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N. 2.726 - ore 17:00 - Mercoledì 4 Settembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Dopo settimane di incertezza, ritrattazioni e “toto ministri”, poco fa il neo (ri) Premier Giuseppe Conte ha annunciato la nuova squadra del Governo Giallo-Rosso. Che vede succedere al leghista Gian Marco Centinaio, la senatrice del Pd Teresa Bellanova, terza donna a guidare questo Ministero, che nel suo lungo curriculum ha esperienze da sindacalista e di convinta lotta al caporalato nel barese, fino ad arrivare, nel Governo Letta, alla sottosegreteria del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e poi diventare vice ministra dello Sviluppo Economico, sia nel Governo Renzi che col Governo Gentiloni. |
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Una vendemmia “minore” la 2019, in quantità, rispetto all’abbondante 2018 (-16%), ma non scarsa (sui 46 milioni di ettolitri), che arriva a dare un po’ di respiro, forse, sul fronte dei prezzi all’origine (-13% in media nel 2018 sul 2017), mentre le esportazioni del vino italiano continuano a crescere (+11% a volume e +5,5% a valore, a 2,6 miliardi di euro nei primi 5 mesi 2019). È il quadro delineato dalla stime di vendemmia che, per la prima volta, vedono unite Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea, presentate oggi a Roma, mentre la raccolta, tornata in tempistiche più vicine alla tradizione, è appena iniziata o alle porte in tanti territorio d’Italia. Le elaborazioni effettuate a fine agosto, dunque, stimano la produzione nazionale di vino 2019 a 46 milioni di ettolitri, con una riduzione del 16% rispetto all’annata record del 2018, quando erano stati sfiorati i 55 milioni di ettolitri (dato Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione). Il dato stimato, come di consueto, risulta da una media tra un’ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47 milioni, comunque inferiore alla media degli ultimi 5 anni. A livello regionale, la “regina”, nonostante un -16%, sarà ancora il Veneto, a 11,2 milioni di ettolitri, davanti alla Puglia, che con un calo percentuale simile, dovrebbe toccare gli 8 milioni di ettolitri, davanti all’Emilia Romagna, in calo del 20%, a 7,5 milioni di ettolitri. Tra le Regioni più produttive, seguono Sicilia (-20%, a 3,7 milioni di ettolitri), Abruzzo (-11%, a 3 milioni di ettolitri), Toscana, unica Regione ad oggi prevista in sensibile crescita (+10%, a 2,5 milioni di ettolitri) e Piemonte (-15%, a 2,4 milioni di ettolitri). Le perdite maggiori, sottolineano Uiv, Assoenologi e Ismea, si contano sulle uve precoci, mentre per quelle più tardive l’evoluzione produttiva sarà legata all’andamento meteo di settembre. Nonostante una vendemmia meno generosa, peraltro né inattesa né vissuta come problematica dagli operatori, stando alle previsioni sembra salva anche per il 2019, per quel che vale, la leadership mondiale del nostro Paese, dal momento che la Francia è attesa a un dato di 43,4 milioni di ettolitri (stima al 19 agosto ministero Agricoltura francese) e la Spagna non dovrebbe andare oltre i 40 milioni (dato ministero Agricoltura spagnolo). |
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Rivedere le rese tanto per i vini generici che per quelli Igp e Dop, ripensare i meccanismi degli strumenti di governo dell’offerta e delle eccedenze, e non solo. Tante le proposte lanciate alla filiera, nei mesi scorsi, dall’Alleanza delle Cooperative (la cooperazione vale oltre la metà del vino prodotto in Italia) per cercare l’equilibrio di mercato e, soprattutto, la stabilità dei prezzi. “Si è aperto un bel dibattito, vivace, con tanti consorzi attivi sul questo tema - commenta oggi a WineNews Ruenza Santandrea, alla guida del settore vino dell’Alleanza - e sono convinta che entro settembre porteremo al Ministero delle Politiche Agricole un pacchetto di proposte completo. A cui dovremmo aggiungere la possibilità di stoccaggio anche per i vino non Dop e Igp, di cui stanno parlando anche in Spagna. Così, metteremo in sicurezza il vino italiano per i prossimi 10 anni”. |
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C’è una buona parte della filiera del vino italiano che è in salute, genera valore aggiunto tanto per chi produce uva che per chi commercia le bottiglie, e cresce nei territori e nell’export. Ma c’è anche una parte, non marginale, che soffre, e molto. Soprattutto nel segmento dei vini da tavola, per una sostanziale sovrapproduzione interna, con le uve pagate, quando va bene, 25-30 centesimi al chilo. E che pone una serie di questioni. In primis, il rischio che certi vigneti, con il ricambio generazionale, vengano abbandonati. Segue la necessità di rivedere i criteri di assegnazione delle autorizzazioni per i nuovi vigneti, da concedere, per alcuni, soltanto in quei territori che hanno mercato. Infine, la consapevolezza che il primato in quantità non conta nulla, anzi, può essere un problema, e che sulla creazione di valore, concordano tutti, si devono concentrare gli sforzi, anche nella promozione. Processo che passa anche dalla semplificazione del messaggio, forse troppo complesso, delle tante diversità del vino italiano, e che chiama in causa, tra le altre cose, le razionalizzazione del numero delle nostre Denominazioni. Riflessioni espresse da diverse anime della filiera (produttori, enologi, istituzioni), che meritano più di un approfondimento. |
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Più di 500 vitigni del patrimonio genetico dell’Italia Nord Occidentale, tra cui molti minori, rari e a rischio di estinzione: è il vigneto-collezione ampelografica di Grinzane Cavour, nato dall’impegno dei ricercatori del Cnr e dei Vignaioli Piemontesi, capofila del progetto biennale “GrapeRescue” destinato al recupero ed alla difesa delle varietà di vite rare. Un vero e proprio museo a cielo aperto, capace di custodire un patrimonio inestimabile, che il 13 settembre aprirà le porte ai visitatori. |
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Cambiare per rilanciarsi, per incontrare i gusti del mercato, le cui “voglie” fanno i bilanci delle aziende, e di conseguenza la loro possibilità di pagare stipendi, investire, di fare promozione, di mantenere la bellezza dei territori del vino italiano. Strada intrapresa anche dal Consorzio del Vino Chianti, la più grande delle Denominazioni di Toscana (dove qualcuno, da rumors WineNews, senza venir meno alla predominanza del Sangiovese, ipotizza anche una possibile modifica delle proporzioni tra vitigni consentiti dal disciplinare), che ha ottenuto il via libera alla modifica del valore del residuo zuccherino massimo (da 4 a 9 g/l). Una modifica, spiega il presidente del Consorzio Giovanni Busi, “che garantisce una maggiore capacità del vino Chianti Docg di allinearsi ai gusti dei consumatori”, pensando soprattutto ai gusti di americani ed orientali. |
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La storia di un sogno di vino che ha trovato sostanza grazie alla passione e alla libertà di espressione del territorio, che guarda al futuro. Nei ricordi e nella visione dei personaggi che ne hanno scritto la storia, ne disegnano il presente e ne immaginano il futuro. Legato, sempre e per sempre, alla qualità massima dei vini ed all’evoluzione di un territorio gioiello del vino, che, in gran parte, è ancora tutto da scoprire. |
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