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N. 2.904 - ore 17:00 - Mercoledì 20 Maggio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Partite dalla Romania verso l’Italia, con i documenti in regola, ma bloccate alla frontiera con l’Ungheria. E allora, dopo due settimane e tanta burocrazia, è arrivato un Jet privato per portarle tra i vigneti dell’Alto Adige a lavorare. A noleggiarlo la celebre cantina Hofstatter, che di queste collaboratrici storiche dell’azienda aveva bisogno per un lavoro altamente specializzato. Un gesto estremo e costosissimo, dettato anche dal fatto che altri lavoratori del territorio contattati “per fare una prova, dopo due ore se ne sono andati perché il lavoro era troppo faticoso”, racconta Martin Foradori Hofstatter. Una delle tante storie peculiari di questa epoca di pandemia. |
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Nel tempo di una quarantena, la sostenibilità è passata dall’essere la speranza per il futuro ad attualità, nel senso che deve essere messa in atto ora e subito, con ogni mezzo a disposizione. L’emergenza Covid-19, ci ha fatto capire che il ritorno alla natura non può che essere un ritorno al futuro, perché rispettarla e difenderla non è una questione sentimentale, è un investimento per le prossime generazioni. Ma la natura ripara quello che distrugge, e un buon punto di partenza, riflette lo scrittore Antonio Pascale, nei giorni scorsi, sulle pagine de “Il Foglio”, può arrivare dalle pratiche adottate in agricoltura, e nel mondo del vino, e s’intende quelle virtuose, anche quando si parla di innovazioni e ricerche agronomiche e tecnologiche. Ma anche nella chimica, di biotecnologie, di miglioramento genetico, di digitale, di economia agraria, e spesso grazie ai giovani che hanno scelto di portare avanti le aziende di famiglia o i tanti ai quali il Coronavirus ha tolto ogni dubbio se farlo o meno. Lo abbiamo capito riscoprendo il giusto rapporto con il cibo e il valore delle filiere agricole, che non si sono mai fermate, pur in difficoltà. Con un mestiere, quello dell’agricoltore, sempre difficile, sempre duro, ma evoluto. Se c’è un ritorno alla campagna, sostiene Pascale, è perché l’agricoltura è cambiata, e questo non va dimenticato. Dalla fame all’abbondanza, dalla fatica all’high-tech, dalla manualità alla meccanizzazione, dalle malattie alla ricerca genetica. Sconfiggendo le piaghe, facendo uscire miliardi di persone dalla povertà - ma altrettante ce ne sono ancora - e migliorando la nostra vita. Tanto che senza che si fosse continuato a produrre per noi, non avremmo potuto restare a casa tutto il tempo che siamo stati in clausura. Agricoltura moderna significa, sintetizza lo scrittore, “pensare non al proprio orto ma ad una popolazione mondiale in crescita da sfamare. Rispetto al passato usiamo meno fertilizzanti, meno agrofarmaci, meno acqua. L’agricoltura di precisione riduce il nostro impatto. Bisogna sperimentare, innovare, investire, integrare i saperi. Una strada giovane è una strada tecnologica. Deve percorrerla anche l’Italia, svecchiare l’immaginario, risolvere i suoi problemi strutturali. È importante: questa strada porta alla liberazione della natura”. |
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Investire di più sull’e-commerce, affidandosi a player professionali o creando, se il budget lo consente, piattaforme di proprietà; tenere la barra dritta sul tema dei prezzi, anche comparando quelli dei propri vini con l’offerta dei competitor, attraverso i tanti servizi digitali che consentono di farlo con semplicità; restare in contatto con clienti e wine lovers investendo di più, ma in maniera professionale, sui social e sul digitale; pensare ad un piano di logistica che oggi più che mai deve essere efficiente sia dal punto di vista della tutela della qualità del prodotto che sotto l’aspetto economico; diversificare quanto più possibile la rete distributiva nei canali del mondo: così dovranno muoversi cantine e wine merchant nel mercato post covid. Almeno secondo l’analisi del Liv-Ex, piattaforma di riferimento per il mercato del collezionismo e dei fine wine. |
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Da un lato l’effetto Covid che ha cambiato le abitudini di consumo, dall’altro le preoccupazioni per una Brexit sempre più verso il “no-deal”: è lo scenario con cui l’Italia guarda al Regno Unito, mercato che vale 3,4 miliardi di euro di export, di cui 770 milioni solo di vino. Secondo Wine Intelligence, nelle prime settimane di lockdown (che Oltremanica durerà almeno fino al 1 giugno), come nel resto del mondo, con l’horeca ferma, sono cresciuti gli acquisti via e-commerce e gdo. E se il 16% dei consumatori ha bevuto vino ogni giorno, rispetto all’11% dello scenario pre-pandemia, l’agenzia inglese registra anche come si sia consumato più vino ma di prezzo più basso rispetto al passato, invertendo di fatto la tendenza a bere meno ma meglio. Ancora, secondo un’indagine di Nomisma Wine Monitori, 3 consumatori britannici su 10 hanno dichiarato di aver consumato meno vino italiano rispetto al periodo di pre-quarantena, contro un 53% che non ha modificato le proprie preferenze di acquisto. E il futuro non sembra particolarmente roseo: “solamente il 18% dei consumatori si dice pronto a spendere di più per il vino una volta che riapriranno pub e ristoranti - spiega Nomisma - contro un 17% che afferma il contrario, e un altro 28% che addirittura berrà meno vino rispetto a prima”. |
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Fondamentali per l’uomo e l’agricoltura, le api, con la loro opera di impollinazione, sono fondamentali per tre coltivazioni su quattro tra quelle che producono frutti e semi per il consumo umano. Eppure tra agricoltura intensiva e riscaldamento climatico, la loro sopravvivenza è a rischio. A rilanciare l’allarme, nella Giornata Mondiale delle Api, è la Fao. E mentre in Italia crolla la produzione (-80%) e aumenta il consumo (+44% in quarantena), ricorda Coldiretti, la World Biodiversity Association lancia la certificazione per i mieli ottenuti da api “autoctone”. |
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In fase di lockdown, il 44% degli italiani ha bevuto quanto prima, mentre il 32% lo ha fatto più spesso. Un consumatore su due ha comprato vino al supermercato, il 22% ha dato fondo alla propria cantina, e il 15%, ancora, ha comprato on line. La fascia di prezzo più gettonata è stata quella tra i 5 ed i 10 euro a bottiglia (41%), seguita da quella tra 11 e 20 euro a bottiglia (23%). Tra i motivi che portano alla scelta del vino, anche in lockdown, il piacere in termini di gusto (72,9%), il pairing con il cibo (68,19%) e, nonostante tutto, la socializzazione (34,4%), con la metà dei consumatori che si è concessa un brindisi “social”, rito che in buona parte continuerà. Sono alcuni dei dati che emergono dallo studio “Consumo di Vino in Europa - Prima e durante la quarantena” della European Association of Wine Economists, curato, per l’Italia, da Davide Gaeta, Luca Rossetto e Giulio Malorgio. |
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Parlano il suo ideatore Giovanni Bigot, il produttore Angelo Gaja, Gian Matteo Baldi (Castello di Cigognola) e Stefano Poni (Università di Piacenza). Produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità ed età del vigneto i parametri che vengono valutati per comporre l’indice. “L’obiettivo è rimettere il vigneto al centro del lavoro del viticoltore, ma anche di avvicinare i consumatori all’aspetto agricolo di ciò che bevono”.
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