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WineNews
N. 3.220 - ore 17:00 - Giovedì 12 Agosto 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Il vino di montagna by Alois Lageder
Al di qua e al di là dalle Alpi, oltre i confini, quel che conta è che siano uve prodotte in montagna, tra Italia, Francia, Svizzera e Austria, di varietà autoctone e internazionali, da vinificare insieme per riassumere in bottiglia la quintessenza della viticoltura d’altura europea: l’idea è di Helena e Clemens Lageder, ultima generazione alla guida di Tenuta Alois Lageder, in Alto Adige, che hanno lanciato il progetto Terra Alpina. Due vini, il Terra Alpina Bianco, blend di Chardonnay, Muller Thurgau, Garganega, Welschriesling e Pinot Grigio, e il Terra Alpina Rosso, incontro in bottiglia di Schiava, Carignan, Grenache del Rousillon, Lagrein e Merlot.
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Primo Piano
Istat: nei primi 5 mesi 2021 le esportazioni di vino italiano crescono del + 11,2%
La buona notizia, per il vino italiano, è che le difficoltà sui mercati esteri sembrano già archiviate: ad un anno e mezzo dai primi lockdown, i numeri raccontano un sostanziale ritorno alla normalità. Quella eccezionale, invece, è che praticamente tutti i Paesi più importanti per l’export enoico tricolore sono in crescita in questi primi 5 mesi 2021. Come emerge dai dati Istat, aggiornati a fine maggio ed analizzati da WineNews, nel periodo gennaio-maggio 2021, le spedizioni complessive delle cantine del Belpaese hanno toccato i 2,689 miliardi di euro, in crescita del +11,2% sullo stesso periodo del 2020, quando a fare da contraltare al boom delle importazioni Usa del primo bimestre si abbatté su tutto il settore l’effetto delle chiusure forzate di marzo e aprile. Meglio anche dei primi 5 mesi 2019 (+6,3%), quando l’export di vino italiano raggiunse i 6,4 miliardi di euro: se nei prossimi mesi si riuscirà a gestire la terza ondata di Covid-19 senza nuove limitazioni, il record dell’export di vino italiano diventa decisamente, e un po’ clamorosamente, alla portata. Impressionante, in senso positivo, il dato degli Stati Uniti: +8,7%, a quota 684 milioni di euro di vino italiano importato. In territorio positivo anche il Canada, a 141,6 milioni di euro (+0,6%). Tornando sulle coste europee dell’Atlantico, l’unica nota dolente di questi primi 5 mesi 2021, è la Gran Bretagna, ferma a 231 milioni di euro (-7,2%). Bene, invece, la Germania, secondo mercato dietro agli Usa per il vino italiano, a quota 445,9 milioni di euro, in crescita del +5,6%. Ottimo il dato della Svizzera, con 167 milioni di euro (+21%). Cresce anche la Francia (+15,1%), a 80,1 milioni di euro, lascia ancora qualcosa per strada la Svezia (-4%), con 81,4 milioni di euro, ma va ricordato che un anno fa sia Stoccolma che Oslo registrarono crescite importanti e del tutto in controtendenza, che non frenano l’ulteriore crescita della Norvegia, a 43,4 milioni di euro (+1,2%). Fa bene anche l’Austria, con 40,4 milioni di euro (+7,4%), e ancora meglio la Russia: +42,5% a 47,3 milioni di euro. Infine, i mercati asiatici, con la Cina a 54 milioni di euro (+80%) in questi primi cinque mesi del 2021, e bene fa anche la Corea del Sud, con 37 milioni di euro di vino italiano importato (+161%). Infine, il Giappone, ancora in calo: -2,9%, a 66,2 milioni di euro.
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Verso i 50 miliardi di export 2021
Se da un lato l’emergenza sanitaria ha colpito pesantemente la ristorazione italiana, dall’altro ha anche favorito in tutto il mondo il boom della cucina domestica e delle ricette tricolore, provocando una svolta salutistica nei consumatori, che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della dieta mediterranea. Si spiega in parte così il record storico delle esportazioni dell’alimentare made in Italy, con un balzo del +11,2% e un valore che, di questo passo, a fine anno sfiorerà i 50 miliardi di euro, cifra mai registrata nella storia del Belpaese. A dirlo è una proiezione Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, nel primo semestre 2021. Benissimo gli Usa, a +18,4%, ma crescono anche Germania (+6,9%) e Francia (+6,7%). Soffre il Regno Unito (-4,6%), ma volano Russia (+16,5%) e Cina (+57,7%).
