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WineNews
N. 2.740 - ore 17:00 - Martedì 24 Settembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Il vino e le donne secondo Forbes
C’è tanto vino nella lista de “Le 100 donne italiane di successo nel 2019” della celebre rivista Forbes. Da Marilisa Allegrini, alla guida della storica azienda dell’Amarone della Valpolicella, ma con cantine anche a Montalcino Montalcino (San Polo) e Bolgheri (Poggio al Tesoro), o Francesca Moretti, responsabile del vino del Gruppo Terra Moretti, con cantine come Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta, Sella & Mosca in Sardegna, Petra a Suvereto, Teruzzi a San Gimignano ed Acquagiusta, in Maremma. E c'è anche Francesca Terragni, direttore marketing di Moët Hennessy Italia, la divisione di Lvmh che controlla marchi come Dom Pérignon e Krug.
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Primo Piano
L’Italia del vino di qualità scommette sulla Scandinavia, mercato piccolo ma redditizio
Mercato complesso, soprattutto per il regime di monopolio che domina la vendita al dettaglio (mentre spazi maggiori ci sono nell’Horeca), ma redditizio, perchè con un forte potere di acquisto, il mercato del vino di Norvegia, che, con la Svezia, è traino nel consumo enoico di tutta l’interessante area della Scandinavia, si conferma particolarmente appetibile per i produttori italiani, con i due Paesi che, nel primo semestre 2019, hanno importato vino italiano per oltre 135 milioni di euro (dati Istat e Wine Monitor). Un mercato, quello norvegese in particolare, sempre più attento alla qualità, con i consumatori, dotati di elevata capacità di spesa, che se da un lato amano soprattutto la triade Piemonte, Toscana e Veneto, sono sempre più inclini a sperimentare nuove etichette e tipologie di vini da altre Regioni e territori, con uno spostamento dei gusti, peraltro, che in questa fase premia particolarmente spumanti e rosè, come succede un po’ in tutto il mondo. Sentiment che arrivano dal “Simply Italian Great Wines” by Iem (International Exhibition Management di Giancarlo Voglino e Marina Nedic), ieri, a Oslo, in Norvegia. Secondo uno studio di Kantar TNS per Vinmonopolet, il monopolio norvegese, accanto ad una di consumatori “cost-focused”, attenta al prezzo e orientata su prodotti semplici (19%), la grande maggioranza degli acquirenti è rappresentata da winelover in cerca di consigli sugli acquisti e aperta ad assaggiare nuove etichette (38%) e da conoscitori del mondo del vino, consapevoli dei propri gusti (un altro 31%); e non mancano i bevitori esperti, alla ricerca di nuove ispirazioni (12%). “Quello norvegese è un mercato molto ricco, il reddito pro capite è tre volte superiore a quello italiano - ha sottolineato a WineNews Alberto Colella, Ambasciatore d’Italia in Norvegia - e questo vuol dire avere una capacità di spesa tre volte superiore alla nostra. Quello che consiglio ai produttori italiani è di insistere nel raccontare la storia che sta dietro ai loro vini, perché i consumatori sono interessati proprio a quello”. Il Monopolio di stato, di certo, rappresenta una criticità all'ingresso, e tanti produttori, infatti, puntano soprattutto sulla ristorazione, dove ci sono margini di movimento diversi, come hanno raccontato cantine come Masciarelli, Siddùra, Velenosi ed il Borro.
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Dazi Usa, allarme per Parmigiano e Grana
Nella disputa sui dazi tra Usa e Ue, per la questione Boing-Airbus, il 30 settembre il Wto deciderà se Trump, tra le altre cose, potrà imporre dazi a carosello, ovvero del 100%, per periodi limitati, su alcuni beni. Un’ipotesi che fa tremare i due formaggi italiani più esportati in assoluto, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che complessivamente spediscono in Usa, ogni anno, 400.000 forme. E se il direttore del Consorzio del Parmigiano, Nicola Bertinelli, confida nella visita del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo, i primi di ottobre, per distendere gli animi, quello del Consorzio del Grana, Stefano Berni, si appella a Governo e Ue, ma promette battaglia in caso di dazi, con gli allevatori chiamati a manifestare, nel caso, davanti alle basi militari Usa di “Montichiari, Ghedi, Longare e Vicenza, che sono proprio nel cuore pulsante di casa nostra, la casa Grana Padano”.
