elaborata insieme all’Istat. Il prodotto della Dieta Mediterranea che va per la maggiore a livello di esportazioni è l’olio extravergine di oliva italiano, un +56% in valore che lo porta a superare per la prima volta i 2 miliardi di euro. Incremento a doppia cifra anche per il pesce con +12%, seguono frutta, verdura e legumi con +7%, poi il pomodoro trasformato che insieme al vino sale del +6%. Vendite in crescita anche per la pasta con un +5%. Un successo che evidenzia la considerazione all’estero degli effetti positivi sulla longevità ed i benefici per la salute, tra cui la perdita e il controllo del peso, oltre a salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche e controllo del diabete. | |
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| | | L’avvocato americano Michael L. Cioffi, già proprietario di Monteverdi Tuscany, raffinato albergo diffuso nel cuore della Val d’Orcia, nel comune di Sarteano, è il nuovo proprietario della tenuta Valdipiatta, una delle griffe storiche del Vino Nobile di Montepulciano, dagli anni Ottanta del Novecento della famiglia Caporali, che resta in azienda, con Miriam Caporali come dg. “Un investimento strategico da oltre 1 milione di euro e l’ampliamento dei vigneti per celebrare vent’anni di amicizia e passione per il territorio”, spiega una nota. | |
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| | “Un uomo non è mai se stesso se prima non beve due bicchieri di vino. Che, poi, è la ricerca di un’identità. Nessuna poesia scritta da bevitori d’acqua è mai piaciuta a nessuno. Alla salute vostra”: parole di Vinicio Marchioni, nella doppia veste di protagonista e regista dello spettacolo “In Vino Veritas” al Teatro Palladium dell’Università Roma Tre, a Roma (16-18 gennaio), prodotto da Anton Art House. Un viaggio tra miti, poesie, storie e ricordi personali, tutti legati al vino, simbolo di convivialità e ispirazione, in cui Marchioni intreccia le parole di Omero, Ernest Hemingway, Alda Merini e Charles Bukowski con frammenti della propria memoria, evocando l’antico culto di Dioniso e condividendo con il pubblico emozioni universali come l’amicizia, l’amore, la paura e la gioia di vivere, accompagnato dalla musica dal vivo di Pino Marino e Alessandro D’Alessandro. | |
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| | | “Il valore culturale della vite è fortissimo perché è il simbolo del lavoro dell’uomo che ha modellato i paesaggi. Le persone che visitano i paesaggi viticoli vogliono vedere questa storia: la tradizione della viticoltura. Quindi bisogna fare attenzione a non svalutarla, anzi a rivalutarla, e a renderla sempre più forte anche per il futuro. I vini dealcolati? Perdiamo identità per provare a guadagnare nuovi mercati”. Così a WineNews Giusi Mainardi, docente di Storia della vite e del vino al Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Torino. | |
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