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N. 3.674 - ore 17:00 - Giovedì 30 Marzo 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Ruffino, tra i leader del Chianti Classico e del vino di Toscana, ma anche del Prosecco (di Constellation Brands), ha acquisito 15 ettari nella Doc Bolgheri (di cui 6 ettari già a vigneto, ed altri 9, con diritti di impianto, che diventeranno vigna vera e propria nei prossimi mesi) una delle più quotate e in forma del momento (e dove ormai il vigneto ad ettaro nella denominazione va da 750.000 ad 1 milione di euro, ndr). L’obiettivo, spiega l’azienda guidata da Sandro Sartor, è quello di “produrre i principali vini bolgheresi nella nuova Tenuta, che avrà una propria etichetta”. Ma già si guarda anche ad una nuova cantina e all’ospitalità. |
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Per il mondo del vino italiano, la sostenibilità, nelle sue accezioni, ambientale, economica, sociale, ma anche culturale, è un impegno imprescindibile, una scelta a cui nessun produttore si può più sottrarre, sia per le spinte normative dettate dall’Agenda 2030 dell’Ue, sia in risposta alle fasce più consapevoli di consumatori. Un modo aggiornato di “fare bene le cose”, da sempre praticato dalle imprese orientate alla qualità e fondato sui valori del rispetto e della cura, del prodotto, del territorio, delle persone che lavorano in azienda, della comunità e del consumatore, che non ha un punto di arrivo, ma che è sperimentazione continua. E comunicarla, crea resilienza e vantaggi competitivi. È il significato di un termine bellissimo, ma difficile e spesso abusato, per le aziende vitivinicole italiane, secondo un’indagine promossa dal Consorzio del Gavi, e realizzata da Walden Lab & The Round Table (diretta da Francesco Moneta), per il Premio Gavi “La Buona Italia 2023”, che WineNews ha seguito fin dalla prima edizione, nel 2015, facendo parte dei giurati. All’edizione n. 9, di scena oggi a Milano, a vincere il riconoscimento dedicato alle buone pratiche messe in atto dalle cantine e dai Consorzi del vino italiano, è Ruffino, la storica griffe toscana del gruppo Constellation Brands, per la capacità di comunicare il suo impegno nella sostenibilità (per la quale, tra il 2019 ed il 2025, ha investito 11 milioni di euro a 360 gradi, ndr). Premiati, con le “Menzioni speciali”, anche il Gruppo Mezzacorona, La Cantina Pizzolato e Ricci Curbastro per la particolare attenzione con la quale hanno comunicato i propri progetti di sostenibilità e responsabilità sociale in ambito vinicolo. Valori che si estendono anche alla governance delle aziende e al loro impatto sul territorio: la sostenibilità, infatti, in una visione avanzata non vissuta come una leva di marketing, ma come “elemento” che dà valore alla produzione vinicola, è anche sociale, e prevede un fronte interno - il welfare aziendale finalizzato al benessere dei dipendenti, parità di genere, e all’inclusione - e un fronte esterno con progetti dedicati alla comunità di appartenenza. Sempre di più in futuro, “fare bene le cose e comunicarlo ai consumatori - per il presidente del Consorzio Maurizio Montobbio - dimostrerà la credibilità di un intero settore e la sua capacità di rinnovarsi”. |
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Unire le “best practices” della sostenibilità e del biologico, per promuovere un modello agricolo, a partire dal vino, che sia sostenibile e basato su un know how consolidato ed in continuo sviluppo, con attività di ricerca ed obiettivi concreti, e con la comparazione di modelli di coltivazione biologica, convenzionale e alternativa in viticoltura, volti alla definizione di benchmark in ambito di carbon footprint, water footprint, biodiversità, indicatori sociali. Lo prevede il protocollo firmato tra Aiab ed Equalitas, ormai “lo standard” per la certificazione di sostenibilità del vino italiano, ieri, a Roma. “Questo accordo è frutto di un processo lungo e strutturato - spiegano Aiab ed Equalitas - finalizzato a promuovere un modello agricolo basato sui principi di sostenibilità più avanzati, e a riconoscere il valore strategico del biologico per biodiversità e salute”. |
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Il profondo legame con il vino, può essere raccontato in molti modi, ma farlo attraverso la propria storia personale, intima e familiare, restituisce il senso di quanto la sua passione possa essere grande. E proprio come in un “album di ricordi”, la nuova mostra “1993-2023 Il Borro - Un atto di fede che dura nel tempo” alla Galleria Vino & Arte de Il Borro, inaugurata ieri nei 30 anni dall’acquisizione della storica Tenuta da parte di Ferruccio Ferragamo, ripercorre attraverso le incisioni con soggetto il vino della sua collezione privata e che spaziano da Picasso a Andy Warhol, da Chagall a Giorgio Morandi, il percorso che ha portato uno dei più importanti imprenditori italiani, antesignano dell’unione tra moda e vino, a spostare la sua attenzione da Firenze, cuore dell’azienda di famiglia, una delle più prestigiose griffe della moda italiana, alla campagna del Valdarno, trovando nell’antico borgo medievale non solo un buen retiro per sé e per la famiglia, ma un luogo ideale per una nuova idea di impresa attorno alla produzione di vino, attraverso un importante processo di restauro, nel rispetto della storia, della tradizione e della natura del luogo. Una passione oggi condivisa con i figli, Salvatore Ferragamo, responsabile attività vitivinicola e ospitalità, e Vittoria Ferragamo, responsabile sostenibilità. |
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È quadruplicato, in 20 anni, l’export del vino d’Abruzzo. Territorio che, come molti altri, ha ancora un grande potenziale da esprimere, in qualità e valore. Ma bisogna fare aggregazione e massa critica, investire in qualità e innovazione, e portare i prodotti sui mercati del mondo. Come Citra, la più grande realtà del vino abruzzese, esempio di cooperazione virtuosa (9 cantine, 6.000 ettari di vigneto condotti da 3.000 famiglie, e che produce il 40% dei vini imbottigliati in Abruzzo), che ha celebrato i suoi primi cinquanta anni di vita (in approfondimento). |
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Giudicare non i vini, ma i vigneti e la loro “qualità”, guardando a parametri che vanno ad influire su una precisa caratteristica del vino, come produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto. Così funziona l’Indice Bigot, messo a punto, dopo 20 anni di ricerca, dall’agronomo friulano Giovanni Bigot e dal suo team Perleuve, che, quest’anno, ha premiato ben 70 vigneti con punteggio superiore ai 90/100, quasi il doppio rispetto alla lista 2021, tra 1.215 considerati. Il punteggio più alto, di 94/100, è stato ottenuto dal vigneto “Inferno - Nebbiolo Cartello” dell’azienda Aldo Rainoldi, in Valtellina. 25 in totale le aziende che registrano vigneti con punteggi sopra i 90 centesimi. Tra queste, la più premiata, con 6, è Ferruccio Sgubin, nel Collio. |
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Le riflessioni di produttori che hanno segnato la storia dei loro territori, dalla Borgogna a Montalcino, dalle Langhe alla Val d’Orcia. Parlano Pasquale Forte (Podere Forte), Aubert de Villaine (per mezzo secolo alla guida di Domaine de la Romanèe-Conti), Giacomo Neri (Casanova di Neri), Bruno Clavelier (Domaine Bruno Clavelier) ed Alessandro Ceretto (Ceretto). |
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