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WineNews
N. 2.784 - ore 17:00 - Martedì 26 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
I wine lovers Usa secondo Wine Spectator
Il vino italiano è quello consumato con maggior frequenza dagli appassionati americani, con il Belpaese associato soprattutto ad un’offerta che ha grande varietà di scelta e dal buon rapporto qualità-prezzo, con grandi classici, come Barolo e Brunello di Montalcino, che sono i due vini più gettonati, con delle peculiarità: la massima espressione enoica delle Langhe è molto popolare tra gli “under 30”, la più prestigiosa espressione del Sangiovese è amata e consumata soprattutto tra gli “over 50”. Tra conferme e curiosità, è il ritratto degli appassionati di vino in Usa, dipinto dal un sondaggio di “Wine Spectator”, raccontato, a Wine2Wine, da Bruce Sanderson.
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Primo Piano
Esperto, che cerca qualità e territorio: il consumatore italiano by Vivino
Il consumatore enoico italiano medio è esperto, alla ricerca di vini di alto livello, legato alla produzione tricolore e ai grandi brand: è il profilo, fotografato a Wine2Wine, la piattaforma di Vinitaly per il business, l’aggiornamento e la formazione professionale della community internazionale del vino, da Heini Zachariassen, co-founder di Vivino, app di riferimento nel mondo del vino internazionale, con oltre 1 miliardo di bottiglie “scannerizzate” in tutto il mondo, e 135 milioni di euro di vendite enoiche all’anno. Zachariassen ha puntato i riflettori sull’importanza da parte delle aziende di usare app per raggiungere direttamente i clienti, portando come case history proprio Vivino, che, con uno dei database più forniti del settore, è in grado di fornire dei profili dettagliati di ciò che vogliono gli utenti. E, se ci si concentra sul Belpaese, si vede come nella Top 10 dei vini più cercati sul portale, c’è sul gradino più alto del podio il Dom Pérignon, unico straniero presente in classifica, seguito dal Sassicaia della Tenuta San Guido, mito dell’enologia italiana, e il Brunello di Montalcino di Castello Banfi; subito sotto al podio si trova Il Bruciato di Guado al Tasso, tenuta bolgherese della famiglia Antinori, l’Amarone della Valpolicella Classico Costasera di Masi, il Trentodoc Brut di Ferrari, il Tignanello ancora di Antinori, il Cuvée Imperiale di Berlucchi, il Chianti Riserva Collezione Oro di Piccini e il Rosso di Montalcino di Castello Banfi. E non finisce qui: Vivino è in grado di selezionare anche quali sono le regioni più amate e ricercate, ma anche le aziende più di successo, almeno per quanto riguarda le ricerche online. Nella quale, spicca senza alcun dubbio Antinori, seguita da Banfi e Frescobaldi, e da brand simbolo dell’enologia italiana di qualità, da Donnafugata a Piccini, da Cecchi a Feudi di San Gregorio, da Masi a Fontanafredda, da Not a Wine a Kellerai Bolzan, da Tenuta San Guido a San Michele Appiano, da Ferrari a Bolla, da Sella & Mosca a Sartori, da Notte Rossa a Bertani e Ca’ dei Frati. E, anche da quest’altra fotografia, emerge come il consumatore italiano sia alla ricerca di vini che siano rappresentativi di una certa area geografica o comunque di un preciso territorio, a differenza di altri mercati, in cui i vini più scannerizzati da supermercato, di qualità decisamente inferiore.
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2020, il vino italiano “pensa positivo”
Dazi, Brexit ed economie mondiali preoccupano, ma non spaventano il vino italiano. Che per il 2020, nonostante tutto, prevede crescita, tanto all’export che sul mercato interno. Lo rileva un’indagine sugli stakeholder firmata Vinitaly-Nomisma Wine Monitor a Wine2Wine. Le 13 top aziende intervistate (1,7 miliardi di euro di fatturato complessivo e 1 miliardo di euro di export, che equivale a una quota del 16% sul totale nazionale) ritengono infatti sostanzialmente positivo l’anno che verrà. L’export registrerà un “aumento contenuto” (da +2% a +5%) per la maggioranza del campione (54%), mentre identiche quote (23%) sono riservate agli “aumenti rilevanti” e al mercato “stabile”. Nessun pessimista, nemmeno sul mercato interno che si divide equamente (38%) tra “aumento rilevante” e “stabile”, mentre prevalgono le crescite “rilevanti” (62%) su quelle “contenute”.
