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WineNews
N. 3.242 - ore 17:00 - Lunedì 13 Settembre 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Francia, il Prosecco vola in Gdo
Dopo il crollo dei consumi del 2020, tutti hanno pagato lo scotto dei due mesi in lockdown, anche il vino, ed in particolar modo le bollicine, in Italia come in Francia, dove, come raccontano gli ultimi dati Iri, il peggio sembra essere definitivamente alle spalle. Sugli scaffali della distribuzione moderna le vendite di bollicine hanno fatto segnare, tra luglio 2020 e luglio 2021, una crescita del +10% a volume e del +11% a valore sui 12 mesi precedenti, con il Prosecco, padrone dell’aperitivo e sempre più amato dai giovani francesi, che nel periodo ha registrato un aumento delle vendite del 24%, sia a volume che a valore, per 14 milioni di bottiglie e 90 milioni di euro.
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Primo Piano
Dalla vigna (Barolo e Brunello al top) ai meleti ai vivai, tengono i valori dei terreni in Italia
I vigneti delle denominazioni più importanti d’Italia, dal Barolo (che arrivano a 1,5 milioni di euro ad ettaro) al Brunello di Montalcino (700.000 euro), dall’Alto Adige (690.000) alle colline del Prosecco Docg (450.000), restano i terreni più preziosi d’Italia, ma tengono con quotazioni importanti anche i meleti della Val Venosta (fino a 700.000 euro ad ettaro) e della Val d’Adige (600.000), quelli per la floricoltura della Piana di Albenga (500.000), nel Savonese, o quelli di San Remo (320.000), o ancora i terreni da vivaio del Pistoiese (270.000) o quelli coltivati ad asparago nella zona di Bassano (220.000), nel Vicentino: alcuni esempi di un mercato fondiario che la pandemia ha rallentato nel complesso, in termini di numero di compravendite (-8,4%), ma senza rilevanti conseguenze sulle quotazioni dei terreni (-0,1%). Segno di un asset patrimonale, quello della terra destinata ad uso agricolo, che, al netto di alcune criticità, si conferma economicamente strategico e resiliente alle crisi. A dirlo l’indagine del Crea Politiche e Bioeconomia. Guardando ai soli vigneti, tra quelli monitorati dal Crea, i più preziosi si confermano quelli delle Langhe e del Barolo, con valori che oscillano tra i 200.000 euro e gli 1,5 milioni di euro ad ettaro, seguiti da quelli del Brunello di Montalcino, tra i 250.000 ed i 700.000 euro ad ettaro, e da quelli dell’Alto Adige, con valori tra i 440.000 ed i 690.000 euro ad ettaro per quelli nella zona del Lago di Caldaro, nella bassa Val Venosta e nella Valle Isarco. Seguono poi i vigneti del Prosecco Docg di Valdobbiadene, tra 350.000 e 450.000 euro ad ettaro, quelli a nord di Trento, tra i 220.000 ed i 400.000, come quelli di Bolgheri, mentre quotano tra i 250.000 ed i 340.000 euro ad ettaro quelli di Asolo, e tra i 120.000 ed i 200.000 quelli della collina bresciana. Ancora, tra i vigneti più preziosi d’Italia, secondo il Crea, quelli del Chianti Classico, con valori leggermente più alti in provincia di Firenze (110-160.000 euro ad ettaro) rispetto a quella di Siena (90-150.000), ma toccano quotazioni rilevanti anche i vigneti di Chambave, in Val d’Aosta, che arrivano a 150.000 ad ettaro, così come quelli del basso Piave, in provincia di Venezia, o quelli del Collio, perla bianchista del Friuli Venezia Giulia.
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Made in Italy sempre più da record
Sembra sempre più vicino il record di 50 miliardi di euro delle esportazioni agroalimentari italiane, che potrebbe arrivare a fine 2021, dando a tutto il comparto e a tutto il Paese un segnale forte non solo di ripartenza, ma anche del valore del settore. Intanto, nel primo semestre 2021, le esportazioni sono cresciute del +11,2% sul primo semestre 2020. A dirlo la Coldiretti (sui dati Istat). Tra i principali clienti del Made in Italy a tavola nel primo semestre dell’anno ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto ma registrano l’incremento maggiore della domanda con un +18,4%, trend positivo anche in Germania che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 6,8%, praticamente lo stesso della Francia (+6,7%), davanti alla Gran Bretagna dove, a causa della Brexit, l’export alimentare segna il -4,6%.
