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N. 4.106 - ore 17:00 - Venerdì 6 Dicembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | In futuro l’esperienza culinaria fuori casa sarà sempre più caratterizzata da personalizzazione (spazi e offerte modulabili), sostenibilità (ingredienti locali e piatti della tradizione), benessere (design olistico e menu salutari) e semplificazione (tempi ridotti e street food gourmet). Tra gli ingredienti “in” troviamo cibi superfood, bevande zero o poco alcoliche e processi innovativi di preparazione, mentre tra quelli “out” ci sono cibi non sostenibili o inflazionati, come avocado e açai. Sono le tendenze del 2025 per la ristorazione, secondo la ricerca di TheFork, la principale piattaforma per la prenotazione online di ristoranti. | |
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| | In un 2024 di grande difficoltà per il mercato dei fine wines, l’Italia, che non vola ma si difende meglio degli altri, guadagna prestigio e autorevolezza con le sue etichette più prestigiose. A testimoniarlo è il “Liv-Ex Power 100” 2024. Perché se al n. 1 c’è Vega Sicilia, uno dei brand più celebri del vino di Spagna e del mondo, al n. 2 c’è Gaja, icona delle Langhe e primo brand italiano in classifica, ancora una volta (nel 2023 era alla n. 7) e, alla n. 3, Tenuta San Guido, la culla del “Sassicaia”, della famiglia Incisa della Rocchetta, l’espressione più rinomata di Bolgheri. San Guido che scala 54 posizioni. E se a livello di territori, la Borgogna continua ad essere il leader con 30 etichette ma ne perde 7 rispetto a dodici mesi fa, Bordeaux ne ha 25 (-5), mentre l’Italia, in terza posizione, sigla il proprio record con 22 etichette, ben 9 in più sul 2023. Dietro Gaja e Tenuta San Guido, tra i top brand italiani, c’è Roagna, uno dei nomi più quotati e di riferimento delle Langhe, alla posizione n. 15, davanti ad un altra griffe del Barolo, Giuseppe Rinaldi (n. 18), mentre sale alla n. 20 Giacomo Conterno “la casa del Barolo Monfortino”. Sale ancora Biondi-Santi, “culla” del Brunello di Montalcino e oggi del Gruppo Epi della Famiglia Descours, al n. 23, così come Masseto, gioiello di Frescobaldi, alla n. 26, e Bruno Giacosa, altra punta di diamante del Piemonte enoico, alla n. 33. Alla numero 39, c’è il Tignanello, uno dei gioielli di casa Antinori, nell’anno in cui festeggia i 50 anni dalla prima uscita sul mercato (con la vendemmia 1971, nel 1974), e già nelle posizioni di vertice di “Top 100” internazionali come quella di “Wine Spectator” e quella di “Vinous” di Antonio Galloni. Ancora, posizione n. 43 per Ornellaia del Gruppo Frescobaldi, e sensazionale scalata per Soldera Case Basse, una delle espressioni più alte e “ricercate” dai collezionisti dei vini di Montalcino, che passa dalla n. 199 alla n. 45, il “salto” più grande tra i produttori italiani. E ancora, in “Top 100”, Stella di Campalto (n. 49), Produttori del Barbaresco (55), Giuseppe Quintarelli, (64), Bartolo Mascarello (67), Vietti (71), il Solaia di Antinori (80), Fontodi (86), Casanova di Neri (88), Castello dei Rampolla (90), Poggio di Sotto (Gruppo ColleMassari, n. 95) e Valdicava (97). | |
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| | Solo “Toscana” (e non più anche “Toscano”) in etichetta, per valorizzare ancora di più l’Indicazione geografica ed il territorio, e l’introduzione della categoria “Spumante” (sia Metodo Classico che Charmat): sono le modifiche al Disciplinare dell’Igt Toscana, Indicazione Geografica che racconta la grande diversità del vino del Granducato, con tante tra le etichette più importanti d’Italia, proposte dal Consorzio Vino Toscana Igt, guidato da Cesare Cecchi, approvate dalla Regione Toscana, e che ora cercano l’ok definitivo in sede nazionale ed europea per diventare operative, magari già a partire dalla vendemmia 2025. Un percorso importante, quello intrapreso dal Consorzio, tra i più significativi della Regione, con ben 1.594 soci tra produttori di vino e viticoltori, una produzione totale certificata di circa 95,5 milioni di bottiglie, con una quota di export di ben il 69%. | |
