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WineNews
N. 3.472 - ore 17:00 - Giovedì 28 Luglio 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Funghi e batteri contro le malattie del legno
Le malattie del legno della vite, di origine fungina, un panorama assai complesso, di cui fanno parte almeno 17 malattie diverse, su tutte il Mal dell’Esca, ma anche il deperimento da Botryosphaeria e l’eutipiosi, sono un problema ed una sfida per i viticoltori del mondo. Un gruppo di ricercatori internazionali - guidata dall’Università del Massachusetts Amherst e supportata dell’Università di Firenze in Italia - ha scoperto come un gruppo di funghi patogeni, lavorando insieme, porta alla morte della vite, ma anche la soluzione: una cura a base di antiossidanti e chelanti a bassa tossicità, prodotti sempre da batteri e funghi (in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
“Sistema” Prosecco, locomotiva del vino italiano, in cerca di nuove sinergia tra denominazioni
Dal 2009, il mondo Prosecco è diventato locomotiva economia dell’Italia enoica, traino dell’export (che continua a crescere a doppia cifra anche nel 2022) e non solo. Le tre denominazioni, nel 2021, hanno sfiorato i 750 milioni di bottiglie (di cui 627,5 di Prosecco Doc, 100 di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg e 21 di Asolo Prosecco Docg), per un giro d’affari complessivo stimato in oltre 3,5 miliardi di euro. Con i valori complessivi cresciuti in tutte le tre denominazioni. Ma una crescita così repentina e tumultuosa, non è stata e non è semplice da governare, anche a livello comunicativo, perchè intorno al nome “Prosecco”, che ormai è un brand di caratura mondiale, si articolano realtà anche molto diverse. C’è il sistema di Conegliano e Valdobbiadene, con le sue Colline Patrimonio Unesco, la sua viticoltura eroica; la grande Doc “di pianura”, locomotiva che, con la forza dei numeri, ha diffuso nel mondo, come non mai, il nome “Prosecco”; “l’enclave” Docg di Asolo, che ormai da tempo ragiona con numeri da grande denominazione. Tre realtà diverse, eppure legatissime (sono tantissime le cantine ed i produttori che insistono sulla Doc e in almeno una delle due Docg, se non in entrambe), capaci, spesso, di muoversi unite soprattutto sul fronte della tutela internazionale (come racconta il caso, ancora non chiuso, del “Prosek” croato). Ma i cui territori e Consorzi, non raramente, sono agitati da polemiche interne, come successo di recente, sull’utilizzo di questo o quel termine, come “Superiore” o di questo o quello strumento, nel racconto delle denominazioni e così via (come “Anteprima Prosecco”, marchio che il Consorzio Prosecco Doc ha ritirato, ndr). Talvolta, da osservatori, difficili da comprendere, tanto da sembrare dettate più da “fughe in avanti” di qualche singolo, che da reali esigenze o difficoltà. Questo non vuol dire, ovviamente, che non sia positiva una discussione virtuosa su una diversa e migliore organizzazione della comunicazione, magari anche regolamentata dall’interno, in maniera condivisa, in un percorso comune che, dalla stragrande maggioranza dei produttori, è voluto ed auspicato. A beneficio di un “sistema Prosecco” che riunisce centinaia di aziende, viticoltori e produttori di vino, che portano nel mondo, con successo, la bandiera del made in Italy.
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SMS
Dribblare la burocrazia post Brexit
Prima della Brexit, il Regno Unito faceva parte del sistema EMCS, un database doganale che riduceva al minimo la necessità di controlli e procedure regolamentari, rendendo semplici le transazioni commerciali. Oggi, invece, le aziende di import inglesi fanno parte di un sistema diverso, e per ogni spedizione devono affrontare costi e centinaia di pagine di scartoffie per ogni codice merceologico. Daniel Lambert Wines, piccolo importatore di vino gallese, ha stimato in 150.000 sterline il costo della burocrazia, per importare 2 milioni di bottiglie in un anno. Ma una soluzione, suggerita dallo stesso Governo britannico, per aggirare questi ostacoli, esiste: aprire una filiale nella Ue, così da avere un Eori (il codice univoco da utilizzare nei rapporti con le autorità doganali europee) con cui poter importare vino in Galles passando per la Ue.