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Focus
Cantina Italia, abbondano le scorte. In 10 Do il 40% dei volumi
L’Italia è in vendemmia, e se il grosso delle varietà dei grandi rossi ancora matura in vigna, buona parte delle basi spumante e delle uve bianche ha iniziato ad entrare in cantina. Ancora presto per dire come andrà (le previsioni Uiv, Ismea e Assoenologi parlano di 46 milioni di ettolitri), sempre con gli occhi rivolti al cielo, mentre qualche certezza c’è già, almeno nei numeri, che raccontano di un’Italia che, al 15 settembre 2019, e quindi con le operazioni di raccolta ancora in partenza, aveva in cantina 38 milioni di ettolitri di vino “di scorta”. Quasi 6 milioni di ettolitri in più, rispetto ai 32,6 milioni di ettolitri del 30 settembre 2018. A dirlo l’analisi dell’ultimo report “Cantina Italia” del Ministero delle Politiche Agricole, su dati del registro telematico, pubblicato nei giorni scorsi. E se permangono preoccupazioni sul fronte dei prezzi all'origine, anche per l'abbondanza prevista di questa vendemmia che si aggiungerà a quanto già in cantina, un dato su tutti fa riflettere: in Italia ci sono 524 tra Dop e Igp, ma a livello produttivo e di mercato 10 sole denominazioni mettono insieme il 40% del totale dei vini Dop e Igp nelle cantine d’Italia, e con le prime venti si arriva ad oltre il 50%. Con il Prosecco Doc che da solo, con 1,9 milioni di ettolitri, rappresenta il 6,8% di tutti i vini Dop e Igp oggi in Italia.
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Cronaca
Pizzerie d’Italia, al top Pepe e Padoan
Pizzerie d’Italia, la guida a firma del Gambero Rosso presentata ieri a Napoli, ha incoronato, di nuovo, Franco Pepe re della pizza: la sua Pepe in Grani di Caiazzo si è aggiudicata 96/100 nella categoria Pizza Napoletana, voto più alto tra i 710 indirizzi segnalati, insieme ai 96/100 di Simone Padoan e la sua I Tigli di San Bonifacio nella Pizza a degustazione. Ma sua è anche la seconda posizione nella stessa categoria, con La Filiale de L’Albereta di Erbusco, la pizzeria all’interno del relais di lusso del Gruppo Moretti.
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Wine & Food
Azzerare le commissioni sui micropagamenti semplificherebbe la vita a migliaia tra bar e ristoranti
Azzerare le commissioni sui micropagamenti potrebbe semplificare la vita di migliaia di pubblici esercizi, ristoranti e bar compresi. L’ipotesi che arriva è che il Ministero dell’Economia stia lavorando proprio sul progetto di azzerare le commissioni sui micropagamenti, e non tarda ad arrivare il commento, positivo, di Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che attraverso le parole del direttore generale Roberto Calugi, sottolinea come questa sia fondamentale “se si vuole incentivare l’uso della moneta elettronica, per semplificare la vita sia ai cittadini che agli esercenti. Il primo passo deve essere quello di azzerare le commissioni bancarie sui micropagamenti e dare così la possibilità a milioni di persone di pagare anche solo un caffè ogni mattina al bar con il bancomat”.
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WineNews.tv
Attilio Scienza: “la ricerca è al passo dei cambiamenti climatici. Spesso, le aziende, no”
“Oggi gli strumenti a disposizione sono tanti e consentono risposte immediate, ma spesso le aziende non li utilizzano e non li aggiornano. E non penso solo agli strumenti tecnologi, ma anche a studi importanti come la zonazione. Magari fatta sulla carta, in tanti territori, ormai da anni, e che in molti casi andrebbe rivista e aggiornata perchè nel frattempo, alcune denominazioni sono cambiate”.
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