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WineNews
N. 2.833 - ore 17:00 - Venerdì 7 Febbraio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
La Toscana del vino in vetrina a BuyWine
Locomotiva dell’export di vino italiano, insieme a capisaldi come Piemonte e Veneto, la Toscana, che della sua varietà e del mosaico di Denominazioni e grandi territori fa la sua forza sui mercati mondiali, è pronta a presentarsi a buyers, operatori del settore e anche winelovers, con i produttori in vetrina a “Buy Wine”, in scena, oggi e domani, nella cornice della Fortezza da Basso di Firenze. “Quando si vende una bottiglia di vino toscano - ha commentato a WineNews, l’Assessore all’Agricoltura, Marco Remaschi - vendiamo anche storia, cultura, tradizione e paesaggio della nostra regione: questo fa della Toscana un qualcosa di non duplicabile”.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Valorizzare i cru, massima qualità, unione tra i produttori: il futuro di Barolo e Barbaresco
Valorizzare i cru, che a Barolo e Barbaresco sono una storia iniziata già negli anni 60 del 1900, con  alcuni produttori che già vinificavano separatamente il Nebbiolo da singoli vigneti, e poi cristallizzate dalle Menzioni Geografiche Aggiuntive, arrivate in disciplinare nel 2007 per Barbaresco e nel 2010 per Barolo; puntare tutto sulla crescita del prestigio e del posizionamento di prezzo dei due vini simbolo delle Langhe patrimonio Unesco; il tutto da fare con un territorio unito, e con i produttori che si muovo insieme, cantando una sinfonia capace al tempo stesso di esaltare ogni singola voce enoica: passa da qui il futuro di Barolo e Barbaresco, due dei vini più importanti d'Italia e del mondo, secondo i produttori, che per la prima volta si sono presentati all'estero compatti, con oltre 200 cantine presente, a New York, dove tra le luci di Times Square ed Eataly Down Town - per Barolo & Barbaresco World Opening, con la regia del Consorzio di Barolo e Barbaresco guidato da Matteo Ascheri - i calici che hanno conquistato appassionati e critica mondiale, sono stati accompagnati dalla cucina di Massimo Bottura e dalla Musica de Il Volo, grandi alfieri del made in Italy nel mondo, con la conduzione di Alessandro Cattelan. Una “rotta”, quella tracciata dai produttori per il futuro delle Langhe del vino, chiara e condivisa, tanto da piccole griffe che grandi cooperative, da cantine storiche e da realtà più giovani, nelle voce raccolte da WineNews. Come quella di Angelo Gaja, guida di una delle più prestigiose realtà del Belpaese enoico, o di Andrea Farinetti, al vertice di Fontanafredda, capofila della galassia enoica della famiglia Farinetti, di Valentina Abbona, della storica Marchesi di Barolo, e di Paolo Damilano, alla guida della griffe Damilano. E ancora di produttori di piccole realtà di grande prestigio, come Luca Monchiero, della Monchiero Fratelli, Ettore Germano, della omonima cantina, Enzo Brezza di Brezza. Ma anche di vertici di grandi realtà cooperative, come Stefano Pesci, direttore della Terr di Barolo, o Luca Cravanzola, dei Produttori del Barbaresco. Una condivisione di intenti e di visioni, da parte di realtà diversissime tra loro, che è una base solidissima per la crescita futura di quello che è già uno dei territori più prestigiosi del mondo.
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Il Messico, all’alba di una nuova era
Talmente vicino agli Stati Uniti da ricalcarne anche le abitudini di consumo, il Messico aspetta i Millennials per fare il definitivo salto di qualità, anche in termini enoici. Nonostante un’economia in leggera frenata, a causa di dinamiche distanti ma non per questo meno impattanti - dal rallentamento delle economie dell’Europa al Corona Virus - i consumi di vino continuano infatti a crescere, specie quelli italiani, come raccontano i dati di Ice Messico che - aspettando i numero finali del 2019 - segnano nei primi sette mesi dello scorso anno un +11,4% per i vini fermi (12,8 milioni di euro), con una quota di mercato del 17,8% (terzo esportatore dietro a Spagna e Cile) ed un +14,7% per gli spumanti (7,2 milioni di euro), che fa dell’Italia il secondo esportatore della categoria dietro alla Francia.
