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WineNews
N. 2.462 - ore 17:00 - Giovedì 9 Agosto 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Notte di San Lorenzo, grandi vini e stelle
Dal brindisi con il Nobile immersi nel Rinascimento a Montepulciano a quello per i 50 anni di Doc del Verdicchio e del Rosso Piceno ad Offida, dal brindisi nel vigneto del Convento dei Frati Minori a Mezzolombardo a quello con i vini altoatesini nella Via dei Portici a Bolzano, dalla veneta Maeli, dove “La Via Lattea incrocia La via del Moscato Giallo”, a Caprai a Montefalco con i vini della cantina che ha fatto rinascere il Sagrantino: ecco alcuni dei tanti eventi nell’evento di scena il 10 agosto per San Lorenzo, quando le cantine del Movimento Turismo del Vino e le Città del Vino aprono le porte ed accolgono i wine lovers nella lunga notte di Calici di Stelle.
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Primo Piano
Merger & acquisition nel “Vigneto Italia”: lo stato dell’arte con Lorenzo Tersi
Dopo un 2017 decisamente vivace per acquisizioni e compravendite di aziende e vigneti, anche questa prima parte del 2018 non ha lesinato notizie in questo senso, sia a livello italiano che internazionale. Da Cecchi che ha acquisito 6 ettari di vigneti (di cui tre a Brunello) a Montalcino, a Farinetti che ha messo radici nel Chianti Classico (con l’acquisizione del Colombaio di Cencio attraverso Fontanafredda) e sull’Etna (con Villa dei Baroni, attraverso Borgogno in joint venture con Tornatore), da “Mr Monfortino” Roberto Conterno che ha comprato Nervi, cantina storica del Gattinara, alla Poderi Einaudi che ha acquisito 1,5 ettari nel cru Monvigliero di Barolo, ad Antinori che ha acquistato la Tenuta Farneta (100 ettari vitati) in terra di Siena, a Sinalunga, nella zona del Chianti Colli Senesi. Senza dimenticare l’ingresso nel capitale (al 22,5%) dell’azienda veneta Botter del fondo IDeA Taste of Italy del gruppo De Agostini, per restare in Italia. Solo alcuni casi, che testimoniano ancora una volta come il fenomeno del “merger & acquisition” nel mondo del vino sia ormai inarrestabile. “È un biglietto di andata senza ritorno - commenta a WineNews Lorenzo Tersi, tra i massimi esperti della materia e fondatore della LT Wine & Food Advisory - e c’è interesse non solo per quei territori che hanno già un grande mercato internazionale, come Barolo, Barbaresco, Montalcino, la Valpolicella e anche Bolgheri”. Tra le Regioni a cui guardare con più attenzione nei prossimi mesi, spiega Tersi, ci saranno le Marche, soprattutto grazie a Verdicchio, Lugana, Sardegna, Puglia, ed al territorio del Montepulciano d’Abruzzo. Un investimento, quello nel settore del vino, che ancora promette margini importanti. “Il ritorno sugli investimenti nel vino è mediamente del 7%, in alcuni casi si arriva al 10%, e sono valori che gli investitori e gli imprenditori guardano, sono esempi che porteranno sempre più persone a credere nel vigneto Italia”. E presto, tra i vigneti italiani, sottolinea Tersi, arriveranno anche i capitali cinesi. “E spenderanno tanto, a caccia di “trophy asset”, di realtà di pregio non solo per la produzione di vino, ma anche per le strutture immobiliari. Si parlerà di affari da oltre 30 milioni di euro”.
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SMS
L’e-commerce secondo Pernod Ricard
Pernod Ricard, il gigante francese del wine & spirits, che controlla i brand Jacob’s Creek, Perrier-Jouet, Mumm, Absolut Vodka, Havana Club e Jameson, punta sull’e-commerce, investendo però non sui propri canali diretti, ma su una delle realtà più solide della vendita di vino online di Spagna, Uvinum. Nata a Barcellona nel 2009, oggi ha in catalogo 80.000 etichette diverse tra vino, birra e spirits, che spedisce in 14 Paesi (il 70% delle spedizioni finisce fuori dai confini spagnoli, grazie ad accordi stretti con più di 150 distributori e fornitori in tutto il mondo). Ancora segreti i termini dell’accordo, si sa però che il management non cambierà, anche in virtù degli ottimi risultati di Uvinum, che ha chiuso il 2017 con un fatturato di 10 milioni di euro e che per il 2018 prevede una crescita del 35%.
