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WineNews
N. 3.547 - ore 17:00 - Lunedì 14 Novembre 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Eno-tecnologia made in Italy a Simei
Se il vino italiano primeggia sui mercati del mondo, la tecnologia made in Italy dedicata a vigna e cantina non è da meno. E come il vino sta attraversando con vigore la tempesta legata ad inflazione, costi delle materie prime e tensioni internazionali, così il settore “hi-tech” si conferma in salute, con un giro d’affari intorno ai 3,1 miliardi di euro, ed una propensione all’export elevatissima, con il 70% del fatturato che arriva dall’estero. Fotografia di un settore che, da oggi al 18 novembre è protagonista a Fiera Milano per Simei, il Salone Internazionale Macchine per Enologia ed Imbottigliamento di Unione Italiana Vini (Uiv). 
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
“Top 100” 2022 by “Wine Spectator”: 20 vini italiani, Toscana (8) e Piemonte (5) su tutti
Un vino italiano su cinque tra i 100 migliori del mondo è italiano, con le doppiette di Brunello di Montalcino, Barolo e Chianti Classico. Toscana regione leader con 8 etichette (di cui tutte le prime 7 italiane) poi Piemonte (con 5), il Soave a portare alta la bandiera del Veneto, e tanto Sud, dalla Puglia alla Sicilia, dalla Campania (due etichette) alla Basilicata. Ecco la “Top 100” 2022 by “Wine Spectator”, che, dopo aver fatto brillare l’Italia nella “Top 10” con il Brunello di Montalcino Riserva 2016 della Fattoria dei Barbi al n. 2, il Tignanello 2019 di Antinori al n. 5 ed il Saffredi 2019 di Fattoria Le Pupille al n. 8, oggi ha rivelato tutta la sua classifica. Per il Balpese, al n. 12 c’è il Bolgheri Superiore 2019 di Grattamacco, una delle cantine storiche del territorio Bolgherese, oggi del gruppo ColleMassari di Claudio Tipa. Poi due grandi espressioni di Chianti Classico: la Riserva 2018 di Capraia del gruppo Rocca di Castagnoli - Tenute Calì, e l’annata 2020 di San Felice, del gruppo assicurativo Allianz. Al n. 31, invece, c’è un altro must della Toscana, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2016 della storica Boscarelli, davanti al primo vino piemontese, ovvero il Barbaresco Muncagota Riserva 2017 dei Produttori del Barbaresco, uno dei diamanti della cooperazione del vino italiano. Ancora, al n. 44, un altro classico come il Pinot Grigio Collio 2022 della griffe Livio Felluga, davanti all’Aglianico del Vulture 2019 della cantina D’Angelo. Al n. 55, invece, ancora Montalcino, con il Brunello di Montalcino 2017 della storica cantina Tenuta Col d’Orcia, davanti, al n. 58, al Soave Classico 2020 di Suavia. Ancora, posizione n. 61 per la griffe piemontese Damilano, con la Barbera d’Asti 2020, davanti alla pugliese Masseria Li Veli, al n. 63 con il Susumaniello Salento Askos 2020. Al n. 73 di nuovo Piemonte, come Pecchenino, con il Nebbiolo Langhe Botti 2021, davanti alla Sicilia con il Noto 2020 di Zisola, e ad un pezzo di storia delle Langhe, come il Barolo Serralunga d’Alba 2018 di Fontanafredda. A chiudere la lista tricolore, la doppietta della Campania, con la Falanghina 2021 di San Salvatore al n. 80 ed il Tauras Radici 2017 di Mastroberardino al n. 84, e poi ancora le Langhe, con il Barolo Ravera Vigna Elena Riserva 2016 di Elvio Cogno al n. 96.
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Il Brunello secondo Brunello Cucinelli
Racconta del vino fatto dal padre per casa, che “era simbolo di amore per la terra”, e di quello che ha voluto rifare oggi, così come l’olio, per rendere più bella la valle di Solomeo. Cita Sant’Agostino e Jean-Jacques Rousseau, ma anche gli amici del “paesino”, e gli aneddoti sul G20, dove è andato chiamato da Draghi a parlare di “Capitalismo Umanistico”. Parla di lavoro, e del ridare dignità a mestieri come il contadino e l’operaio; elogia Montalcino ed i suoi luoghi, dove “ci sono vigne, grano, bosco, l’equilibrio con la natura è questo”. Invita il territorio a non cambiare niente, anzi, “a fare qualcosa in meno, anche a livello di ristorazione, ma più curato”. Così l’imprenditore illuminato Brunello Cucinelli, a “Benvenuto Brunello 2022”, dove ha firmato la piastrella, dedicata a Dioniso, per la vendemmia 2022 del grande rosso toscano (le sue riflessioni in approfondimento).
