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WineNews
N. 2.819 - ore 17:00 - Lunedì 20 Gennaio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Cabina di regia: il 22 gennaio il primo passo
Buone notizie per mondo del vino: il 22 gennaio, al Ministero delle Politiche Agricole, sarà di scena il primo atto per l’istituzione della “cabina di regia” sul vino, come promesso a più riprese dal Ministro Teresa Bellanova, anche ai microfoni di Winenews. L’appuntamento è fissato nel primo pomeriggio, con tutta la filiera chiamata al tavolo: Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc, Assoenologi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, l’Alleanza delle Cooperative, la Cia, la Coldiretti e Confagricoltura. Tra i punti all’ordine del giorno, anche l’analisi degli scenari internazionali, e il punto sullo stato di attuazione del Testo Unico del Vino.
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Primo Piano
Crolla la Francia (-37%), male la Spagna: il “conto” dei primi mesi di dazi Usa sul vino
L’Italia del vino attende con apprensione di sapere cosa sarà del proprio futuro sul mercato Usa, la principale meta extra europea delle proprie produzioni, dove il Dipartimento del Commercio di Washington deve ancora annunciare la revisione - o meno - della blacklist dei prodotti sottoposti a dazio, che potrebbe portare le tariffe per lo sdoganamento di vino, olio e pasta prodotti nell’Unione Europea fino al 100% (misura che vede la importante contrarietà anche di 106 senatori e deputati del Congresso Usa membri del Congressional Wine Caucus, firmatari di una lettera in materia nei giorni scorsi, ndr). Preoccupazione che il Belpaese condivide con tutti i produttori vinicoli europei, Francia e Spagna su tutti, colpiti già dalla prima ondata di dazi, del 25% - ma solo sui vini fermi sopra i 14 gradi -, in vigore da metà 18 ottobre, che stanno già impattando negativamente sulle spedizioni iberiche e francesi. Come mostrano i dati sull’import Usa nel mese di novembre - solo sui vini fermi imbottigliati - analizzati dall’Observatorio Espanol del Mercado del Vino, dopo mesi di crescita la Francia perde 34,7 milioni di euro di giro d’affari rispetto ad ottobre, che si traduce in termini percentuali in un calo del -37,8%. Va relativamente meglio alla Spagna, che lascia sul terreno 2,35 milioni di euro, il -11,7%, con l’Italia che ne approfitta, ma non in misura eclatante: a novembre le spedizioni di vini fermi sono cresciute di 8,25 milioni di euro, il +6,7%. Il crollo evidente della Francia, non deve però far perdere di vista l’andamento globale: il 2019 aveva già visto - a febbraio - un sostenuto calo delle importazioni di vini fermi in Usa, con le spedizioni da Francia, Italia e Spagna che quel mese segnarono il -20%; inoltre, a novembre neanche i produttori dell’Emisfero Sud hanno sovraperformato, anzi: se la Nuova Zelanda cresce del +5,8%, l’Australia perde il -9,3% e l’Argentina cede addirittura il 26,7%.Tornando all’andamento delle spedizioni verso gli Usa nel mese di novembre, è molto interessante notare come i volumi non abbiano registrato un grande crollo, il che si traduce in un calo importante del prezzo medio, probabilmente l’effetto più atteso e preoccupante portato dall’introduzione dei dazi: la Francia ha perso infatti il 7,9% dei volumi e la Spagna il 9,2%, con l’Italia in territorio positivo, al +4,81%.
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Dieta mediterranea, il caso Usa
La dieta mediterranea, grazie al suo consumo prevalente di frutta e verdura, cereali e legumi, è la migliore del mondo: a ribadire il primato, per la salute e non solo, di uno stile alimentare riconosciuto come patrimonio dell’umanità Unesco, è stato, nei giorni scorsi, il portale americano U.S. News & World Report. Notizia che, in una sorta di cortocircuito mediatico, è arrivata poche ore dopo la proposta da parte del Governo Usa di Trump, che consentirebbe alla scuole di abbassare i quantitativi di frutta e verdura da servire, e di alzare quelli di pizza, hamburger e patatine fritte. Smantellando, di fatto, le linee guida introdotte dall’Amministrazione Obama, sotto forte impulso di Michelle Obama (ispirate proprio alla dieta mediterranea), che aveva imposto un maggior consumo proprio di frutta e verdura nella colazione e nel pranzo degli studenti americani.