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| | | Un novembre nero, quello del 2024, per gli investitori in fine wines. Con un ulteriore ribasso intorno al -2%, mese su mese, per tutti gli indicatori principali, sono tutti in perdita in doppia cifra, o poco meno, da inizio anno, gli indici del Liv-Ex, riferimento per il monitoraggio del mercato secondario dei grandi vini. Il Liv-Ex 100 (di cui fanno parte, per l’Italia, il Barolo 2019 di Bartolo Mascarello, il Barolo Falletto Vigna le Rocche Riserva 2017 di Bruno Giacosa, il Barbaresco 2019 di Gaja, il Barolo Monfortino Riserva 2014 e 2015 di Giacomo Conterno, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Biondi-Santi, il Masseto 2019 e 2020 e l’Ornellaia 2020 di Frescobaldi, il Sassicaia 2018, 2019 e 2020 della Tenuta San Guido, il Solaia 2019 ed il Tignanello 2019 e 2020 di Antinori, ed il Redigaffi 2020 di Tua Rita, ndr) fa -9,2% da inizio anno. Ancora peggio fa il Liv-Ex 1000, a -11,1%, trascinato in basso da Borgogna, Bordeaux, Champagne e non solo. Meno peggio, ma decisamente male, anche l’Italy 100, composto da diverse annate del Barolo di Bartolo Mascarello, dal Barolo Falletto Le Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa, del Flaccianello della Pieve di Fontodi, del Barbaresco di Gaja, del Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, e ancora di Sassicaia, Ornellaia, Masseto, Tignanello e Solaia, ormai a -6% da inizio anno. | |
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| | | É l’artista Rissa, tra le più note della scena contemporanea tedesca, a firmare quest’anno l’etichetta del Chianti Classico “Vigna Doghessa”, vino-simbolo di cantina Nittardi - di proprietà della famiglia Canali-Femfert - nell’ambito di un progetto unico, nato nel 1981, che ha già visto in passato la collaborazione di grandi nomi internazionali, dal regista James Ivory (che ha creato l'etichetta lo scorso anno), passando per Yoko Ono, Günter Grass, Igor Mitoraj, Dario Fo, Mimmo Paladino, Emilio Tadini, Valerio Adami, Allen Jones e molti altri. | |
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| | Per alcuni, una delle nuove frontiere del mercato mondiale del vino potrebbe essere l’area del Mercosur con cui, da tempo, l’Ue sta lavorando ad un accordo di libero scambio che sta vivendo una fase finale di negoziazione complicata (nonostante la firma di un accordo tecnico tra le parti in queste ore, nel vertice andato in scena a Montevideo). Ma se sul fronte agricolo nel suo complesso i Governi di Paesi come Italia e Francia si erano detti contrari al trattato, puntando il dito sulla reciprocità delle regole (come ribadito oggi da Confagricoltura e Coldiretti), per le imprese vinicole europee arrivare ad un trattato è auspicabile e necessario. A ribadirlo è il Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), che riunisce 25 organizzazioni nazionali (tra cui Federvini e Unione Italiana Vini - Uiv), che rappresentano il 90% delle esportazioni di vino europee. | |
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| | | Le visioni dei vertici dei Consorzi di Bolgheri, Barolo, Valpolicella, Chianti Classico, Montalcino ed Etna, tra i territori top d’Italia. Tra la necessità di difendere e valorizzare i marchi territoriali, che sono patrimonio collettivo, la complessità nel far convivere, nel rispetto reciproco, aziende leader e pioniere e organismi collegiali, le Commissioni di Assaggio, con cui dialogare, in un contesto in cui cambiano clima e gusti dei consumatori, e progetti futuri, spesso incardinati intorno al tema della sostenibilità, nella sua accezione più ampia, ben oltre il solo aspetto ambientale. | |
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