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WineNews
N. 4.139 - ore 17:00 - Martedì 28 Gennaio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Il Piemonte alla prova del calice
Il Piemonte del vino, con 60 vini Dop, di cui 19 Docg e 41 Doc, ha raggiunto un valore delle esportazioni di 1,18 miliardi di euro nel 2023, pari al 15,3% del valore totale del Belpaese, e con un dato dei primi 10 mesi 2024 in linea con lo scorso anno, secondo l’Istat. Denominazioni che si sono riunite, in gran parte, a “Grandi Langhe e il Piemonte del Vino” a Torino, con il racconto nel calice, agli addetti ai lavori, delle ultime annate dei vini piemontesi, da tanti territori. In approfondimento, i migliori assaggi della redazione di WineNews, tra Barolo e Barbaresco (e nei prossimi giorni quelli delle altre denominazioni piemontesi).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
“Piemonte” in etichetta. Parte il progetto della “Menzione Geografica Allargata”
Il Piemonte è senza dubbio una delle Regioni più importanti del vino mondiale. Ma se alcune delle sue denominazioni più celebri sono conosciute nel mondo, dal Barolo al Barbaresco, dal Roero alla Barbera del Monferrato, dall’Asti all’Alta Langa, passando per Gavi, per esempio, altre, in una regione che conta 60 vini Dop, di cui 19 Docg e 41 Doc, non lo sono, e alcune, per notorietà, non varcano i confini regionali. Ma se vale il vecchio adagio che “l’unione fa la forza”, e considerando che Piemonte, nel mondo del vino, è un “brand” conosciuto e che è sinonimo di qualità del vino, si capisce perché c’è unanimità, tra i Consorzi che tutelano tutte queste denominazioni, nell’appoggiare la proposta della creazione di una “Menzione Geografica Allargata” che porterà anche la menzione “Piemonte” in etichetta, facoltativa a scelta dei produttori, nei vini di tutte le denominazioni. Idea lungimirante, che, peraltro, nasce proprio nella prima regione in Italia in cui sono arrivate le Menzioni Geografiche Aggiuntive nelle denominazioni, nel Barbaresco prima e nel Barolo poi, in un percorso seguito, dopo anni, da altre denominazioni italiane. A parlare del progetto, a WineNews, da “Grandi Langhe e il Piemonte del Vino”, che si chiude oggi alle Officine Grandi Riparazioni (Ogr), a Torino, con oltre 500 cantine da tutta la Regione, sono i primi promotori, ovvero i presidenti di Piemonte Land, l’associazione che riunisce tutti Consorzi del vino del Piemonte, Francesco Monchiero, Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Sergio Germano, e del Consorzio del Roero, Massimo Damonte, con l’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Paolo Bongioanni. E Vitaliano Maccario, presidente del Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, che tutela 14 tra Doc e Docg, tra cui la Doc Piemonte (i loro commenti in approfondimento). Una “Menzione Geografica Allargata”, quella del Piemonte, che potrebbe valorizzare ulteriormente, dunque, quello che è già un enorme patrimonio vinicolo, visto che si parla di 44.471 ettari di vigneto, quasi il 7% del totale italiano, con una produzione 2024 stimata in oltre 2,25 milioni di ettolitri, di cui 2,1 (il 93%) a Dop, con un valore alla produzione (dato 2023) di 1,2 miliardi di euro, su un totale di 9 miliardi di euro dell’intera Italia. 
Approfondimento su WineNews.it
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Appello Federvini-Discus: “no ai dazi”
Il comparto degli spiriti negli Stati Uniti e in Italia sostiene 2 milioni di posti di lavoro. Dal 1997 al 2018, senza dazi, il commercio tra Usa e Ue è aumentato del 450%, arrivando a 200 miliardi di dollari. Ma l’imposizione dei dazi nella prima presidenza Trump tra il 2018 e il 2021, innescata da controversie estranee al settore (su alluminio, acciaio e Airbus-Boeing), ha visto l’export di whiskey americano verso l’Ue diminuire del 20%, e le esportazioni di liquori italiani verso gli Usa, primo mercato, del 41%. A lanciare un nuovo appello per scongiurare la reintroduzione dei dazi, sono, oggi da Roma, Federvini e Discus - Distilled Spirits Council of the United States, le associazioni di riferimento di Italia e Usa, aspettando le decisioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sui dazi che più volte ha promesso in campagna elettorale. 
