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N. 2.617 - ore 17:00 - Martedì 19 Marzo 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il 2018 si è chiuso in chiaroscuro per le esportazioni di vino italiano in Cina, ma il trend degli ultimi dieci anni segna una crescita costante, che si traduce in un saldo di 2,4 miliardi di euro, ed un prezzo medio di ben 4 euro al litro, ben superiore, ad esempio, agli 1,8 euro al litro spuntati in Germania. Sono i numeri di un mercato che ha ancora tanto potenziale per crescere, ma che va presidiato, come fa in questi giorni la “Vinitaly China Chengdu”, fiera dentro la fiera, organizzata da Veronafiere insieme al Consolato italiano di Chongqing e all’Agenzia Ice di Pechino, guidata da Amedeo Scarpa, nell’“International Wine and Spirit Show” di Chengdu, fino al 23 marzo. |
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“Questo è un momento importante che segna il secondo passo della Milano Wine Week. L’anno scorso è stato l’anno del lancio, dove l’entusiasmo di Federico ci ha contagiato, e ha fatto si che Milano sia diventata, insieme a Verona, una città capitale per il vino italiano”. Così il Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio a Düsseldorf, nella presentazione dell’evento milanese fondato ed ideato da Federico Gordini (alla presenza, tra gli altri, del presidente Ice Carlo Maria Ferro e dell’ambasciatore italiano in Germania, Luigi Mattiolo), con cui ha portato il tricolore griffato Mww ai produttori italiani in fiera a ProWein, “perchè non si vede da nessuna parte che siamo in Italia, a differenza di quello che fanno gli altri Paesi”, ha detto Centinaio. Che ha parlato anche della promozione del made in Italy e della più volte invocata “cabina di regia”, una delle richieste principali del Wine Business Forum andato in scena nell’edizione 2018 della Milano Wine Week, come ha ricordato la coordinatrice Silvana Ballotta, alla guida di Business Strategies. “Se ne parla, ma di concreto c’è poco - ha ammesso Centinaio - in Italia siamo abituati a fare ognuno di testa propria, e anche nel vino è così. I nostri competitori vanno nel mondo con una, massimo due voci. Noi abbiamo l’Ice, l’Enit, le Camere di Commercio, privati e così via, tutti vanno per conto loro e dicono cose diverse. La fortuna dell’Italia del vino, è che ha un prodotto di qualità grazie al quale regge, altrimenti saremmo spazzati via dai competitor. Sognavo di far partire l’Ocm promozione a gennaio, ma il nostro Paese ha un grande freno, che è la burocrazia: non riusciamo a vincerla, è opprimente per le aziende e deprimente per il Ministro, stiamo lottando per cambiare questo”. E cambiare il linguaggio del vino, “renderlo meno snob”, come ha ricordato lo stesso Centinaio, è uno degli obiettivi della Milano Wine Week n. 2, di scena dal 6 al 13 ottobre 2019. Che tra le novità, vede anche la partnership con il Merano Wine Festival, che a Milano manderà in scena una sua anteprima. E così, riparte ufficialmente, e con la benedizione istituzionale, la strada che vuole portare alla diffusione della “Milanese way of wine”, con l’obiettivo dichiarato di fare di Milano uno dei centri nevralgici del consumo, della promozione e degli eventi legati al vino. |
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I 10 Consorzi principali del vino di Toscana (che ha chiuso il 2018 con le spedizioni in crescita del 4,4% in valore, a quota 978 milioni di euro), dal Chianti Classico al Brunello di Montalcino, dal Chianti al Bolgheri, dalla Vernaccia di San Gimignano al Nobile di Montepulciano, dal Valdarno di Sopra alla Maremma Toscana, dal Montecucco al Morellino di Scansano, si sono presentati uniti a ProWein, sotto l'ombrello dell'associazione “Promovito”. Un segnale di forza, in un momento fondamentale per gli equilibri del commercio enoico mondiale, mai così competitivo. “È una grande soddisfazione vedere la Toscana, a ProWein, che si presenta unita, con un’immagine coesa di grande impatto: un segnale forte di unione dal mondo vitivinicolo toscano, eccellenza del made in Italy”, ha commentato Sergio Zingarelli, presidente dell’associazione Promovito. |
