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WineNews
N. 3.524 - ore 17:00 - Martedì 11 Ottobre 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Francia, la produzione resiste
Sono buone le stime aggiornate per la vendemmia in Francia, nonostante la siccità estiva: secondo l’ultima nota, diffusa dai Servizi di Statistica e Previsione (Ssp) del Ministero dell’Agricoltura Francese, sulla base dei rilevamenti al 1 ottobre 2022, si stima un aumento del 18% sulla vendemmia 2021 (che fu segnata da una violenta gelata primaverile). Seppur da prendere con le dovute precauzioni - i dati definivi saranno comunicati alla fine della vendemmia, prevista per fine ottobre - l’andamento sembra positivo: ad oggi si stima che, nel 2022, i vigneti francesi produrranno 44,6 milioni di ettolitri di vino, più dei 44 milioni di ettolitri previsti al 1 settembre).
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Primo Piano
Gas, energia e inflazione: il conto per il vino italiano sale a 1,5 miliardi di euro
È una falla da quasi 1,5 miliardi di euro, quella causata da gas ed energia sul vino italiano, uno dei comparti del made in Italy più in salute, che si ritrova comunque costretto a lanciare l’allarme, con il timore principale che adesso riguarda, oltre l’escalation dei costi, la crisi dei consumi, in Italia e nel mondo. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, compiuta nell’ultima settimana sulle imprese italiane, il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022. A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%. Il risultato, secondo l’indagine compiuta su un panel che rappresenta il 30% del mercato, ha il sapore di una beffa per il settore. L’incremento dei listini, stimati dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly, nei primi 9 mesi 2022 è del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei costi sostenuti dalle aziende, che è stato invece dell’11%. Il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato. A rimetterci più di tutte sono le aziende di filiera, le più numerose - ma con minor forza contrattuale - composto perlopiù da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, o quasi, in casa propria. Salvo eccezioni, anche gli industriali del vino e il mondo della cooperazione sono in sofferenza a causa di una dinamica che penalizza in particolare i segmenti basic e popular dell’offerta, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perché in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtù di un mercato maggiormente disposto ad accettare un aumento dei listini. Per Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), “la crisi non risparmia il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette. Ora dobbiamo consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato” (continua in approfondimento).
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SMS
Pacco e doppio pacco …
A marzo 2022 la Global Wine Exchange, falsa società di investimento in fine wines con base a Londra, è stata messa in liquidazione coatta per decisione del Tribunale, dopo aver stabilito che i suoi investitori - perlopiù persone anziane e vulnerabili - erano stati truffati, per un totale di 1,9 milioni di sterline. I certificati di proprietà del vino erano falsi, come anche i magazzini in cui si affermava fossero conservate le bottiglie, e adesso, come se non bastasse, le vittime sono state prese nuovamente di mira. Dopo essere state contattate da falsi curatori fallimentari della società, sono stati richiesti loro dati sensibili e informazioni personali, con la falsa promessa di ricevere la restituzione delle somme perdute. È stato il Governo inglese, con una nota ufficiale, a mettere in guardia gli ex investitori del reiterato tentativo di truffa.
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Focus
I ristoranti fondamentali per il consumo di vino di qualità
Dopo la pesante battuta d’arresto del 2020, con ristoranti e wine bar chiusi per le misure di mitigazione degli effetti della pandemia, il 2021 ha fatto registrare una ripresa del mercato del vino, in particolare delle bottiglie premium e super premium. A certificarlo i dati presentati dall’Ufficio Studi Fipe/Confcommercio in Milano Wine Week. Se nel 2020 il valore complessivo del mercato del vino venduto attraverso l’Horeca aveva subito, secondo l’Unione Italiana Vini (Uiv), una flessione del 38%, nel 2021 ecco un parziale effetto rimbalzo: +28,5%. A guardare i dati nel dettaglio, tuttavia, ci si accorge che a beneficiare della riapertura dei ristoranti sono i prodotti di maggior pregio. L’analisi Mediobanca sulle società vitivinicole evidenzia che le vendite di vini premium sono cresciute del 14,5% in valore assoluto, i super premium addirittura del 24,5%, gli ultra premium del 32,7% e gli icon (bottiglie dal costo per il ristoratore superiore ai 50 euro) del 33,2%. Se si trasforma la cantina, altrettanto fanno i consumi degli italiani. Secondo 3 ristoratori su 10, il bicchiere non è ancora completamente pieno: il calo complessivo della clientela e la minor capacità di spesa da parte delle famiglie ha determinato un calo nei consumi di vino al ristorante.
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Cronaca
Le “bollicine talentuose” del Trentodoc
Il Trentino ha moltissimo da dire sul mondo del vino, anche grazie dalle sue “bollicine di montagna” che hanno dimostrato di reggere una concorrenza significativa, costruendo negli anni un marchio - il Trentodoc - credibile sotto ogni punto di vista: qualità, affidabilità e longevità, protagonista del “Trentodoc Festival 2022” by Istituto Trentodoc e da Trentino Marketing. In approfondimento i migliori assaggi di WineNews e i temi caldi del momento, dalla sostenibilità al cambiamento climatico.
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Wine & Food
Effetti della crisi: 4 italiani su 10 puntano sul km zero. Ma 2,6 milioni sono a rischio povertà
La crisi scatenata dalla guerra in Ucraina porta quasi 4 italiani su 10 (37%) a caccia di prodotti locali ed a km zero, che risultano al primo posto della classifica sulle intenzioni di spesa per i prossimi mesi, trainati anche dalla volontà di contribuire alla riduzione dei consumi e di sostenere l’economia locale. Intanto, a causa della crisi energetica e dei rincari in bolletta, quasi un italiano su cinque (19%) per risparmiare ha rinunciato ai fornelli, cucinando di meno e indirizzandosi verso pietanze che non necessitano di essere cotte. Una situazione preoccupante, soprattutto considerando che nel nostro Paese ci sono 2,6 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale, costrette a chiedere aiuto per mangiare. È il quadro, delineato da Coldiretti, sugli effetti della difficile situazione internazionale.
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WineNews.tv
Uk, la qualità del vino italiano per uscire dalle nebbie di inflazione e calo dei consumi
Dalla tappa londinese del Simply Italian Great Wine by Iem (di Marina Nedic e Giancarlo Voglino), il punto di vista di chi il mercato britannico lo vive, ogni giorno, da vicino. I profitti, per il settore vino, sono destinati a calare, ma il futuro sorride alla ricchezza enoica del Belpaese. La ristorazione trema, ma, come è successo nei mesi più duri della pandemia, la gente continuerà a stappare grandi bottiglie ...
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