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WineNews
N. 3.398 - ore 17:00 - Martedì 12 Aprile 2022 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Un giovane agricoltore su 10 ha la vigna
Un giovane agricoltore su 10 possiede una vigna, la coltivazione più diffusa nelle aziende degli under 35. Emerge da un’analisi Coldiretti a “Vinitaly 2022”, per la quale sono oltre 5.500 in Italia le cantine in cui giovani vignaioli producono vini di qualità con una svolta innovatrice. E che rappresentano una “nuova stagione” del vino italiano, attenta alla sostenibilità, al marketing, ai social e al rapporto con i consumatori. Lo dimostra il fatto che quasi 1 cantina su 3 (31%) esporta all’estero contro il 20% della media nazionale, ma anche che i giovani possiedono una superficie superiore del 54% alla media, un fatturato più alto del 75% e il 50% di occupati in più.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
“La cultura del vino: un modello Mediterraneo” ... nel tritacarne della politica Ue
In Europa il vino è impegnato su più fronti, preso in mezzo dal “fuoco amico” del Piano Europeo di Lotta al Cancro da un lato e dall’etichettatura dall’altro. Due minacce da non prendere sottogamba, perché capaci di mettere in crisi un intero modello culturale, quello della Dieta Mediterranea, di cui il vino è una componente fondamentale. Finita, ben al di là delle evidenze scientifiche, nel tritacarne di un dibattito pubblico che, pur mirando al benessere pubblico, finisce per minarne goffamente le poche certezze, difese, con la forza della ragione e delle evidenze, da alcuni degli studiosi più importanti del mondo accademico e scientifico italiano, riuniti, a “Vinitaly 2022”, da Uiv (Unione Italiana Vini) e Federvini, nella tavola rotonda “La cultura del vino: un modello Mediterraneo”, con il professore Andrea Poli di Nutrition Foundation of Italy, la professoressa Elisabetta Bernardi, nutrizionista, biologa specializzata in scienza dell’alimentazione, e collaboratrice di “Superquark”, la professoressa Silvana Hrelia, Ordinario di Biochimica al Dipartimento di Scienze per la Qualità della vita dell’Università di Bologna, il professore Francesco Visioli, nutrizionista dell’Università di Padova, il professore Ernesto Di Renzo, docente di Discipline antropologiche alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Tor Vergata, e Ignacio Sànchez Recarte, segretario generale Comitée Vin. “Conosciamo benissimo la correlazione tra alcol e salute”, spiega il professore Andrea Poli. “Già nel 1997 la American Cancer Society ci spiegava che tra gli astemi il tasso di mortalità è identico a quello registrato tra i bevitori, prendendo in considerazione tutte le cause di morte”. “Il vino rappresenta al meglio il bere mediterraneo, uno dei modelli di dieta più conosciuti, i cui effetti benefici sono confermati da decine di studi”, dice Elisabetta Bernardi. “Il vino deve essere considerato un alimento liquido”, aggiunge Silvana Hrelia. “Tutto quello che compreremo al supermercato avrà un’etichetta, che ci dirà cosa è buono e cosa no”, commenta Francesco Visioli. “La cultura ha una voce in capitolo importante per spiegare il rapporto che abbiamo con il vino, una sostanza di per sé eccezionale”, dice il professore Ernesto Di Renzo (tutti gli interventi in approfondimento).
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Ferragamo ed il legame tra vino e moda
Attenzione alla qualità, cura dei dettagli e creatività. Salvatore Ferragamo, tra i grandi dell’imprenditoria italiana, concentra in questi tre elementi i punti di contatto tra due delle eccellenze del made in Italy: il vino e la moda. Un’affinità testimoniata dagli investimenti che molte firme dell’alta moda da tempo stanno facendo nel mondo del vino. Ne è un esempio eccellente Ferragamo che, in Toscana, con “Il Borro”, dal 1993, non solo produce vino, ma propone nel borgo medioevale della tenuta un’accoglienza a 5 stelle e una ristorazione di qualità. “Dalla scelta dei cloni in base ai terreni alla selezione in vigna, fino alla vinificazione e all’affinamento, la cura dei dettagli con cui produciamo il vino è maniacale. Alla selezione della materia prima e alla capacità di valorizzarla al meglio si aggiunge la creatività”, sottolinea l’ad della Tenuta “Il Borro”.