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Focus
Vino, il 2024 nella gdo in Italia certifica il calo di consumi
Si chiude in negativo, come previsto, il 2024 del vino italiano nella grande distribuzione italiana, con una sofferenza, almeno in volume, per tutti le categorie di vino, ed in particolare per il vino comune. Emerge dai dati di Circana su Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio Piccolo, analizzati da WineNews, che raccontano come le vendite in volume siano regredite del -3,4% sul 2023, a 436,4 milioni di litri, per un valore stabile, a 1,9 miliardi di euro, a +0,8%. A fare la parte del leone, nonostante un -2,5% in valore, per 161,6 milioni di litri, e con una crescita dello 0,6% in volume, a 1,05 miliardi di euro, il comparto dei vini Doc e Docg, che si conferma il segmento più venduto di gran lunga in valore, ma anche in volume. A seguire, con 155,8 milioni di litri (-5,9%) e -0,5% in valore, sul 2023, il vino comune, che rappresenta ancora più di un terzo (il 35,5%) dei volumi venduti. A reggere meglio di tutti è il segmento dei vini Igt, con 111,6 milioni di litri (-1%) per 498,4 milioni di euro (+2,2%). Tra i canali, i supermercati rappresentano oltre il 73% delle vendite di vino sia in volume che in valore. I primi tre grandi player, ovvero, nell’ordine, Caviro, Cantine Riunite & Civ e Gruppo Italiano Vini - Giv (che fa parte delle stesso gruppo di Cantine Riunite, ndr), coprono da soli l’11,3% del mercato in valore.
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Cronaca
“Wine Enthusiast” premia l’Italia
Gli Usa hanno celebrato il made in Italy, ancora una volta: il palcoscenico d’eccezione è stato quello dei “Wine Star Awards” 2024 di “Wine Enthusiast”, che, ieri, a San Francisco, hanno visto protagonisti Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta, premiato come “International Wine Region of the Year”, Sandro Boscaini, “Mr. Amarone”, alla guida di Masi Agricola, che ha ricevuto il “Lifetime Achievement of the Year”, e la storica distilleria marchigiana Silvio Meletti, premiata come “Spirit Brands of the Year”. 
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Roma Doc
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Wine & Food
Il miglior packaging di vini, distillati, birre e oli extravergini di oliva? Lo elegge Vinitaly
Primo punto di contatto tra i brand e gli appassionati, il packaging è un “ingrediente” sempre più fondamentale nella scelta del consumatore e nel successo di un prodotto: ma sbaglia chi pensa semplicemente alla confezione, perché il valore del marchio e la curiosità che suscita sono legati anche alle scelte che l’azienda fa in merito, affidandosi alla creatività dei designer. Ad eleggerle il miglior packaging di vini, distillati, birre e oli extravergini di oliva è il “Vinitaly Design Award” 2025, la competizione di Vinitaly all’edizione n. 29, con 20 premi tra “Concept”, “Illustrated Wines”, “Restyling Wines” e “Timeless Wines”, assegnati da una giuria guidata dal designer Mario Di Paolo e composta da 30 esperti, tra cui WineNews, con il direttore e giornalista Alessandro Regoli (e che saranno svelati il 5 aprile a Verona, alla vigilia di Vinitaly 2025).
Approfondimento su WineNews.it
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Castello del Terriccio
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Masottina
Consorzio Vini di Romagna
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Tra grandi mercati e Paesi emergenti, il sentiment 2025 sul vino italiano da “Grandi Langhe”
La visione di Penelope Edwards (Wines Cellar Door Wines - Uk), Niklas Bergqvist (Restaurangakademien - Svezia), Le Hoang Khanh Vi (Vsa - Vietnam), Stephanie Lee (Leading brands wine & spirits - Taiwan), Heidi Makinen (Vinitie - Finlandia), Marius Sobye (Nebbiolo Wines - Norvegia), Eliana Napoli (KB Vin A/S - Danimarca), Michael Mobach (Spring Wine & Spirits - Svezia), Brian Larky (Dalla Terra - Usa), James Bube (Master Sommelier - Usa), Giovanni Orlotti Macias (Importadora Y Exportadora Orfe - Messico), Loic Monti (Valmonti - Canada) e Alan Kwok (Iwa - Hong Kong).
Approfondimento su WineNews.tv
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