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WineNews
N. 2425 - ore 17:00 - Martedì 19 Giugno 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Il Chianti Classico e l’arte contemporanea
Se sono tanti i motivi per cui il territorio del Chianti Classico è considerato un pioniere, c’è anche il suo legame con il mondo dell’arte. Così profondo e duraturo che ogni anno si rinnova, con il celebre terroir che apre le porte delle sue cantine più belle e trasforma i suoi vigneti in un museo a cielo aperto per accogliere le opere d’arte contemporanea firmate da grandi artisti internazionali, con la rassegna “Art of Treasure Hunt” (1 luglio-14 ottobre). Quattordici gli artisti, da 11 Paesi del mondo, che installeranno le loro opere in sei grandi cantine: Castello di Brolio, Colle Bereto, Felsina, Castello di Volpaia, Borgo San Felice, Villa di Geggiano.
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Primo Piano
Angelo Gaja a WineNews: “lavoriamo sul prezzo medio, senza l’ossessione per la Francia”
A fare grande il vino italiano, sono i suoi territori, dove agiscono tre “forze” produttive distinte, ognuna con i propri punti di forza e le proprie debolezze: le grandi aziende, le cooperative e i piccoli vignaioli. Tre anime diverse in cerca di un punto di equilibrio, con le realtà cooperative, a volte sottovalutate, a giocare più o meno consapevolmente un importante ruolo di raccordo. Ne è convinto Angelo Gaja, voce critica, quanto autorevole e costruttiva, del vino italiano, che a WineNews sottolinea come ci sia bisogno di “recuperare le cooperative, che devono dare di più, mentre i piccoli, che mettono a disposizione dei territori idee e investimenti, devono essere liberati da una burocrazia asfissiante: questa è la guerra da portare avanti. Le cooperative hanno un punto di forza, i viticoltori, ma soffrono la mancanza di imprenditorialità, ossia la capacità di assumersi il rischio di impresa. Le cantine sociali devono investire su brand importanti, non sulle private label dei supermercati, ma a doversi rimboccare le maniche, specie all’estero, devono essere tutti. Anche perché - continua il produttore piemontese - ciò che mette d’accordo tutti nel mondo sul vino italiano è il fatto di avere una tale ricchezza e diversità produttiva da poter accompagnare qualsiasi tipo di cucina in ogni angolo del mondo: dobbiamo entrare con i vini italiani nei ristoranti etnici, seguendo l’unica che riesce a farlo davvero, ossia Antinori. Dobbiamo entrare nelle carte dei vini dei ristoranti di Cina, Giappone, Vietnam, Usa”. Crescere all’estero, ma senza l’ossessione del confronto con la Francia, “un alleato in Europa, ma sul vino di qualità è partita con tre secoli di vantaggio, inutile cercare di raggiungerla. Meglio continuare a lavorare per la crescita del prezzo medio, ancora fermo a 2,70 euro al litro, troppo poco, persino meno dell’Australia. Ci serve un modo nuovo di comunicare il vino italiano, con un evento diverso, ma non in concorrenza, da Vinitaly, magari a Milano, che faccia cultura integrata con le eccellenze dell’agroalimentare”, continua Angelo Gaja riportando in auge una vecchia idea. Chiusura sulla filiera distributiva, perché “siamo molto indietro, abbiamo bisogno di società nostre, guidate dalle grandi aziende ma che portino all’estero le piccole griffe”.
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“Un vino per Borsellino”

“Che sia espressione del messaggio di impegno civile contro la criminalità organizzata, rappresentato dall’operato del magistrato Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta”: ecco quale dovrà essere l’ispirazione per l’etichetta per “Un vino per Borsellino”, il concorso di idee dell’Associazione Nazionale Magistrati di Marsala con il Comune dove il magistrato ucciso in Via D’Amelio, a Palermo, fu Procuratore della Repubblica dall’autunno 1986 fino ai primi mesi del 1992. Un’etichetta simbolica, per un vino particolare, espressione del riscatto dalle mafie: sarà prodotto con uve provenienti dai vigneti dei terreni confiscati alla criminalità organizzata. La nuova edizione del concorso è stata promossa in vista dell’anniversario n. 26 della strage di Cosa Nostra, il 19 luglio 1992.
