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WineNews
N. 3.270 - ore 17:00 - Domenica 17 Ottobre 2021 - Speciale Vinitaly - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Vino, donne e Denominazioni top
C’è una “pink revolution” nel vino, e non riguarda il bicchiere. Nel 2021 per la prima volta le donne hanno superato gli uomini tra i wine lover del Belpaese, conquistando la quota del 55% dei consumatori regolari, dal 49% del 2020. Uno “storico sorpasso”, documentato da Wine Intelligence per il neonato Osservatorio Uiv-Vinitaly, trainato dalle consumatrici più giovani (18-35 anni). E cresce anche l’“awareness” nei confronti delle Denominazioni, con il Brunello di Montalcino in testa alla classifica per riconoscibilità per 2 italiani su 3, seguito sul podio dal Prosecco Doc, il più consumato, e il Chianti. Chiudono la “Top 5” Chianti Classico e Montepulciano d’Abruzzo.
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Primo Piano
La filiera del vino italiano è la n. 1 dell’agroalimentare. Il “rating” Unicredit e Nomisma
La filiera del vino italiano si conferma al vertice tra le filiere agroalimentari. Per valore della produzione, proiezione sui mercati (con un export cresciuto del 60% dal 2000 al 2020) e non solo. E, questo nonostante, un 2020 di piena pandemia che ha messo a dura prova un settore che, però, nel 2021, soprattutto nella sua seconda parte, sta vivendo un rimbalzo che il lavoro di imprese, banche, fiere ed istituzioni devono saper trasformare in crescita strutturale. È il messaggio che arriva al via di “Vinitaly Special Edition” 2021, da oggi al 19 ottobre, a Veronafiere a Verona, che, pur con un evento dai numeri forzatamente molto ridotti, marca la ripartenza non solo del mercato, ma anche delle fiere, in quella che è “la nostra terza iniziativa dopo “Opera Wine” e “Vinitaly Preview”, un settore da cui le imprese sviluppano oltre il 50% del loro export”, ha detto il presidente Veronafiere e Aefi, Maurizio Danese. Al centro, come detto, la filiera del vino (qui rappresentata da oltre 400 dei più importanti nomi del Belpaese). Che, con un valore pari a 68 punti, si posiziona al primo posto nella classifica dell’“AGRI4index”, il super-indice creato da Nomisma per UniCredit. Uno scoring quello del vino, che supera quello della filiera lattiero-casearia (seconda con 56), della pasta (54) e dell’ortofrutta (51) e che in un confronto a livello europeo, ci posiziona sopra la Spagna (48), ma dietro la Francia (76). Con delle eccellenze a livello regionale, a partire dal Veneto, prima Regione in assoluto (“e che è il quarto esportatore di vino a livello mondiale, con oltre 2,2 miliardi di euro”, ha sottolineato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia) secondo l’“AGRI4index”, con 89 punti, davanti a Toscana e Trentino Alto Adige con 77, e Piemonte 72 (4 Regioni che mettono insieme oltre il 77% dell’export nazionale, ndr). Fotografia di una filiera del vino “che è uno dei comparti che sta trainando la ripresa del made in Italy sui mercati mondiali”, ha detto il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan. Ripresa che va supportata anche da fiere e istituzioni, come hanno ricordato il dg Veronafiere Giovanni Mantovani, il presidente dell’Ice Carlo Maria Ferro, e il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli (gli interventi nell’approfondimento).
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Il vino e la sua “nuova normalità”
Va verso i 7 miliardi di euro, a fine 2021, l’export di vino italiano, con un boom del +15% in valore nei primi 7 mesi sullo stesso periodo 2020, e anche il mercato interno, tra gdo (+9,7% in valore nei primi 9 mesi) e ristorazione è tornato a crescere. Resta il nodo del prezzo medio del vino che esce dalle cantine (2,8 euro al litro contro i 5 della Francia), ma se diamo fiducia e strumenti alle aziende, a quell’Italia “che fa l’Italia” per capirsi - è la riflessione di WineNews - il settore può farcela. Anche se davanti a grandi sfide, a partire dall’aumento, dal 40% al 60%, dei costi di produzione, dovuto ai rincari di energia, trasporti e materie prime. Spunti che emergono da un “Vinitaly 2021”, post pandemia, in forma ridotta ma comunque “Speciale”, perché segna di fatto una ripartenza negli incontri di business e nelle degustazioni.