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Focus
Usa e Corea del Sud i mercati più attrattivi per il vino
Gli Stati Uniti sono ancora il mercato più attrattivo per il mondo del vino, mentre al secondo posto resiste una sorprendente Corea del Sud, che dopo l’exploit del 2020, quando fu capace di scalare ben 8 posizioni, si conferma come una meta di primissimo piano per il commercio enoico mondiale, come emerge dal “Global Compass 2021” di Wine Intelligence, che misura e classifica l’attrattività per il commercio del vino di 50 Paesi focus, secondo fattori economici, sociali, politici. A livello globale, lo studio mostra, invece, un punteggio medio mediamente negativo sul 2020, ma ci sono Paesi che hanno comunque migliorato il loro ranking, a partire da Norvegia, Svezia e Finlandia. Anche i mercati del Sud America, come Brasile, Colombia e Argentina sono cresciuti, guidati dalla crescita dell’e-commerce e da un ampliamento della base dei consumatori, che mostrano sempre più curiosità per il vino. Al contrario, Paesi i cui consumi sono legati al turismo, come Italia, Spagna e Francia, hanno registrato un calo importante in classifica, proprio a causa del drastico calo dei consumi di vino legati al turismo internazionale. In fondo al ranking, invece, troviamo l’Angola, alle prese con una drammatica crisi economica, e il Sudafrica, il cui Governo ha messo al bando la vendita di alcol e vino, durante la pandemia.
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Cronaca
Anche Cannavacciuolo apre in campagna
La campagna ed i piccoli borghi sono sempre più meta della grande cucina. Anche di quello che oggi è il più mediatico degli chef, Antonino Cannavacciuolo - quattro stelle Michelin, tra le due di Villa Crespi, sul Lago d’Orta in Piemonte, e quelle dei Bistrot di Torino e Novara - e imprenditore dell’hospitality con Laqua Resorts, sul Lago d’Orta, a Sorrento e a Ticciano, sulle Colline Sorrentine, nella casa di campagna in cui lo chef campano è nato e cresciuto. E dove adesso ha aperto il Ristorante Cannavacciuolo Countryside, guidato dallo chef Nicola Somma.
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Wine & Food
Il vino in lattina continua a crescere. I migliori all’“International Canned Wine Competition”
A molti fa storcere il naso, ma il fenomeno del vino in lattina cresce nel mondo. Soprattutto tra i giovani, e nei mercati più importanti. Secondo una recente indagine di Wine Intelligence, se nel 2017 solo il 21% dei britannici ed il 33% degli americani prendeva in considerazione l’idea di comprare vino in lattina, la percentuale nel 2020 sale rispettivamente al 32% ed al 42%. Ancora, secondo un report di Grand View Research, il vino in lattina nel 2020 ha mosso 211,4 milioni di dollari, e crescerà del 13,2% all’anno da oggi al 2028. E se anche la critica internazionale inizia a guardare con attenzione a questo segmento, si moltiplicano i concorsi ed i premi dedicati. Come l’“International Canned Wine Competition”, in California, dove ha brillato anche il vino italiano, con l’emiliana Donelli Vini ed il gruppo Megea Beverages, di cui fa parte anche la veronese Zai Urban Winery. 
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La Bolgheri del vino nelle parole dei poeti, e nei ricordi di chi ha fatto grande il territorio
Un viaggio tra pensieri, sogni realizzati e altri ancora da costruire, tra la nobiltà e l’imprenditorialità che hanno dato vita alla “Bordeaux d’Italia”. Le parole di Piero Antinori, Gaddo della Gherardesca, Renzo Cotarella (Guado al Tasso), Federico Zileri Dal Verme (Castello di Bolgheri e Tenuta Argentiera), Giovanni Geddes da Filicaja (Ornellaia e Masseto) e del “triumvirato” che guida il Consorzio, con Albiera Antinori, Priscilla Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido) e Cinzia Merli (Le Macchiole).
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