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WineNews
N. 3.867 - ore 17:00 - Venerdì 5 Gennaio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Vino e Gdo 2023, bilancio negativo in Italia
Poco più di 512 milioni di litri venduti (438,4 di vini fermi, -3,3% e 73,5 di spumanti, +0,5%) per 2,3 miliardi di euro (di cui 1,8 di vini fermi): ecco il bilancio complessivo del vino in Gdo (esclusi i Discount) nei dati di Circana (fino al 24 dicembre), e, quindi, di fatto emblematici di tutto il 2023, analizzati da WineNews, relative alle vendite in Iper e Supermercati e libero servizio piccolo. Con prezzi medi al litro, nel complesso intorno ai 4,4 euro, ovvero di 4,1 per il vino fermo (+6%) di 7,6 per gli spumanti (+5). Curioso il dato relativo a dicembre, che ha penalizzato più gli spumanti (-2,9% sul dicembre 2022) che il vino fermo (-0,9%). 
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Primo Piano
Coop: nella tavola 2024 degli italiani vince la sobrietà, con più frutta e verdura e meno vino
Tra gli aggettivi scelti dagli italiani per definire il cibo del 2024 il più gettonato è salutare (45%), poi poco costoso (44%), seguito da sostenibile (27%), autentico (26%) ed essenziale (25%). Perché, oltre che conveniente, la tavola del nuovo anno deve rimanere “healthy” (27%), ovvero tradizionale e semplice. Nella “top 5” dei prodotti in aumento al primo posto tornano ad esserci frutta e verdura (18%), seguite da pesce (14%), pasta, riso e cereali (10%), uova (9%), latte e latticini (9%). Nella “top 5” di quelli di cui si ridurranno i consumi spiccano, invece, dolci (41%), bevande gassate (37%), salumi (37%), carni rosse (34%), superalcolici e bevande per aperitivi (33%), ma anche vino, birra e spumante (30%, come nel 2023, secondo i dati di Circana, analizzati da WineNews, ndr). Sono queste le previsioni dell’Ufficio Studi Coop, frutto di indagini condotte a dicembre 2023 (aspettando il “Rapporto Coop” 2023, il 13 gennaio) e secondo le quali, se per i manager della filiera alimentare anche nel 2024 ci sarà una piccola contrazione degli acquisti in gdo (-0,5% a volume), il 72% di italiani non cambierà la quantità di cibo consumato e il 16% la aumenterà. Ma la tenuta della spesa si sposa con la sobrietà, con il rapporto qualità-prezzo (66%), convenienza e risparmio (50%) e salute e benessere (41%) principali driver di acquisto. E con un’inflazione alimentare ancora sostenuta (stimata al 3% nella media d’anno), per difendere consumi e qualità, gli italiani sembrano essersi definitivamente convertiti alla Marca del distributore, con l’82% dei manager che prevede un aumento della quantità dei prodotti acquistata, e come conferma il 21% dei consumatori che nel 2024 acquisterà maggiormente prodotti a marchio del supermercato. Ma se il 2023 ha insegnato alle famiglie come risparmiare nel solito punto vendita, è anche vero che la conseguente forte riduzione delle risorse disponibili ha obbligato molti italiani a doversi rivolgere sempre più spesso al canale discount. Un trend che sembra confermarsi in crescita anche nel 2024 e colloca questo format in testa alla classifica dell’incremento delle vendite nei prossimi 12 mesi, sia nelle previsioni dei manager (79%), sia dei consumatori che, tra le strategie per risparmiare già sperimentate nel 2023, nel nuovo anno continueranno a frequentare i discount (22%). 
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Nutriscore, regole più stringenti
Il metodo di calcolo del Nutriscore, l’etichettatura nutrizionale in vigore dal 2017 in sei Paesi europei (Germania, Belgio, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svizzera), diventa più stringente: uno sviluppo in nome della salute pubblica, ma che scontenta i produttori, soprattutto italiani (in quanto boccia ingiustamente, quasi l’85% dei prodotti Dop made in Italy). Non viene infatti messo in discussione il meccanismo stesso dell’etichettatura, basata su un “semaforo” con adesivi che vanno dal verde al rosso. I responsabili hanno rivisto il suo algoritmo di calcolo: i cambiamenti riguardano sia gli alimenti solidi che le bevande, per aderire meglio alle raccomandazioni nutrizionali, come consumare più frutta e verdura o meno prodotti zuccherati. Le modifiche dovrebbero interessare dal 30% al 40% dei prodotti sugli scaffali.