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Focus
Barolo e Antinori al top nei ristoranti di New York
Nonostante la crescita del 4% delle bollicine, gli Usa si trovano per la prima volta, dal 1994, a fare i conti con un calo dei consumi enoici, che hanno chiuso il 2019 al -0,9%, trascinati in basso dal crollo dei vini fermi (-1,5%). Resistono, al contrario, i valori, con i consumatori che, seguendo il lungo trend della “premiumisation”, bevono sempre meno ma sempre meglio. Già, ma cosa? A New York, nei locali che propongono cucina americana, quindi la maggioranza, le denominazioni più presenti nelle carte dei vini, secondo la ricerca di Mibd - Wine Analytics, sono la Napa Valley (con una penetrazione del 79%), Willamette Valley (72%), Rioja (66%), Barolo (63%), Chateneuf-du-Pape (63%), Sonoma Coast (62%), Toscana Igt (62%), Mendoza (58%), Brunello di Montalcino (57%), Cotes du Rhone (57%), Barbaresco (55%), California (50%), Pauillac (50%), Marhgaux (49%) e Saint-Estephe (49%). Guardando invece alle aziende che si ritrovano con maggiore frequenza nelle wine list della Grande Mela - sempre nei locali che offrono cucina americana - sul gradino più basso del podio c’è Antinori (30%), dietro ai due americani Ridge Vineyard (39%) e Heitz Cellar (32%). Tenuta San Guido, l’azienda bolgherese dove nasce il Sassicaia, è, invece, alla posizione n. 12, presente in più di una carta dei vini su quattro (26%).
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Cronaca
Polo del Gusto: Illy in cerca a Barolo
Da 50 a 100 milioni di euro, per una quota tra il 20% ed il 40% del Polo del Gusto: Riccardo Illy fissa il prezzo per il partner finanziario che vorrà sposare gli obiettivi di crescita della sub-holding del gruppo Illy creata nel 2019, e che mette insieme il vino, con la cantina Mastrojanni, tra i riferimenti del Brunello di Montalcino, il cioccolato Domori, il tè Dammann Frères, la pasticceria Prestat ed il 40% di Agrimontana. A confermarlo è lo stesso Riccardo Illy, al quotidiano “La Stampa”. Illy che, come già detto a WineNews, non esclude nuove acquisizioni vinicole in terra di Barolo.
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Wine & Food
Cucina e beneficenza: lo chef Massimo Bottura incontra Papa Francesco
Da Milano a Londra, da Parigi a Rio de Janeiro, i Refettori Ambrosiani curati dallo chef n. 1 al mondo Massimo Bottura, a breve apriranno i battenti anche a New York e San Francisco, in Usa, a Montreal, in Canada, e a Merida, in Messico. Un progetto di cucina sociale, quello di “Food for Soul”, rivolta ai meno fortunati ma non solo, e con una grande attenzione alla sostenibilità, che ha attirato l’attenzione niente meno che di Papa Francesco, incontrato in udienza dallo stesso Bottura. “Ho raccontato a Papa Francesco delle anziane cuoche che nei nostri laboratori insegnano ai ragazzi autistici a fare i tortellini e le tagliatelle, dei refettori per i poveri in Messico e ad Harlem.  Ho dato la mia completa disponibilità per realizzare progetti per i giovani in difficoltà. Fare qualcosa con il Pontefice per chi ha bisogno è per me un sogno che si realizza”, ha detto lo chef.
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WineNews.tv
La contraffazione del vino? Colpisce 1 bottiglia su 5 nel mondo, ad ogni fascia di prezzo
A WineNews le parole di Maureen Downey, fondatrice di “Chai Vault”, e considerata la “Sherlock Holmes” dei vini “fake”. “Il mercato del vino è fiorente, ed appetibile anche per i contraffattori. Alcuni riproducono etichette, altri ne inventano di inesistenti, e non c’è fascia di prezzo che sia al riparo da questa piaga. Con la tecnologia che aiuta tanto chi combatte che chi mette in piedi le frodi. Il primo consiglio per salvarsi? Come sempre, diffidare di prezzi troppo convenienti”.
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