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Focus
Sicilia-Francia, Planeta-Oddo: Serra Ferdinandea
Un sogno enoico che per la prima volta unisce Sicilia e Francia, nel segno della famiglia Planeta, tra le artefici del rinascimento del vino dell’Isola, e la famiglia Oddo, che ha un progetto internazionale di grande livello: è Serra Ferdinandea, tra Sciacca e Sambuca, nuova realtà che rappresenta anche uno dei primissimi investimenti dall’estero nella Sicilia del vino, aspetto che avvalora ancora di più la grande crescita del “continente enoico” siciliano a livello mondiale. Con i vini, a base di varietà siciliane come Nero d’Avola e Grillo, e francesi come Syrah e Sauvignon Blanc, che saranno distribuiti, novità assoluta per una realtà siciliana, da un negociant bordolese, ovvero Diva, uno dei nomi più importanti della “Place du Bordeaux”. Nascerà così una cantina dedicata a Serra Ferdinandea, e le prime bottiglie di bianco, rosè e rosso vedranno la luce nel marzo del 2021, da uve della vendemmia 2019. Si parla di un azienda nata con un investimento di 3 milioni di euro, per 100 ettari di estensione totale, di cui 40 di vigneti (10 già piantati e 30 che lo saranno nei prossimi 2 anni), condotti con particolare attenzione alla sostenibilità, e 60 di macchia mediterranea, per una produzione che, a regime, sarà di 200.000 bottiglie.
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Cronaca
La Cina avrà il suo museo del vino
Anche la Cina avrà il suo museo del vino: in collaborazione con la Cité du Vin di Bordeaux, il prestigioso e più grande museo dedicato al vino, Pechino costruirà un museo proprio dedicato al succo di Bacco, modellato sul famoso “parente” francese. Sarà inaugurato nel 2021, ed avrà un costo complessivo di 66,5 milioni di dollari, investimento sostenuto al 100% dal governo cinese. E non sarà una mera copia del modello bordolese: Cina e Francia stanno collaborando per sviluppare al meglio una versione adatta ai i visitatori cinesi.
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Folonari
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Monte Zovo
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Wine & Food
Dazi Usa, colpita anche l’Italia del vino: i numeri dell’Osservatorio Nomisma Wine Monitor
I dazi, anche se non direttamente, colpiscono anche il vino italiano: i dati dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che ha elaborato i nuovi numeri delle dogane Usa sui 12 mesi 2019, mostrerebbero come la guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa abbia creato negli ultimi mesi una serie di dinamiche negative, e che a farne le spese è stata anche l’Italia che, a dicembre, ha perso il 7% a valore rispetto al pari periodo dello scorso anno, con un -12% per i suoi vini fermi. In questo circuito vizioso i produttori Ue segnano il passo, con la Francia che negli ultimi 2 mesi vede i propri fermi cadere a -36% e la Spagna a -9%. Per contro, volano le forniture da parte del Nuovo Mondo produttivo, con la Nuova Zelanda che sale a +40% a valore e il Cile, a +53%.
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WineNews.tv
Le Langhe ed i loro futuro, per crescere ancora, nella visione (comune) di produttori e critica
Da Barolo & Barbaresco World Opening, a New York, le riflessioni intorno ad uno dei territori del vino più importanti d’Italia e del mondo. Che per crescere ancora, soprattutto nell’alto di gamma, con Barolo e Barbaresco, deve puntare sulle Menzioni Geografiche Aggiuntive, ovvero i cru, capaci di esprimere le diverse espressioni di un vitigno elegante e complesso come il Nebbiolo, sulla massima qualità, e sulla capacità dei produttori del territorio di muoversi insieme nel mondo, per valorizzarsi l’un l’altro.
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