Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 4.082 - ore 17:00 - Lunedì 4 Novembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | I tempi cambiano e quello che sembrava un “boom” destinato a non avere freni, si sta scontrando con una realtà diversa. Se Bordeaux, regione-icona del vino francese, sta attraversando, con una parte dei suoi vignaioli, un momento difficile, anche gli investitori cinesi, che a suo tempo erano rimasti affascinati da questo territorio, stanno alzando “bandiera bianca”: come riportano l’Afp e alcuni siti francesi, dopo più di un decennio di frenetiche acquisizioni, molti di loro cercano di vendere i loro châteaux, mentre altri persistono. Un esempio è quello di Château Latour Laguens che non vive più nello splendore di un tempo ed è all’asta. | |
|
| | Dal Piemonte del Barolo e dei grandi vini delle Langhe, con griffe come Ceretto e Cogno, Bruno Giacosa e G.B. Burlotto, Luciano Sandrone, Pio Cesare e Prunotto, alla Franciacorta, con cantine-simbolo come Bellavista, Ca’ del Bosco e Berlucchi; dall’Oltrepò Pavese, con Conte Vistarino, alla Valtellina, con Nino Negri; dal Trentino Alto Adige, con Ferrari e Terlano, San Leonardo ed Elena Walch, al Friuli Venezia Giulia, con Jermann; da nomi storici del Veneto del vino, tra Prosecco, Amarone, vini della Valpolicella e non solo, con Allegrini e Bertani, Zenato e Masi, Cesari e Anselmi, Dal Forno e Tedeschi, Tommasi, Zymè e Bussola, alla Liguria, con Cantine Lunae Bosoni; dalle storiche famiglie del vino di Toscana (la regione più rappresentata, seguita dal Piemonte e dal Veneto, ndr) Marchesi Antinori e Marchesi de’ Frescobaldi, a Bolgheri, con Tenuta San Guido, Ornellaia e Le Macchiole; dal Chianti Classico, con Castello di Albola (Zonin1821) e Castello di Ama, Rocca delle Macìe e Castello di Monsanto, Castello di Volpaia e Fontodi, Isole & Olena, Mazzei e Lamole di Lamole, al Brunello di Montalcino, con Biondi-Santi e Castello Banfi, Argiano e Casanova di Neri, Altesino e Canalicchio di Sopra, Carpineto e San Filippo, passando per realtà come Tenuta Sette Ponti e Tenuta di Trinoro; dall’Umbria, con le storiche Caprai e Lungarotti, alle Marche, con Umani Ronchi, dall’Abruzzo, con Masciarelli, al Lazio, con Famiglia Cotarella; dalla Campania, con nomi come Feudi di San Gregorio e Quintodecimo, alla Puglia, con Gianfranco Fino e Tormaresca; dalla Sicilia, con le griffe Planeta e Donnafugata, Tasca d’Almerita e Cusumano, Benanti, Graci e Pietradolce, fino in Sardegna, con Argiolas. Ecco alcune delle 131 cantine italiane di “Opera Wine” 2025 (stesso numero del 2024), la grande degustazione firmata “Wine Spectator” che, come da tradizione, il 5 aprile, farà da prologo a Vinitaly a Verona (6-9 aprile), e la cui lista è stata svelata, oggi, al “Wine2Wine”, il business forum by Veronafiere e Vinitaly. “È l’edizione n. 13 per una partnership di grande successo”, ha detto, a WineNews, Alison Napjus, tasting director del magazine Usa (la nostra video-intervista sarà online prossimamente), per un evento che celebra il vino italiano come “wine dream” per eccellenza nel mondo e per gli americani, che fa degli Usa il primo mercato. | |
|
| | Nell’era dell’Intelligenza Artificiale (Ia) la connessione umana è ancora importante? La risposta, soprattutto se si parla di vino, è scontata e positiva. Eppure è lecito chiederselo, perché in tempi in cui il settore registra segnali preoccupanti, tra diminuzione dei consumi e salutismo, interviene anche il cambiamento epocale dell’Ia che rischia di far perdere ulteriore terreno alla socializzazione, quindi al vino. Che è stato la bevanda sociale preferita per millenni, ma ora è in discussione e bisogna correre ai ripari, come suggerisce al business forum “Wine2Wine” by Veronafiere e Vinitaly, a Verona, la giornalista Karen MacNeil - premiata, tra le altre cose, con il Louis Roederer Award come “Best Consumer Wine Writing” - annoverata tra le 100 persone più influenti nel mondo del vino negli Stati Uniti, e ideatrice, tra gli altri, della campagna “Come Over October”. | |