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Focus
Fine wine italiani, un lusso alla portata
Grandi bottiglie, accessibili a (quasi) tutti. È la cifra stilistica dei fine wine italiani, che hanno ormai un posto di primissimo piano sul mercato degli investimenti enoici così come nelle cantine dei collezionisti e degli appassionati. Una popolarità che si traduce in un’evoluzione importante dei prezzi delle bottiglie più care dell’enologia italiana, stando alle medie calcolate da “Wine-Searcher”. Sopra i 1.000 euro il Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno (1.095 euro) e l’Amarone della Valpolicella di Giuseppe Quintarelli (1.076 euro), entrambi in crescita rispetto ai prezzi spuntati un anno fa. Al terzo posto, il Barbaresco Crichet Paje di Roagna, a 781 euro a bottiglia, a completare un podio che conferma la bontà degli investimenti e l’accessibilità dei fine wine italiani. Al quarto posto il Brunello di Montalcino Riserva Case Basse - Gianfranco Soldera, a 775 euro a bottiglia, seguito dal Massetto (774 euro). Al sesto posto, il Barolo Piè Franco di Cappellano (630 euro), seguito al settimo dal Refosco Colli Orientali del Friuli “Calvari” di Miani (603 euro). In ottava posizione, il Toscana Igt Case Basse di Gianfranco Soldera, a 587 euro a bottiglia, seguito dal Barolo Riserva Monprivato Cà d’ Morissio di Mascarello Giuseppe e Figlio, a 584 euro, e il Barolo “Le Rocche di Castiglione Falletto” di Bruno Giacosa, a 570 euro.
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Cronaca
Un Ferragosto 100% vegano
Ferragosto nel piatto, nella tradizione italiana, vuol dire anche, o soprattutto, grigliate. Di carne e pesce, a seconda dei gusti. Ma in un mondo che cambia e in un approccio alla cucina e alla comunicazione che è anche sempre di più militante, arriva anche il menù tutto vegano e “animal friendly”. A realizzarlo, con tanto di ricettario, dall’antipasto al dolce, tra piatti classici e creativi ma tutti a base vegetale, è la giovane chef finalista di Mastechef 2020 Irene Volpe, in collaborazione con Animal Equality.
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Wine & Food
La Fratelli Martini, storica industria del vino italiano, nel mirino dei fondi di investimento

Non si è ancora spenta la passione dei fondi di investimento per i grandi gruppi del vino italiano. Dopo l’exploit di Clessidra, che nel giro di qualche settimana ha finalizzato prima l’acquisizione di una quota di maggioranza di Botter Spa, quindi di una quota di maggioranza di Mondodelvino, secondo quanto riportato dal giornalista economico e finanziario de “Il Sole 24 Ore” Carlo Festa, anche il capitale della Fratelli Martini, grande industria del vino piemontese (208,2 milioni di euro di fatturato nel 2020), sarebbe finito nel mirino dei fondi di private equity. Sul dossier starebbe lavorando l’advisor Mediobanca e, tra i diversi potenziali interessati, ci sarebbe una cordata formata dal Fondo Italiano d’Investimento assieme al club deal Space Capital, ma anche altri fondi. L’azienda potrebbe essere valutata attorno ai 200 milioni di euro.

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WineNews.tv
L’importanza di essere un gruppo: la visione di alcune delle più grandi realtà del vino italiano
Da Frescobaldi a Bertani Domains, da Tommasi Family Estates a Santa Margherita, da Famiglia Cotarella a Feudi di San Gregorio, Terra Moretti e Zonin. I vantaggi di rappresentare “mosaici” del vino italiano con produzioni da diversi territori d’Italia, la complessità di gestire tante cantine, prodotti e denominazioni differenti, la consapevolezza che in un mercato sempre più articolato e ampio, avere più frecce al proprio arco è un elemento importante di competitività.
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