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N. 4.347 - ore 17:00 - Giovedì 13 Novembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Restano alte le giacenze per il vino italiano, a vendemmia 2025 ultimata. Secondo il nuovo report di “Cantina Italia”, redatto dall’Icqrf, sulla base dei dati contenuti nei registri telematici del vino e pubblicati dal Ministero dell’Agricoltura, nelle aziende italiane, al 31 ottobre 2025, figurano 44,5 milioni ettolitri di vino in giacenza, +23,8% sul 30 settembre 2025 e +5,2% sul 31 ottobre 2024. A ciò si aggiungono i 14,3 milioni di ettolitri di mosti e 14,3 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (Vnaif). Il 62,1% del vino è detenuto nelle regioni del Nord, prevalentemente nel Veneto (26,6%, davanti ad Emilia Romagna con il 12%, e Toscana con l’11,5%). | |
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| | Una riflessione collettiva, che ha abbracciato la cultura della tavola, il dialogo tra cibo e vino, la cura del territorio e la dimensione esperienziale del turismo, e che ha portato a tracciare un nuovo “Manifesto dell’accoglienza italiana”, per il futuro di un’ospitalità che torni ad essere più umana e sostenibile, rimettendo la persona e le sue emozioni al centro di ogni esperienza, dal piatto al paesaggio, dall’incontro al racconto del viaggio, che deve essere incentrato sul rispetto del territorio che ci accoglie. È quello che è stato scritto a “Gensy” 2025, il Congresso Biennale de “La Sicilia di Ulisse”, l’Associazione guidata dallo chef stellato Tony Lo Coco (I Pupi, Bagheria), fondata 20 anni fa da un gruppo di chef “visionari”, e che riunisce 52 eccellenze siciliane dell’ospitalità, della gastronomia e della viticoltura (21 cantine, da Benanti a Cusumano, da Donnafugata a Feudo Maccari, da Palmento Costanzo a Pietradolce, da Planeta a Tenuta Rapitalà, da Tasca d’Almerita a Maugeri, per citarne solo alcune), e che, nei giorni scorsi, ha riunito a Palermo, al Grand Hotel et Des Palmes, media ed addetti ai lavori per ridefinire il significato contemporaneo di benessere, ospitalità e viaggio. A partire dal modo di raccontare e vivere il cibo oggi, con i food expert Paolo Vizzari, Chiara Maci e Alberto Cauzzi, e lo chef stellato Davide Oldani per il quale “in cucina servono umanità e rispetto: è così che si costruisce il futuro della ristorazione”. Dal cibo al vino, si è parlato di identità e convivialità della tavola, con il presentatore Andrea Amadei, la giornalista e scrittrice Laura Donadoni, Sandro Sartor, presidente “Wine in Moderation”, Luca Caruso, patron Hotel Signum di Salina e della cantina Eolia, e con il direttore WineNews, Alessandro Regoli, che ha detto come “il vino non è al centro del mondo, ma della tavola, che ci fa stare bene, grazie alla socialità, e, per questo, deve tornare nei luoghi dove si consuma, fuori dagli eventi del vino, dove va raccontato con linguaggio “adattivo”, perché la sua natura è inclusiva e non certo esclusiva”. Ma si è riflettuto anche sul modo in cui il turismo e l’hôtellerie stanno cambiando, mettendo sempre più al centro esperienze ed emozioni, perché come ha detto il fotografo Maurizio Adamo, “il viaggio è consapevolezza, è chiedersi perché ci emoziona ciò che ci emoziona”. | |
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| | Aspettando le celeberrime stelle, la Guida “Michelin Italia” 2026, edizione n. 71, ha svelato i nuovi indirizzi “Bib Gourmand”, ovvero i ristoranti che propongono una piacevole esperienza gastronomica, con un menu completo ad un ottimo rapporto qualità-prezzo: sono 24, per un totale di 255 ristoranti - 5 in più del 2025 - selezionati dagli ispettori della “Rossa” più autorevole e temuta, in tutti gli angoli del Belpaese dalle grandi città ai piccoli centri più nascosti. Le regioni che ne hanno di più? Emilia-Romagna e Piemonte (34), Toscana (26), Lombardia (23) e Veneto (18). Un’anteprima, come ormai da tradizione, della cerimonia dell’edizione 2026 che sarà di scena il 19 novembre al Teatro Regio di Parma, dove si saprà se la Guida confermerà l’“Olimpo” della ristorazione italiana, che oggi vanta ben 14 ristoranti con le tre Stelle Michelin. | |
