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WineNews
N. 2.884 - ore 17:00 - Martedì 21 Aprile 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Fine Wine, ancora record per l’Italia
In tempi difficili, è bene aggrapparsi ai piccoli segnali positivi. Come quelli del Liv-Ex, riferimento del mercato secondario dei Fine Wine. Come già riportato da WineNews, per esempio, il Sassicaia 2009 è il vino che, nel primo trimestre 2020, ha visto il proprio valore crescere di più (+17%), in un contesto in cui l’Italia ha conquistato una market share del 24% del totale dei vini scambiati. Con il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno 2013 n. 1 assoluto, anche nei valori movimentati. In questo senso, in top 5 anche il Tignanello Antinori. Che, secondo il Liv-Ex, nell’arco dei 5 anni è stato il Supertuscan più performante.
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Vino e ristorazione: la certezza di un presente durissimo, tante incognite sulla “Fase 2”
La crisi di liquidità è enorme. Le misure varate dal Governo, come i prestiti senza istruttoria di 25.000 euro garantiti dallo stato in primis fino ad oggi non funzionano: un importo ritenuto bassissimo anche per le piccole imprese. Prestiti che hanno, comunque, tassi d’interesse più elevati di quelli che a volte le imprese spuntano con le banche. E, inoltre, i mutui garantiti dal pubblico, di importi superiori i 25.000 euro, sono insostenibili per la maggior parte delle aziende, perché hanno tempi di restituzione (6 anni), a detta di molti, decisamente troppo brevi. Resta di totale gravità, dunque, la prima grande emergenza della crisi coronavirus, quella segnalata da subito, anche per cantine e ristoranti, come ci hanno raccontato tanti produttori di vino e ristoratori che abbiamo sentito, in questi giorni, e come continuano a sottolineare imprenditori di ogni ramo di attività. Anche ora che si discute della “Fase 2”, più incerta che mai. La data fissata è quella del 3 maggio, quando  dovrebbe finire il “lockdown”. E a chiarire, tra le altre cose, chi potrà ricominciare a lavorare, è l’avvocato Marco Giuri dello Studio Giuri di Firenze. Premesso che ad oggi vanno avanti le attività agricole, quelle in vigna e quelle in cantina, e tutte le attività collegate (come la produzione di tappi e bottiglie, il lavoro degli enologi e così via), “bisognerà vedere cosa farà il Governo, ma fatto sta che per i ristoranti sarebbe possibile ripartire garantendo misure di salvaguardia della salute, che sono le stesse delle attività commerciali oggi aperte. Quindi il rispetto del protocollo sanitario del 14 marzo 2020, che è rigoroso ma abbastanza facilmente applicabile sia per la ristorazione, che, per esempio per l’enoturismo, che per attività come le visite in cantina o nei vigneti, potrebbe, con le determinate cautele, ripartire”. Con una considerazione ovvia, ma da ribadire: che la gente possa tornare a muoversi, non abbia paura a farlo, e che le condizioni economiche lo consentano. “Ma in ogni caso - aggiunge Giuri - segnalo un documento del 31 marzo dell’Oms, di cui si parla poco, che ha  ha emanato delle linee guida per le strutture alberghiere e del turismo, che potrebbero essere un po’ una luce guida a cui guarderà anche il legislatore. Linee guida che sono, spesso, meno restrittive delle norme già messe in atto”.
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Agricoltura, emergenza manodopera
Chi vuole regolarizzare gli immigrati, chi dice di puntare su cassaintegrati e su chi percepisce redditi di cittadinanza, chi lancia app e piattaforme: l’agricoltura italiana, che si muove come può, chiede a gran voce, per l’ennesima volta, di risolvere l’emergenza manodopera. Nei campi italiani, dicono le organizzazioni di categoria, dalla Coldiretti a Confagricoltura, passando per la Cia, mancano tra i 250.000 ed i 350.000 braccianti. Il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, annuncia soluzioni pronte e tecnologiche, quello delle Politiche Agricole Bellanova, tra le altre cose, chiede interventi urgenti all’Ue. Da dove, firmata dai cordinatori di S&d e Ppe alla Commissione Agricoltura del Parlamento, De Castro e Dorfmann, arriva un suggerimento: la “quarantena attiva” per i lavoratori, come avviene in altri Paesi. Parole, annunci, richieste, proposte. Tante. Ma ora servono i fatti.