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Focus
“Orange”, “amber”, rosati: riflessioni sui colori del vino
Non sembri argomento di secondo piano il colore del vino. Dietro il colore ci sono tecniche di produzione, successi o, al contrario, insuccessi di mercato, soprattutto quando si tratta di vini differenti da quelli, la maggioranza, classificati come bianchi e rossi, come gli “orange wine”, o i “rosati”. Tema di cui produttori, giornalisti e wine writer hanno dibattuto a Wine2Wine. E se sul fronte degli “orange wine” ci si divide proprio sul nome, che altri, come Simon Woolf, autore di “Amber Revolution”, preferiscono chiamare, “amber wines”, è un dato di fatto che questi vini si stiano ritagliando uno spazio crescente, “e se prima bastava che fossero “strani”, oggi devono essere di qualità”, ha sottolineato Mateja Gravner, figlia del produttore simbolo del genere, Josko Gravner. Stessa riflessione circa il colore e l’identità di una categoria di vini si può applicare ai vini rosati, o meglio “rosa”, come sottolineato da Angelo Peretti, tra i fondatori dell’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano. E su cui bisogna investire, per non perdere una grande occasione, come racconta il successo dei rosè delle Provenza in Usa, hanno sottolineato Robert Camuto di Wine Spectator e Tara Empson, Ceo di Empson & Co. e di Empson Usa, distributore storicamente attento alla produzione italiana.
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Cronaca
Cusumano e Troilo per Dynamo Camp
Vino, arte e beneficenza si sono alleate, ancora una volta, al grido di Tyme, “Thank You Mother Etna”: ha raccolto 61.000 euro, che andranno a favore di Dynamo Camp, l’asta benefica organizzata dalla griffe siciliana Cusumano, in collaborazione con Christie’s, il 21 novembre, nel Salone dei Tessuti di Milano, dove sono state battute 9 opere su carta realizzate dall’artista tarantino Paolo Troilo nell’estate 2018 sull’Etna, e le 10 magnum di vino Alta Mora proveniente da un vigneto di Nerello Mascalese centenario dipinte con le mani da Troilo (l’artista non utilizza i pennelli).
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Wine & Food
“Les 100 Chefs”, il n. 1 è Mauro Colagreco. Per l’Italia al top Nadia Santini (Dal Pescatore)
“Les 100 Chefs” è una sorta di “Pallone d’Oro” della cucina, firmato dalla rivista francese “Le Chef”, dove a votare i migliori chef del pianeta, sono gli stessi cuochi dei ristoranti 2 e 3 stelle Michelin del mondo. Che, nell’edizione 2019, ha incoronato al vertice Mauro Colagreco del Mirazur di Menton. Per l’Italia, a fare notizia è soprattutto l’esclusione di quello che è considerato il n. 1 degli chef italiani Massimo Bottura (nel 2018, al n. 57, ndr). Per il Belpaese, il miglior risultato è quello di Nadia Santini, ai fornelli del Dal Pescatore al n. 26, seguita da Enrico Crippa del Piazza Duomo, al n. 36, e da Massimiliano Alajmo de Le Calandre, al n. 48. A seguire ci sono Stefano Baiocco del Villa Feltrinelli al n. 60, Norbert Niederkofler al n. 88, Fabio Pisani e Alessandro Negrini de Il Luogo di Aimo e Nadia, al n. 92, e Ciccio Sultano del Duomo, al n 96.
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Il vino italiano e la sua eccellenza nelle cantine di OperaWine by Wine Spectator
Le parole di Bruce Sanderson, tra new entry e denominazioni a cui guardare con attenzione, e le riflessioni dei produttori, alfieri dei loro territori: Roberta Giuriali Stelzer (Maso Martis), Giacomo Neri (Casanova di Neri), Nadia Zenato (Zenato), Cinzia Merli (Le Macchiole), Camilla Lunelli (Ferrari), Alessio Planeta (Planeta), Marilisa Allegrini (Allegrini), Antonio Zaccheo (Carpineto), Silvia Franco (Nino Franco).
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