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Focus
Cameron Diaz, il vino italiano nella sua private label Avaline
Non è certo una sorpresa che molte celebrità siano affascinate dal mondo del vino tanto da decidere di trasformare quella che era nata come una passione in una attività vera e propria. Lo ha fatto anche Cameron Diaz, una delle attrici statunitensi più famose e amate di sempre che, nel 2018, decise di dare la priorità all’attività vitivinicola attraverso la linea Avaline, portata avanti insieme alla sua socia, l’imprenditrice Katherine Power. Una linea di vini che abbraccia, oltre a Francia, Grecia, Spagna, anche l’Italia. Della linea Avaline, fanno parte, infatti, quattro vini prodotti nel Belpaese, “new entry” per un viaggio enoico da Nord a Sud: e, quindi, il Pinot Grigio di Fidora; l’Italian Bianco, blend a bacca bianca di Cantine Losito; il sangiovese di Villa Geggiano e il Lambrusco di Cantine Puianello. E proprio il Lambrusco è stato protagonista di un brindisi, con tanto di fetta di torta, postato di recente da Cameron Diaz sul suo profilo Instagram con 11,8 milioni di follower: un video diventato virale. I vini che fanno parte della private label di Cameron Diaz hanno in comune, tra l’altro, il loro essere biologico e “vegan-friendly” ma l’attrice ha voluto dare ampio spazio anche alla trasparenza: nel sito si trova, infatti, la lista degli ingredienti presenti, quantitativo di calorie e carboidrati. 
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Cronaca
Con i “Sommelier in pista” in Alta Badia
Aspettando le Anteprime 2024 che ripartono a gennaio con “Grandi Langhe” a Torino ed appuntamenti di inizio anno come “ViniVeri Assisi”, “VinNatur Genova”, il Premio Nonino e “Wine & Siena”, torna una delle experience più originali della stagione, che unisce la passione per la neve, lo sci ed il vino: “Sommelier in pista”, con la degustazione dei migliori vini dell’Alto Adige con i sommelier Ais in Alta Badia (dal 9 gennaio). E che è tra gli eventi segnalati nell’agenda WineNews, con tante idee anche per l’Epifania.
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Wine & Food
L’indissolubile legame vino-Etna raccontato dai muretti a secco Patrimonio Unesco
Perfetto esempio di armonia uomo-natura, i muretti a secco dei vigneti terrazzati dell’Etna hanno un grande valore paesaggistico. Ma, costruiti a mano in pietra lavica, sono anche un’arte quasi scomparsa, che ha consentito di preservare il territorio nei secoli, prevenendo l’erosione e la desertificazione, e che continua a resistere grazie alla passione dei produttori di vino, evocando emozioni quali la fatica e la pazienza di chi sceglie le pietre una ad una, e l’amore e la bellezza in chi si prende cura di ciò che il territorio ha di più prezioso come tradizione, ma soprattutto come futuro. Parte da qui, e dal far toccare con mano agli enoturisti una delle meraviglie Unesco del vulcano più attivo d’Europa, il progetto di marketing esperienziale Di-Vino dell’Università di Catania con le cantine Benanti, Cottanera, Graci, Russo e I Custodi delle Vigne dell’Etna.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
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Fine wine, nel breve termine il mercato è in difficoltà. Ma le prospettive sono positive
Le riflessioni di esperti del settore tra Usa, Asia, Uk e non solo. Tra certezze granitiche, cambiamenti in atto, e un’Italia sugli scudi, con la Toscana ed il Piemonte sempre in testa, ma anche con altri territori che crescono, Etna in testa. Parlano Peter Yeung (wine consultant e autore del libro “Luxury wine marketing”), Adam Lechmere (Club Oenologique), Aygline Pechdo Regent (Moet Hennessy) e Niklas Bergquist (wine educator a Stoccolma, in Svezia).
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