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È andato ad Angelo Gaja, icona del vino non solo del Piemonte ma di tutto il Belpaese (con cantine e vigneti anche a Montalcino, Bolgheri e sull’Etna), il “Winemakers’ Winemaker Award” 2019, consegnato ogni anno dall’Istitute of Masters of Wine e “The Drinks Business” ad enologi e produttori che hanno raggiunto risultati eccezionali, scelti da un panel di winemaker Masters of Wine e dai precedenti vincitori. “Non riesco a pensare a nessuno che possa meritare di più questo riconoscimento - ha dichiarato il Master of Wine Adrian Garforth, presidente dell’Istituto, alla consegna del premio a ProWein - perché Angelo non ha mai avuto paura di sfidare le convenzioni e le regole, restando sempre appassionatamente dedito agli standard più alti del vino di qualità, e promuovendo l’eccellenza, la cultura e la tradizione del vino italiano”. 58 vendemmie alle spalle, ma una lucida memoria della storia del vino italiano. “Ancora nel 1982 negli Stati Uniti, l’unico modo di vendere vino italiano era di uscire a prezzi più bassi del prezzo più basso del vino francese - ha ricordato Gaja - ma l’Italia è “Enotria tellus”, la terra del vino. Bisogna lavorare insieme per proteggere e diffondere l’immensa cultura e tradizione che solamente il vino possiede”. |
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È il giovane tedesco Marc Almert, sommelier al bistellato Le Pavillon di Zurigo, il Best Sommelier of the World 2019: a incoronarlo l’Asi-Association de la Sommellerie Internationale, il “mondiale” di scena ad Aversa (in gara per l’Italia c’era Daniele Arcangeli dell’Aspi). Proprio quando la Germania è al centro della scena enoica mondiale con ProWein n. 25, a Düsseldorf, la fiera internazionale di vino e spirits più importante del mondo, quasi a confermare il ruolo sempre più centrale che ha la Germania nel mercato enoico. |
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È la storica realtà della cooperazione trentina Mezzacorona, tra le aziende leader del Belpaese, il “Miglior Produttore Italiano” del concorso “Mundus Vini Spring Tasting” 2019 firmato Meininger, che ha visto in gara 7.200 vini da 50 Paesi e 156 territori nel mondo. Dalle degustazioni, il gruppo Mezzacorona (2.800 ettari in Trentino Alto Adige, oltre a 700 ettari di vigneti in Sicilia, con Feudo Arancio), guidato dal presidente Luca Rigotti e dal dg Francesco Giovannini, si è aggiudicato un nuovo riconoscimento dopo un 2018 record, chiuso con un fatturato da 188 milioni di euro. 31 le medaglie, tra le quali spiccano quelle di “Miglior Prodotto” per il Rotari come “Miglior Trentodoc”, per lo Chardonnay Riserva come “Miglior vino Trentino Doc”, e per il Feudo Arancio Dalila come “Miglior vino bianco di Sicilia”. |
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Dalla ProWein di Düsseldorf, le voci dei protagonisti del vino più famoso al mondo. Barillère: “il 2018 è stato un buon anno, ci spiace per il calo dei volumi, ma i valori sono cresciuti ancora. Vogliamo abbandonare pesticidi ed erbicidi dal 2025, ma ci vuole l’impegno d tutti”. De Billy: “la Brexit per ora non ci tocca, ma qualcosa nel corso del 2019 succederà”. Brun: “c’è grande competizione tra le bollicine, specie dal Prosecco, ma non ci deve spaventare”. Perrin: “L’obiettivo principale, per noi, pè crescere in valore, non in volume”. |
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