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N. 2.575 - ore 17:00 - Venerdì 18 Gennaio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Vanno matti per vini come il Barolo o il Barbaresco, ricercatissimi dai collezionisti, ma i cinesi, questa volta, vanno oltre la passione nel calice, per stringere con i langaroli un gemellaggio sulla tutela del paesaggio agricolo e sul lavoro in agricoltura. Ad annunciarlo è Gianfranco Comaschi, presidente Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato che, ha spiegato, sono i primi siti Unesco a concretizzare un patto di collaborazione con i Terrazzamenti di riso di Honghe Hani nella regione dello Yunnan, in Cina. “Il battesimo ufficiale, a fine marzo, nella visita di Stato del Presidente cinese Xi Jinping a Roma”. |
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Fino a quando gli Stati Uniti saranno il primo consumatore mondiale di vino, e quindi il primo importatore, l’attenzione per le vicende enoiche d’Oltreoceano sarà sempre, necessariamente, alta. Ad approfondire lo stato dell’arte del settore in Usa, è lo “State of the Wine Industry Report 2019” firmato da Rob McMilan, a capo della divisione Vino della Silicon Valley Bank, da cui emergono spunti interessanti per capire dove andrà il vino. Innanzitutto, i consumi: dopo 25 anni di crescita ininterrotta, sembrano essersi stabilizzati, ma è nell’infinito dualismo generazionale che si incontrano limiti e speranze per il 2019 del vino in Usa, atteso per la prima volta con una certa sfiducia dal mondo produttivo d’Oltreoceano, nonostante gli indicatori macroeconomici siano tutti in territorio positivo. Perché? Ci sono almeno sette grandi motivi di preoccupazione: il calo dei consumi dei Baby Boomers, la limitata capacità di spesa dei Millennilas, la comunicazione sui rischi per la salute legati all’abuso di alcol, c’è la concorrenza della birra e degli spirits, le difficoltà del canale direct to consumer, la crescita delle private label e, sul fronte produttivo, la bassa disponibilità di mano d’opera, a prezzi sempre più alti. Tutto nero? No, affatto. A fare da contraltare alle preoccupazioni ci sono diversi elementi di fiducia, l’altra faccia della medaglia. Tra Generazione X e i Baby Boomers cresce la spesa media, i Millennials hanno ancora qualche anno per imporsi, i brand forti continuano a crescere, si moltiplicano le occasioni di consumo, la produzione 2018 è tornata nella media ed il canale direct to consumer è comunque destinato al boom. Da un punto di vista meramente numerico, le previsioni della Silicon Valley Bank, parlano di una crescita tra il 4 e l’8% peri vini della fascia premium, che con il 29,9% muove il 54% dei valori, ma meritano un approfondimento gli aspetti demografici, perché i Millennials sono già la generazione più numerosa, ma il loro coinvolgimento nelle dinamiche di consumo è ancora marginale, e negli ultimi cinque anni la quota di spesa sulla fascia premium è rimasta stabile, al 17%. Che le potenzialità della generazione dei trentenni, in questi anni, siano state sovrastimate? |
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Pub, discoteche e bar (64%) sono il principale accesso all’alcol dei minorenni, mentre il 65% dei rivenditori non controlla la loro età. Gravissimo il dato che segnala che quasi la metà (48%) dei rivenditori continua a somministrare alcol, nonostante lo stato di ubriachezza del minorenne. Sono alcune delle evidenze emerse dallʼindagine “Venduti ai minori” promossa dal Moige - Movimento Italiano Genitori, presentata ieri al Senato, riportata da Federvini, da tempo in campo con progetti legati al consumo responsabili di vino e alcolici. Un allarme e un richiamo al senso di responsabilità del commercio, ma anche di chi si deve occupare di formazione ed educazione. Con il vino, caposaldo della dieta Mediterranea ed un consumo storicamente legato alla tavola ed alla convivialità, che può essere un grande alleato nella lotta allʼabuso si alcol. |
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Il settore del food & beverage è più vitale e dinamico che mai. Crescono, a livello mondiale, i consumi e, di conseguenza, gli investimenti ed i passaggi di mano di aziende. A dirlo, i dati di Zenith Global, una delle più grandi realtà mondiali di consulenza nel settore. Nel 2018 si sono registrate 777 acquisizioni, tra passaggi di mano di intere aziende e scambi di quote azionarie, con una media di 15 a settimana, o di 2 al giorno (in questo inizio di 2019 sono già 34, ndr). Una tendenza in aumento, nel breve periodo, visto che il dato è cresciuto del 63% sul 2013. Il settore più attivo, in questo senso, è quello dei soft drink con 65 passaggi di proprietà, seguito dai produttori di ingredienti, con 65, poi il settore del latte (57), quello del packaging (47), mentre il vino (37), è davanti a spirits (29), e birra (23). Un giro di investimenti e di capitali che ha coinvolto oltre 1.280 azienda e 66 Paesi del mondo, con gli Usa al top sia per acquisizioni (312) che per vendite (329), seguite dal Regno Unito, con 94 acquisizioni e 116 cessioni. È però la Francia il primo “compratore netto” (con un saldo attivo di 15 unità, poi Lussemburgo e Danimarca), mentre è del Regno Unito il risultato peggiore, con un saldo negativo di -22 unità (quindi Usa e Germania). |
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La cantina Terre dʼOltrepò, la più grande del territorio lombardo, chiederà al Tribunale di Pavia di pagare 4,5 milioni di euro (in 15 anni) per chiudere la parte economica e sanzionatoria dell’inchiesta sul falso Pinot grigio messo in commercio, secondo gli inquirenti, dalla precedente gestione. Lo riporta il quotidiano “Il Giorno”. L’inchiesta, nel luglio 2015, aveva portato al sequestro di 170.000 ettolitri di vino e 700.000 bottiglie, per una frode dal valore stimato in 20 milioni di euro. |
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Sempre più aperte, non solo al trade e alla critica, ma anche ai wine lovers, ai consumatori finali. Sembra questa la strada intrapresa, da qualche tempo, dalle anteprime dei vini più importanti dʼItalia. Una strada che, con lʼapertura della Chianti Classico Collection, per la prima volta, nellʼedizione 2019, dallʼ11 al 12 febbraio a Firenze, ai wine lovers (nel pomeriggio del 12), è ormai battuta da molte tra le denominazioni più importanti, dal Brunello di Montalcino allʼAmarone della Valpolicella, dal Chianti al Nobile di Montepulciano, dalla Sicilia al Soave, per citarne alcune. E chissà che non sia questa quella trasformazione delle Anteprime su cui il settore riflette da tempo, con i territori desiderosi di investire in ogni occasione e momento per farsi scoprire, conoscere ed “assaggiare” dal grande pubblico. |
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Una strada che passa per la scommessa sui grandi bianchi da invecchiamento, un percorso che iniziano a percorrere in tanti, con convinzione, sulla scia di cantine di riferimento, e pioniere, in materia: a WineNews le esperienze di Terlano (nelle parole dell'enologo Rudi Kofler), San Michele Appiano (nella visione di Hans Terzer) e Tramin (il parere del direttore commerciale Wolfgang Klotz). |
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