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WineNews
N. 2.780 - ore 17:00 - Mercoledì 20 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Hospice de Beaune, asta da 13 milioni
13 milioni di euro con 593 lotti aggiudicati, il 100% del catalogo, con la Pièce des Président, contenente 228 litri di Corton Grand Cru - Les Bressandes, andata per 260.000 euro al brasiliano Alaor Pereira Lino (Anima Vinum), ed il negociant e produttore di Borgogna Albert Bichot che ha messo sul piatto, complessivamente 2,7 milioni di euro: sono gli high-lights dell’edizione n. 159 dell’asta dell’Hospice de Beaune, battuta, nei giorni scorsi, da Christie’s, uno dei più longevi e importanti incanti “charity” del mondo, nato per il mantenimento dell’Hospices, fondato nel XV secolo dal cancelliere del duca di Borgogna, Nicolas Rolin.
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Primo Piano
Nino Franco ed il Valdobbiadene Prosecco Superiore Rustico n. 1 della “The Enthusiast 100”
Il Prosecco Docg sul tetto del mondo: è il Valdobbiadene Prosecco Superiore Nino Franco NV Rustico Brut il n. 1 assoluto della “The Enthusiast 100” 2019, la classifica dei migliori vini del pianeta secondo la rivista Usa “Wine Enthusiast”, la cui italian editor è Kerin O’Keefe. Un primato che arriva nell’anno dei 100 anni di una delle cantine più storiche del territorio, ed in quello in cui le Colline vitate di Conegliano e Valdobbiadene sono state riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco. Per un motivo semplicissimo: “offre un rapporto tra qualità prezzo che è imbattibile”, spiega a WineNews Kerin O’Keefe. “È un riconoscimento all’azienda, e al territorio, siamo felicissimi. Ma soprattutto è un messaggio che deve arrivare a chi guarda ancora con snobbismo questo semplice ma straordinario vino italiano”, commenta a caldo, a WineNews, Primo Franco. 17, in tutto, i vini italiani in classifica (con il Belpaese secondo solo agli Usa, con 30, e davanti alla Francia, con 16). Se sul podio, dietro a Nino Franco, ci sono il Pinot Noir 2017 della californiana William Selyem e lo Chateneuf du Pape Vieilles Vignes 2016 di Domaine de la Janasse, secondo degli italiani, ed al n. 6 assoluto, c’è il Barbaresco Basarin 2015 di Adriano Marco & Vittorio, davanti al Vino Nobile di Montepulciano 2015 della griffe Salcheto. Posizione n. 14, invece, per il Feldmarschall Von Fenner Muller-Thurgau 2017 di Tiefenbrunner, mentre al n. 18 c’è il Lambrusco di Sorbara Radice 2018 di Paltrinieri. Posizione n. 23, invece, per il Lugana 2018 di Marangona, mentre al n. 30 c’è il Barolo Marcenasco 2015 di Renato Ratti seguito, al n. 35, dall’Etna Bianco 2017 di Giovanni Rosso. Posizione n. 41, invece, per il Pinot Grigio Vigna Castel Ringberg 2017 di Elena Walch, mentre al n. 45 c’è la Falanghina del Sannio Sant’Agata dei Goti 2017 di Mustilli, e al n. 50 il Brunello di Montalcino 2014 de Le Chiuse. Al n. 53 brinda il Chianti Classico 2017 di Castello di Volpaia, mentre al n. 65 c’è l’Aglianico Cappellaccio Riserva 2013 di Rivera, seguito, al n. 79, dal Cerasuolo d’Abruzzo Dal Tralcetto Dry Rosè 2018 della Cantina Zaccagnini. Al n. 86, invece, il Doc Sicili Grillo SurSur 2018 di Donnafugata, mentre a chiudere il gruppo degli italiani sono il Montepulciano d’Abruzzo 2016 di Contesa al n. 92, ed il Gavi 2018 di Villa Sparina al n. 94.