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Focus
L’“Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba” da record
Il protagonista di uno degli incanti battuti in Italia più attesi dai collezionisti del mondo? Il lotto finale: un tartufo da 700 gr cui si è aggiunto un secondo cavato in mattinata da 250 gr, volati a Hong Kong per la cifra record di 184.000 euro, aggiudicati ad un “generoso” imprenditore locale. Ha battuto ogni record l’“Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba”, ieri al Castello di Grinzane Cavour che fu del Conte di Cavour nelle Langhe Unesco, in collegamento con filantropi di Hong Kong e Singapore, e per la prima volta di Vienna, Seoul e Doha, pronti a contendersi i lotti più pregiati di Tuber Magnatum Pico con grandi formati di Barolo, Barbaresco e dei vini dei produttori del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, e panettoni “made in Piemonte” della storica Albertengo. E grazie ai quali sono stati raccolti in totale 604.600 euro per beneficenza, altro primato raggiunto anche con l’ultimo lotto di “Barolo en Primeur”, la barrique di Nebbiolo n. 15 dalla quale nel 2025 si ricaveranno 300 bottiglie di Barolo della Vigna Gustava del Castello appartenuta sempre a Cavour, aggiudicata ancora ad Hong Kong per 64.000 euro, portando il ricavato dell’edizione 2022 dell’asta solidale di Fondazione Crc (che, ad ottobre 2021, aveva raccolto 769.800 euro) a 833.800 euro, altro record.
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Cronaca
Addio a Vittorio Vallarino Gancia
Si è spento a 90 anni Vittorio Vallarino Gancia, quarta generazione della famiglia che ha inventato lo spumante italiano, nella metà dell’Ottocento. Il “re dello spumante” ha giocato un ruolo fondamentale nell’internazionalizzazione delle bollicine inventate nel 1850, a Canelli, dal bisnonno Carlo. Da ad dell’azienda (1984-1986), ha fatto scoprire agli italiani le bollicine secche, ha guidato sia Federvini (1990-1993) che Uiv (1999-2001), e ha puntato tra i primi sull’Alta Langa, dopo aver reso grande l’Asti.
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Wine & Food
Francesco Lollobrigida: “se il vino è fatto con l’alcol, lo chiami vino. Se no, in un altro modo”
“Io non contesto che uno non beva alcol, anzi, è una scelta legittima, per chi pensa che sia davvero dannoso, come alcuni tentano di certificare rispetto ad un prodotto che da 3.000 anni viene utilizzato da tutti e devo dire sono tutte persone di sana e robusta costituzione. Ora, se il vino è fatto con l’alcol, lo chiami vino. Se vuoi fare il succo d’uva, il mosto e lo vuoi distribuire a tutti, lo chiami semplicemente in un altro modo”. Così Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, ad Eima International - Esposizione Internazionale di Macchine per l’Agricoltura e il Giardinaggio. Fiera della meccanizzazione, di scena oggi a BolognaFiere. “Questo - ha aggiunto Lollobrigida - è un invito a difendere anche la tipicità e la tipologia di alcune produzioni e il loro nome. Andremo in Europa come è normale, a ragionare insieme per difendere la qualità”.
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Brunello di Montalcino, un mito. Anche grazie ai tanti (e costanti) riconoscimenti internazionali
Il valore, per aziende e territorio, dei primati e dei premi arrivati dalla critica mondiale, negli anni, raccontato da chi li ha conquistati. Le riflessioni di Giampiero Bertolini (ad Biondi-Santi - Tenuta Greppo), Giacomo Neri (Casanova di Neri), Alessandro Mori (Il Marroneto), Enrico Viglierchio (ad Banfi), Stefano Cinelli Colombini (Fattoria dei Barbi), Fabrizio Bindocci (Il Poggione).
Approfondimento su WineNews.tv
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