|
| | | “50 anni fa, quando io ho cominciato ad occuparmi di questo settore e di questa azienda, la considerazione, nel mondo, del vino italiano, era pari a zero. Il vino italiano era considerato il vino di più bassa qualità che si potesse reperire sul mercato. La strada è stata lunga e difficile, e anche faticosa, però devo dire che, in questi 50 anni, l’immagine del vino italiano è radicalmente cambiata”. A raccontarlo, a WineNews, Piero Antinori, padre nobile del rinascimento del vino italiano, per decenni alla guida della Marchesi Antinori, realtà leader dell’Italia del vino. Un racconto, quello di Piero Antinori, incontrato nel lancio del docufilm per i 20 anni di Istituto Grandi Marchi, di cui è stato il primo presidente e che riunisce 18 cantine di primissimo piano (capaci di mettere insieme 600 milioni di euro). E oggi, guardando il futuro da un presente fatto anche di calo dei consumi, inflazione, guerre, cambiamento climatico e salutismo crescente, Piero Antinori esprime fiducia: “le preoccupazioni ci sono sempre state. L’importante è non scoraggiarsi, anche se questo è un momento di particolare difficoltà. È vero che in certi mercati il consumo sta un po’ diminuendo, ma, nel mondo, vi sono grandi aree che ancora non hanno scoperto il vino. E che prima o dopo, sono sicuro, lo faranno, e si apriranno nuovi mercati”. | |
|
| | | Aspettando “Il Gladiatore II” di Ridley Scott, in uscita il 14 novembre, per i wine lovers, oggi l’appuntamento è da Selfridges, i grandi magazzini del Regno Unito, che, riporta “The Drink Business”, sono il rivenditore esclusivo dei nuovi vini rilasciati dal grande regista britannico, che è anche un vignaiolo con la Tenuta francese Le Mas des Infermières, in Provenza: due cuvée, in edizione limitata, che omaggiano due imperatori romani, “Caracalla” e “Geta”, e il vino rosso limited edition versione magnum l’“Imperatores”. | |
|
| | L’Italia è la regina dei vitigni autoctoni, ma da sempre anche le varietà internazionali hanno terreno fertile. Un esempio è nei vini prodotti con il vitigno Merlot, che trovano nel Belpaese alcune delle loro massime espressioni: a “certificarlo” è anche Wine-Searcher, che ha messo in fila le migliori etichette nella “The World’s Best Merlot of 2024” che raccoglie i punteggi di un’ampia platea di critici. Nella “top 10” ci sono sette vini italiani e di questi sei arrivano dalla Toscana: se al primo posto c’è l’icona francese Petrus, al secondo posto, infatti, spicca il Masseto (Gruppo Frescobaldi); n. 4 per Castello di Ama con L’Apparita Toscana Igt; n. 5 per La Ricolma Merlot Toscana Igt di San Giusto a Rentennano; n. 6 per il Redigaffi di Tua Rita; n. 8 per il Messorio de Le Macchiole; n. 9 per il Buri Colli Orientali di Miani e n. 10 per il Galatrona, vino bandiera di Petrolo. | |
|
| | | A WineNews l’analisi di Luca Castagnetti di Studio Impresa, che ha analizzato i bilanci di 800 cantine italiane, per 13,5 miliardi di euro di fatturato. “I fatturati complessivi, in valore, crescono di poco, ma solo se si tiene conto dell’inflazione. Ma per le aziende del settore, ad ogni livello, peggiora l’esposizione finanziaria, che appesantisce le attività. E dai dati che abbiamo oggi anche nel 2024 il trend sarà più o meno questo”. | |
|
|
|