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| | | Per la Generazione Z il vino è prima di tutto condivisione (64%), convivialità (65%) e legame con il territorio (51%). Tuttavia, quasi 4 giovani su 10 (38%) dichiarano di “non capirci molto” e quasi 6 su 10 (58%) ammettono di avere “paura di dire cose sbagliate”. Il 51% lo percepisce come un mondo “troppo tecnico” e riservato agli esperti. Si tratta, come spiegano gli analisti, di una barriera di linguaggio più che di contenuto: i giovani si avvicinano volentieri al vino, ma cercano modalità narrative ed esperienziali più dirette, visive e partecipative. Parola di un’indagine Ipsos Doxa presentata nel panel “Ponti di Gusto - Come l’enogastronomia connette le generazioni in viaggio”, con Wine Tourism Hub a “Be Travel Onlife (Bto)” 2025, uno degli osservatori più autorevoli sui trend del turismo, di scena, nei giorni scorsi, alla Stazione Leopolda di Firenze, e che ha confermato il primato dell’Italia: il nostro Paese è la destinazione più desiderata al mondo per una “vacanza premio”, davanti a Stati Uniti e Australia. Un risultato che si consolida anche tra chi conosce già l’Italia, con i visitatori abituali che continuano a inserirla tra le mete dei sogni, segno di un fascino che si rinnova e si rafforza nel tempo. Tuttavia, emerge la necessità di rinnovare linguaggio e visione per dialogare con le nuove generazioni quando si parla di wine & food. | |
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| | | Di solito, a fare notizia, sono i fondi che investono nelle cantine. Ma questa volta, il percorso è all’inverso: “l’azienda vitivinicola Torrevento ha riacquistato da Prosit Group Spa la quota di partecipazione del 51% detenuta in Cantine Torrevento. Con l’uscita da Prosit Group, Torrevento torna, pertanto, a detenere il 100% del controllo societario della cantina”. Così una nota dell’azienda guidata da Francesco Liantonio, tra le realtà più importanti di Puglia e del territorio di Castel del Monte. | |
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| | Si sale sul podio, nella “Top 10” di “Wine Spectator”, aspettando, domani, il titolo di “Wine of the Year” 2025. Ma intanto, a sfiorare l’impresa, al n. 2, si posiziona il californiano Chardonnay Sonoma Coast Uv-Sl Vineyard 2023 di Aubert, davanti al Lytton Springs Dry Creek Valley 2023 di Ridge, al n. 3, e al Pinot Noir Russian River Valley Eastside Road Neighbors 2023 di Williams Selyem, al n. 4, ancora entrambi dalla California. Che si aggiungono al francese St.-Émilion 2022 di Château Beau-Séjour Bécot (n. 5), al cileno Apalta 2021 della cantina Clos Apalta (n. 6), e ancora, al Barbaresco 2021 di Produttori del Barbaresco (n. 7), al californiano Pinot Noir Fort Ross-Seaview Wayfarer Vineyard The Estate 2023 di Wayfarer (n. 8), al Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione 2021 del Castello di Ama (n. 9), e allo Châteauneuf-du-Pape St.-Préfert 2022 di Famille Isabel Ferrando (n 10). | |
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| | | “L’export di vino italiano sta andando a due velocità, quella del 2024 con +5% di crescita, e quella del 2025, partito bene, ma poi gli annunci dei dazi hanno disallineato il “sell-in”, la vendita al mercato americano, e il “sell-out”, la vendita dagli importatori ai distributori ed ai clienti finali, creando una volatilità che rende meno prevedibile il risultato finale dell’anno. E i numeri di sell-out, che ci arrivano dai produttori e dagli ordini ci fanno capire che c’è un potenziale rallentamento da settembre, anche importante”. Così, a WineNews, Matteo Zoppas, presidente Ice. | |
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