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Focus
Osservatorio del Vino: nei primi tre mesi 2018 export a +4,5%
Secondo i dati Istat elaborati da Ismea e pubblicati dall’Osservatorio del Vino della Uiv, l’export del vino italiano nel periodo gennaio-marzo 2018 cresce ancora, del +4,5% in valore (1,38 miliardi di euro), a fronte però di una netta flessione, pari al -9%, in volume, a 4,5 milioni di ettolitri. A soffrire e a causare il crollo dei volumi esportati è il -32,6% evidenziato nelle vendite dei vini comuni, che nel corso del 2017 sono stati soggetti ad un calo della produzione e ad un conseguente aumento dei prezzi, dopo le difficoltà dell’ultima vendemmia. Risultati preoccupanti, moderati però dai numeri degli spumanti, ancora traino del settore, che nel complesso salgono del +2,8% a volume e del +14,6% in valore. Inverse le dinamiche dei vini Dop e Igp, con i primi che, sulla scia proprio del calo produttivo, segnano una crescita del +12,2% in volume e del +10,4% in valore, mentre i secondi fanno registrare un calo del -12,8% in volume e del -6,5% in valore. Una crescita insufficiente, secondo il presidente Uiv Ernesto Abbona, “frenata dai forti rialzi dei prezzi legati alla scarsa vendemmia e dal ritardo accumulato dal Ministero nell’erogazione dei fondi Ocm Promozione, in un quadro reso difficile da dinamiche geopolitiche che non aiutano la crescita del commercio”.
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Cronaca
Il vasaio, esperto di viticoltura dell’antichità
Se non è una scoperta epocale, poco ci manca. Come ha rivelato il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Mario Iozzo, analizzando una coppa da vino risalente all’Antica Grecia, la “Kýlix attica del Pittore di Edipo”, conservata nei Musei Vaticani a Roma, a decidere le decorazioni era il vasaio, depositario di enormi conoscenze, dei miti come della poesia e, soprattutto, della viticoltura, che spiegava al pittore il soggetto da rappresentare, attraverso una incisione sul basamento.
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Wine & Food
Vittorio Moretti, direttore per un giorno del quotidiano “Brescia Oggi”
A ben guardare, il mondo del vino italiano è ricco anche di tante notizie curiose. E può succedere che un “capitano d’industria” , fondatore di uno dei Gruppi più importanti del vino italiano, vesta per un giorno i panni del direttore del quotidiano che è la “voce” del suo territorio. Lo ha fatto Vittorio Moretti, presidente del Gruppo Terra Moretti, che oggi si è messo dietro la scrivania del direttore di “Brescia Oggi”, partecipando alle riunioni di redazione, scegliendo le notizie e scrivendo l’editoriale. “Un’attività dinamica e piena di energia dove occorre essere sempre sul pezzo e pronti a decidere con grande rapidità e in squadra prendendo in considerazione tutte le opinioni, proprio come succede e deve essere in azienda”, ha detto. Il risultato? Un’edizione speciale in uscita domani.
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WineNews.tv
Dalla promozione ai diritti di impianto: le richieste del mondo enoico alla politica
A WineNews Ernesto Abbona (Marchesi di Barolo), Ottavia Giorgi Vistarino (Conte Vistarino), Andrea Lonardi (Bertani Domains), Nadia Zenato (Zenato), Marina Cvetic (Masciarelli), Massimo Ruggero (Siddùra), Eugenio Sartori (Vivai Rauscedo), Allegra Antinori (Marchesi Antinori), Giovanni Folonari (Ambrogio e Giovanni Folonari) ed Elvira Bortolomiol (Bortolomiol).
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