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Focus
I “portainnesti M”, risposta al Climate Change
“Il 100% dei vigneti impiantati su “portainnesti M” sta superando in maniera brillante questa eccezionale estate siccitosa, con risultati quali-quantitativi eccellenti”: il professore Attilio Scienza commenta i risultati del monitoraggio effettuato dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano e da Winegraft - la start-up fondata nel 2014 da alcune delle cantine leader del vino italiano, come Ferrari, Zonin, Banfi Società Agricola, Armani Albino, Cantina Due Palme, Claudio Quarta Vignaiolo, Bertani Domains, Nettuno Castellare, Cantine Settesoli per sostenere lo sviluppo della ricerca sulla nuova generazione di portainnesti - su centinaia di vigneti sparsi in diverse aree vitate dal Nord al Sud del Paese, dove emerge la straordinaria capacità di resistenza degli “M” (in particolare, gli M2 e M4) agli stress idrici e alle temperature eccezionali di questi mesi che stanno piegando l’agricoltura e la viticoltura italiana. Con un risultato chiaro: l’attività fotosintetica dei portainnesti M è superiore del 35% e del 20% rispetto ai più comuni portainnesti, e questo comporta un notevole risparmio delle risorse idriche e quindi un plus in termini di sostenibilità economica ed ambientale. L’obiettivo adesso è arrivare a 5 milioni di barbatelle all’anno entro il 2025 (continua in approfondimento).
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Cronaca
Villa Saletta compra San Gervaso
San Gervasio, 373 ettari, in provincia di Pisa, e tra le aziende simbolo del territorio, composta da un piccolo borgo antico, edifici rurali, magazzini, cantina, 15 ettari di vigneto, una trentina di ettari di uliveto, numerosi boschi, frutteti e terra coltivabile, fino a ieri di proprietà della famiglia Tommasini di Pontedera, è stata acquistata da Fattoria Villa Saletta, azienda di Palaia dal 2001 della famiglia inglese Hands, attiva nella finanza e nell’hotellerie di lusso, che nel vino ha investito già 250 milioni di euro.
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Wine & Food
Aceto Balsamico di Modena Igp, il valore al consumo supera 1 miliardo di euro
L’Aceto Balsamico di Modena Igp è uno dei gioielli del made in Italy alimentare. Un perla che, con 100 milioni litri di produzione certificata, è capace di generare 400 milioni di euro di valore alla produzione, tradotti in 1 miliardo euro di valore al consumo, grazie anche all’export, che vale il 92% del totale. Dati annunciati dal Consorzio di tutela Aceto Balsamico di Modena, nel comunicare la conferma, come ente di controllo, del Csqa (uno dei più importanti in Italia, che ha in portafoglio 71 indicazioni geografiche del Belpaese). Una conferma che arriva in un momento d’oro per l’Aceto Balsamico di Modena Igp. E che vede partire una collaborazione sempre più stretta tra Consorzio e Csqa, per sviluppare anche progetti innovativi orientanti al miglioramento delle attività istituzionali e a un maggior coinvolgimento del consumatore.
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La campagna elettorale in agricoltura: dall’assemblea di Coldiretti, i programmi dei partiti
La visione della politica per un settore che, ha detto il premier dimissionario, Mario Draghi, “è essenziale per la crescita del nostro Paese”. Le parole di Antonio Tajani (Forza Italia), Carlo Calenda (Azione), Luigi di Maio (Insieme per il Futuro), Paolo de Castro (Partito Democratico), Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) e Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole (Movimento 5 stelle).
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