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Focus
Osservatorio Uiv-Vinitaly su prezzi: l’Italia in fascia “popular”
Solo il 5% delle bottiglie di vino fermo italiano destinate all’export esce dalle cantine a più di 9 euro al litro, mentre il 75% non supera 6 euro. Un posizionamento più basso su competitor come Nuova Zelanda, Francia e Australia, ma anche sulla media mondiale degli scambi. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Unione italiana vini e Vinitaly presentato oggi a “Vinitaly Special Edition”. Nel complesso, è il segmento “popular” (3-6 euro/litro) il più presidiato dal vino tricolore con quasi la metà dei volumi, seguito dal “basic” (fino a 3 euro) con il 28%, dal “premium” (6-9 euro) con il 20% e dal “superpremium” (oltre 9 euro). Pur nella crescita generale del prezzo medio e con le eccezioni dei rossi toscani e piemontesi, in Usa solo il 26% dei nostri vini è in fascia “premium” o “superpremium”, con i neozelandesi che sommano sui segmenti di alta fascia il 46% e la Francia che domina con il 66%. In Cina con il 21% di prodotto oltre 6 euro superiamo Spagna e Cile, ma rimaniamo lontani da Francia (38%) e Australia (76%). Prezzi medio-bassi anche in Uk e Germania, con 8 bottiglie su 10 nei segmenti “basic” o “popular”, mentre in Canada le fasce più ambite sono appannaggio di Usa e Francia. Va meglio in Giappone, con il Belpaese secondo solo alla Francia. Gli spumanti, Prosecco in testa? La sfida è la fascia “premium” (7-10 euro).
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Cronaca
L’Hospices de Beaune per le donne
La più antica e rinomata delle aste charity, quella dell’Hospices de Beaune, che anima il mondo del vino dal lontano 1859 e che torna in presenza la terza domenica di novembre (il 21, ndr), come da tradizione, e con un nuovo banditore, Sotheby’s, dopo aver raccolto nel 2020 12,7 milioni di euro, continua a reinventarsi, difendendo e promuovendo temi importanti per la società di oggi. Quest’anno, i profitti della vendita della mitica Pièce des Présidents, saranno devoluti a due organizzazioni che difendono le cause delle donne.
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Wine & Food
Il cibo al centro della dignità dei poveri: alla Comunità di Sant’Egidio il Premio Artusi 2021
La Comunità di Sant’Egidio si aggiudica il Premio Artusi 2021, riconoscimento dedicato al padre dell’Italia unita ai fornelli, Pellegrino Artusi, autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”, anche noto semplicemente come “l’Artusi”, pietra miliare dei manuali della cucina oltre che libro tra i più famosi e diffusi in lingua italiana, particolare che ne fa uno dei “padri nobili” della lingua e della letteratura tricolore. La cerimonia è andata in scena ieri alla Chiesa dei Servi in Casa Artusi a Forlimpopoli, la città in cui Artusi nacque nel 1820 e che ogni anno ricorda il suo cittadino più famoso. Il Premio Artusi è stato istituito nel 1997 per la “Festa Artusiana”, come riconoscimento a chi, a qualsiasi titolo, si sia distinto per l’originale contributo dato alla riflessione sui rapporti tra l’uomo e il cibo.
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I prezzi di materie prime, energia e container volano: anche il vino corre ai ripari
La filiera enoica - dopo gli ottimi numeri dei primi 7 mesi del 2021 - paga la lentezza dei trasporti e i costi che volano di prodotti essenziali come cartone e bottiglie. Ne abbiamo parlato con Marcello Lunelli (Ferrari), Josè Rallo (Donnafugata), Enrico Viglierchio (Banfi), Francesca Moretti (Bellavista), Giancarlo Moretti Polegato (Villa Sandi), Angela Velenosi (Velenosi) e Alessio Di Majo Norante (Di Majo Norante). 
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