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Focus
“Un fallimento annunciato: molti non riapriranno”
Tutte le ipotesi di “Fase 2”, ad oggi, vedono bar e ristoranti tra le ultime attività a riaprire, e con mille limitazioni (dalle distante di 2 metri tra i tavoli all’uso di mascherine e guanti, ad attività di igienizzazione continua dei locali e così via, secondo le prime ipotesi). Con ulteriori ricadute pesantissime sia sul settore della ristorazione tout court sia su quello del vino. La Fipe, per parte sua, parla di un “fallimento annunciato per ristorazione e turismo”, con le perdite stimate in 30 miliardi di euro, ed uno stato di “crisi profonda con il serio rischio di veder chiudere definitivamente 50.000 imprese e di perdere 300.000 posti di lavoro. A conferma di questo già molti imprenditori stanno maturando l’idea di non riaprire l’attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire. Infatti - spiega la Federazione Italiana Pubblici Esercizi - gli interventi sin qui messi in campo dal Governo sono solo una risposta parziale”. Quasi una beffa, visto che, per esempio, i 25.000 euro di prestito servirebbero, in molti casi, solo a pagare le tasse. “Moratoria degli affitti, stop a Imu, Tari e altre imposte fino a fine crisi, possibilità dell’asporto per tutti”, solo alcune delle misure sollecitate, ancora una volta, dal mondo della ristorazione, con l’acqua alla gola.
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Cronaca
Il food delivery si fa “esperienziale”
Neanche il tempo di fare boom, che il food delivery già evolve, e diventa esperienziale. Con tanti grandi chef che spediscono a casa menu, pronti o da preparare, in abbinamento ai vini, ma anche a playlist e non solo, per portare l’esperienza dell’alta ristorazione nelle case, in tempi di Covid-19, guardando al futuro, come spiega Vittoria Veronesi, direttore del Master in Food & Beverage dell’Università Bocconi di Milano. Tanti gli esempi: da Da Vittorio dei Fratelli Cera al Ristorante del Cambio di Matteo Baronetto, ma non solo (nell’approfondimento).

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Wine & Food
“Con l’horeca chiusa, metà del mercato del vino Ue è perso. Sarà una crisi lunga”
“Con l’horeca chiusa praticamente ovunque, stimiamo che sia bloccato il 30% in volume ed il 50% in valore del mercato del vino europeo. In più, dopo qualche segnale di crescita ad inizio marzo, già si registrano dei cali nei supermarket, che rafforzano il trend negativo per il settore”. Non lascia spazio ad interpretazioni l’analisi di Jean-Marie Barillère, presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev). Che, nel presentare un pacchetto di misure alla Commissione Ue (dalla proroga dei fondi Ocm non spesi per quest’anno ad altre annualità, alla distillazione di crisi volontaria), ammonisce: “considerato che una parte del settore Horeca sarà “smantellato”, l’impatto sul turismo ed il possibile collasso di alcuni importatori e distributori, dobbiamo essere consapevoli che affronteremo una crisi che non sarà breve, e che ci vorranno tempo ed investimenti per recuperare”.
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WineNews.tv
Vino, cibo, e una nuova socialità: il cambiamento da Coronavirus, secondo Marilena Colussi
A WineNews le riflessioni sull’impatto della pandemia, della ricercatrice, sociologa ed esperta di marketing wine & food, sul presente e sul prossimo futuro. “Dobbiamo trasformare le criticità in nuove opportunità. Con brindisi virtuali, via social o sul balcone, il vino si dimostra elemento importante per gli italiani, ed è un buon punto per ripartire. Daremo più valore alle filiere agricole, oltre che ai prodotti”.
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