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Focus
Liv-ex: Bordeaux perde terreno, bene Borgogna e Italia
Non si arresta la normalizzazione del mercato secondario dei fine wine, dove i grandi vini di Bordeaux continuano sì a giocare il ruolo di protagonisti, ma senza più cannibalizzare gli altri grandi territori enoici. Come raccontano i numeri del Liv-ex, al giro di boa del 2018, sono lontani i tempi in cui Bordeaux rappresentava il 95% delle contrattazioni: era il 2010, ed oggi la quota dei bordolesi fa segnare il suo record negativo, al 60,7%. Tanti sono i motivi, in primis un livello di prezzo eccessivo, cui la Cina ha voltato le spalle già dal 2011, e poi un mercato che ha allargato i propri orizzonti ad altri terroir ed altre etichette. Dietro Bordeaux, cresce la Borgogna, “casa” del re delle aste Romanée-Conti, al 14,7%, grazie ad un ampliamento enorme delle etichette trattate: ben 1.573 nel 2017, sei volte in più del 2010, per un giro d’affari che in tre anni è passato da 3 a 9 milioni di sterline. Corre anche l’Italia di Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Solaia e Tignanello di Antinori, Gaja Sorì San Lorenzo e Barbaresco, Giacomo Conterno Barolo Cascina Francia, Guado Al Tasso e Tua Rita Redigaffi, che valgono il 7,3% del mercato secondario dei fine wine, con lo Champagne al 7,6% ed il Rodano al 2,9% di share, mentre calano al 4,4% i vini del resto del mondo.
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Cronaca
Il cibo più hot, non solo peperoncino
Non solo ostriche e Champagne, il potere afrodisiaco a tavola passa anche dagli ortaggi, come racconta lo studio dell’osservatorio sulle tendenze alimentari Polli Cooking Lab. Oltre al più scontato peperoncino (76%), per 6 esperti su 10 nella top ten degli ortaggi afrodisiaci spiccano gli asparagi, che stimolano gli ormoni maschili. Terzo posto per le melanzane (61%) considerate afrodisiache da oltre 300 anni, seguite da peperone (54%), cipolla rossa (42%), cicoria (39%), radice del sedano (35%) e rucola (29%).
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Wine & Food
Ismea: olio italiano, campagna 2017/2018 a 429.000 tonnellate (+135%)
In vista della prossima raccolta, ha chiuso con il segno positivo la campagna olivicola 2017/2018 in Italia, con una produzione di 429.000 tonnellate di olio, +135% sul 2016/2017. A dirlo l’analisi di Ismea, che non si sbilancia in previsioni per il prossimo ciclo produttivo ma segnala, dopo il monitoraggio effettuato, preoccupazione per le cattive condizioni climatiche accadute ad inizio primavera e per le piogge frequenti di questo ultimo periodo, e un rischio di “mosca olearia”. Giù i prezzi medi, a 4,18 euro al litro per l’extravergine nei primi 7 mesi 2018, -29% sul 2017.
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WineNews.tv
Vendemmia 2018: “dalle prime stime, sarà normale. Non si prevede un calo dei prezzi”
Così a WineNews Ruenza Santandrea, responsabile del settore vino dell’Alleanza delle Cooperative: “dopo il 2017 gli stock sono quasi a zero soprattutto per i vini non a denominazione, mentre i consumi mondiali aumentano. Tra l’altro si parla di prime stime, i conti si faranno quando le uve saranno in cantina, ma non si prevedono grossi cambiamenti sui prezzi, semmai una stabilità dopo gli aumenti dell’ultimo anno, che peraltro il mercato ha assorbito senza particolari problemi”.
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Vignaioli del Morellino
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