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N. 2.657 - ore 17:00 - Mercoledì 15 Maggio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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“Sul riscaldamento globale, che non impatterà nello stesso modo su tutte le Regioni del vino, dobbiamo mantenere una posizione equilibrata, è un fenomeno drammatico per l’umanità, non possiamo e non dobbiamo mai negarlo. L’industria del vino è sempre stata conscia di questa realtà, e questo ci deve rendere più responsabili. Prima di tutto nel mitigare gli effetti del climate change, a partire dalla riduzione della CO2 e dalla gestione delle risorse idriche. Ma lo sforzo maggiore riguarda la capacità di adattamento alla nuova realtà: dobbiamo far sì che il prodotto finale, il vino, non soffra il cambiamento”. Così, da Vinexpo, il dg dell’Oiv, Pau Roca. |
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Qualcuno nutre ancora dei dubbi, ma il cambiamento climatico, con i suoi effetti potenzialmente devastanti, è una realtà tangibile, sotto gli occhi di tutti, ed a pagarne gli effetti è colui che, più di ogni altro, ne è responsabile: l’uomo. Nulla e nessuno è immune agli effetti del global warming, tanto meno il vino, che in quanto prodotto agricolo sottosta alle dinamiche climatiche come qualsiasi altra coltura, pur avendo dalla sua una resilienza decisamente superiore alla media. Questo, però, non vuol dire che il mondo enoico possa stare a guardare, o che il ruolo dell’uomo non sia fondamentale nel precipitare il mondo verso una crescita delle temperature medie di 2-4 gradi da qui alla fine del secolo, come invece racconta un numero impressionante di studi accademici. Ma come impatta il climate change sul settore vino, e qual è il ruolo del mondo enoico in questo senso? Sono i temi sviscerati al Symposium di Vinexpo di scena a Bordeaux dedicato all’impatto dei cambiamenti climatici sul vino, dai massimi esperti del settore, per spingere il settore ad una presa di coscienza collettiva in grado di offrire risposte e reazioni positive al grande tema del cambiamento climatico. Dopo il messaggio della direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che ha ribadito la necessità di “lasciare il pianeta in condizioni migliori di come l’abbiamo trovato, ed anche la viticoltura deve fare la sua parte, in termini di taglio all’uso dei pesticidi e di una migliore gestione delle risorse idriche”, è stato Michel Jarraud, per anni segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, a mettere ordine su quella che è la situazione climatica attuale e, soprattutto, su ruolo dell’uomo, “il responsabile principale del picco delle temperature raggiunto negli ultimi venti anni, legato ai più alti livelli di CO2 registrati negli ultimi 800.000 anni”. Il vino, come ricorda Jean-Robert Pitte, ex presidente della Sorbonne e membro dell’Academie du Vin de France, “non è nuovo ai cambiamenti climatici, il riscaldamento globale ci impone ancora una volta di adattarci, a partire dalla gestione del vigneto e dalla coltivazione di varietà diverse. Aspettando soluzioni a livello mondiale, dovremo continuare a produrre ottimi vini”. |
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Tra tensioni commerciali e minacce di dazi, il 2019 delle importazioni di vino in Usa, primo mercato del mondo, è partito con una sensibile diminuzione in valore, del -3,4% (a 1,42 miliardi di dollari), ed una leggera crescita in volume del +1,6% (3,07 milioni di ettolitri), con il prezzo medio del vino importato che è sceso notevolmente, dai 5,4 dollari al litro del 2008, ai 4,7 attuali. A dirlo i dati dello US Department of Commerce relativi al primo trimestre del 2019 analizzati dall’Ice di New York. E l’Italia segue lo stesso trend, pur facendo meglio della media del mercato, contendendo la perdita in valore nel -1,6%, a 463 milioni di dollari, e registrando una importante crescita in volume, +8,1%, raggiungendo 0,86 milioni di ettolitri, con un prezzo medio al litro di 5,4 dollari. Con il Belpaese, sottolinea l’Ice, leader per quote di mercato sia in volume (32,5%) che in valore (28%). |
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Vinexpo rilancia nello scacchiere dei grandi eventi del vino: la storica fiera di Bordeaux punta forte sulla novità dell’edizione di Parigi, al debutto nel 2020, che non sarà però a gennaio, come inizialmente comunicato, ma a febbraio, e che sarà un evento annuale, in sinergia con Wine Paris (che ha debutatto nel 2019, firmato ViniSud e VinoVision, ndr). E annuale potrebbe diventarlo anche Vinexpo Bordeaux, fino ad ora biennale, a patto che l’Union des Grand Crus de Bordeaux, che riunisce tutti i più importanti Chateaux bordolesi, accetti la proposta della fiera, di mandare in scena contemporaneamente e in sinergia la stessa Vinexpo Bordeaux e la Semaine des Enprimeurs (uno degli eventi più prestigiosi e seguiti del business enoico, storicamente tra fine marzo ed inizio aprile), a partire dal 2021. È l’“all-in”, per usare un termine pokeristico, raccontato da Rodolphe Lameyse, il nuovo Ceo di Vinexpo, in una video-intervista a WineNews (tra poco on line). “Quando sono diventato Ceo di Vinexpo, ho dichiarato che il nostro obiettivo deve essere quello di diventare leader mondiali nel settore delle fiere del vino e degli spirits, e credo che sia questa la strada per farlo”, ha detto Lameyse. |
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Sembrerebbe quasi che Massimo Bottura, lo chef n. 1 al mondo con la sua tristellata Osteria Francescana a Modena, sia il Re Mida della gastronomia, che tutto ciò che tocca diventa dorato. E funziona anche nel beverage: con The Dalmore lo chef ha prodotto “L’Anima”, esclusiva bottiglia di whisky, che è stata battuta all’asta da Sotheby’s, a Londra, per 108.900 sterline. E non finisce qui: il ricavato andrà interamente in beneficenza alla onlus dello chef, la “Food for Soul”, con cui Bottura ha aperto Refettori in giro per il mondo. |
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Il settore agroalimentare e delle bevande in Italia ha prodotto oltre 5.000 brevetti in un decennio, alla media di circa 500 all’anno: emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Ministero dello Sviluppo economico - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e sui depositi di brevetti (invenzioni e modelli di utilità). In testa, nella speciale classifica delle città maggiormente “ingegnose” - dove spiccano quelle del centro-nord - troviamo Milano, la più innovativa nel “food” con oltre 400 brevetti concessi (sui depositi fino al 2015), seguita da Bologna, Torino e Roma con quasi 200. E di brevetti davvero originalice ne sono tanti, dall’apparecchio scuotitore per la raccolta della frutta dagli alberi alla pulitura delle croste di formaggio. |
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Messaggi e riflessioni su presente e futuro dall’Asta del Barolo, con il suo inventore, il produttore Gianni Gagliardo, ed il wine writer Ian D’Agata. Tra il grande interesse del mondo per il Barolo, che ha portato alle stelle i prezzi dei vigneti, che complica però la possibilità per i produttori di investire e crescere, il grande lavoro da fare per governare il domani, e l’evoluzione qualitativa del vino principe delle Langhe.
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