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Focus
I giovani e il vino? “Meglio meno, ma di qualità”
Il vino si conferma come un prodotto strategico per l’economia italiana, con un sensibile incremento dei suoi consumatori tra i giovani, che scelgono di bere in maniera responsabile, e vedono nell’italianità il principale criterio di scelta (79,3%), perché percepita come garanzia di qualità. A dirlo è un Rapporto Enpaia-Censis presentato a “Vinitaly 2022”, secondo il quale se nel lungo periodo la quota di italiani che beve vino è stabile (erano il 58% nel 1993, sono il 55,5% nel 2020), nello stesso arco di tempo i giovani sono saliti dal 48,7% al 53,2%, mentre chi beve più di mezzo litro al giorno è sceso in picchiata dal 3,9% a meno dell’1%. Tra i giovani che consumano vino, il 70,9% lo fa raramente, il 10,4% 1-2 bicchieri al giorno e il 17,3% solo stagionalmente. E il 79,9% di chi ha 18 e 34 anni afferma che vale la logica “meglio meno, ma di qualità”. Non solo: il 70,4% dice “mi piace bere vino, ma senza eccessi”, che richiama l’idea di un alimento che dà piacere e contribuisce in diverso modo al benessere soggettivo, non di un catalizzatore sempre e solo di pulsioni di sregolatezza. E il 94,9% acquista spesso prodotti tipici dei territori, mentre il marchio conta per il 36,1%. Infine, se il 92% è pronto a pagare di più la tracciabilità di un’etichetta, il 56,8% è orientato verso vini bio e cantine attente alla sostenibilità.
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Cronaca
Folonari investe ancora a Bolgheri
Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute investe ancora Bolgheri, acquistando altri 9 ettari di terreni, che, dopo una approfondita analisi satellitare dei suoli che ne ha determinato la composizione, distinguendo tra aree franco sabbiose ed argillose, saranno interamente impiantati a Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot e Vermentino. Una nuova proprietà della griffe che va ad aggiungersi ai 30 ettari della Tenuta Campo al Mare, già articolata in sei unità produttive, tutte localizzate in uno dei territori più prestigiosi del vino italiano.  
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Wine & Food
Sace: il vino vale un quarto dell’export agroalimentare italiano, e può crescere ancora
Sotto i riflettori in tutta la sua complessità e varietà, fatta di grandi e piccole cantine, denominazioni emergenti e blasonate, il vino, da tempo, rappresenta un quarto dell’export del settore agroalimentare italiano. Un settore che ha saputo mantenersi in territorio positivo nel picco della pandemia, e che ancora oggi riporta ottime performance. A confermarlo, tra le mille analisi, anche quella di Sace, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze specializzata nel settore assicurativo-finanziario, presentata a Vinitaly 2022, che ha ricordato come le vendite oltreconfine di vino, uno dei prodotti di punta del made in Italy, sono continuare a crescere anche nel 2021, con un incremento del 12,4% sul 2020, per un valore di 7,3 miliardi. Con l’Italia n. 2 per valore, dietro alla Francia (con il traino di Veneto e Prosecco) ed in volume, dietro alla Spagna (i dettagli in approfondimento).
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Il vino dealcolato, tra dubbi ed opportunità, muove i primi passi anche in Italia
Il dibattito sul vino dealcolato è più vivo che mai. Opportunità da cogliere per le aziende o un prodotto che nulla ha a che fare con la vinificazione? Dal punto di vista dei produttori, può rivelarsi una sfida interessante, ma le incognite ed i dubbi, in termini enologici, ma anche chimici, filosofici, legislativi e politici, abbondano, perché l’alcol è una componente fondamentale, ed imprescindibile, del vino. A WineNews, da Vinitaly, la voce di Riccardo Cotarella (presidente di Assoenologi), Luigi Moio (presidente Oiv) e Martin Foradori (Hofstätter).
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