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Collezionismo, il vino italiano cresce
I vini italiani da collezione continuano, passo passo, a crescere nei mercati internazionali. Come quello di Hong Kong, tra le piazze più importanti per le aste, dove a testimoniare la crescita del Belpaese enoico è anche l’ultima asta di Gelardini & Romani Wine Auction, unica realtà italiana attiva sui mercati esteri, con con un catalogo quasi 100% made in Italy, ha raccolto 550.000 euro nella “The Collector’s legacy sale”. Dove i due top lot, pagati 6.000 euro, sono firmati entrambi Bruno Giacosa: uno da tre bottiglie di Barolo Riserva Collina Rionda 1990, e uno da due bottiglie di Barolo Riserva Collina Rionda 1989. “Ed il prezzo di 3.000 euro a bottiglia, pagato per il 1989 da un collezionista locale, è un record assoluto per una bottiglia da 0,75 litri, di vino italiano, in un’asta internazionale”, commenta a WineNews Raimondo Romani.
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Focus
Chadebost: “in cantina unire funzionalità ed estetica”
Quella delle cantine d’autore, ovvero di opifici, luoghi di produzione, che diventano anche monumenti alla bellezza dei luoghi, è una realtà ormai consolidata, in Italia e nel mondo, con tanti esempi e firme, vinicole e architettoniche, di assoluto livello. E investire in questo senso, non è un vezzo, ma parte di una strategia di comunicazione e di immagine complessiva. Aspetto fondamentale quanto produrre vino eccellente, perchè “bisogna pensare a chi siete e chi volete essere, per posizionare il vostro marchio. Che sia progettare la vostra cantina, il design di un packaging, un’etichetta, la vostra comunicazione online e offline. Tutto ha bisogno di uno studio, di una coerenza di immagine. Il consumatore deve riconoscervi e avere chiara la natura del vostro vino. Così diventerà un vostro testimonial”. A dirlo l’archistar francese Olivier Chadebost, architetto, ingegnere e designer di cantine mito, come quelle di Chateau d’Yquem e di Cheval Blanc, incontrato da WineNews a Simei, (a Milano, da ieri al 22 novembre, firmato da Unione Italiana Vini). Secondo Chadebost, oggi più che mai è necessario “portare nel mondo vino uno storytelling coerente per raccontare il territorio, la storia, l’identità dei vini, unendo, anche nelle cantine, utilità e funzionalità alla bellezza estetica”.
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Cronaca
L’Italia in Usa, per “Matter of Taste”
Il Sassicaia ed il Masseto 2016 protagonisti della cena con i vini da 100/100, il focus sui Barbaresco dei Produttori del Barbaresco, e tanti nomi del Belpaese enoico, da Antinori a Ratti, da Ciacci Piccolomini d’Aragona a il Marroneto, da Mastrojanni a Tua Rita, da Petrolo ad Allegrini, da Fino a Planeta, da Le Macchiole a Campo alla Sughera: tanta l’Italia protagonista di “Matter of Taste”, l’evento firmato dalla prestigiosa rivista “The Wine Advocate” fondata da Robert Parket (la cui responsabile per l’Italia è Monica Larner), il 22 e 23 novembre a New York.
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Wine & Food
Tra vigneti e ristoranti simbolo che riaprono, Venezia riparte dopo l’acqua alta 
Sopo l’acqua alta che l’ha colpita duramente nei giorni scorsi, Venezia riparte anche dai suoi vigneti e dai suoi locali storici. A Venissa la famiglia Bisol ha lavorato giorno e notte per lavare dal sale le viti di Dorona, per limitare al minimo i danni. Meno colpiti, invece, il vigneto sperimetale di Torcello, curato dal Consorzio Vini Venezia, e quello curato dai Carmelitani Scalzi nel brolo di Cannaregio. E mentre vanno avanti le tante iniziative di solidarietà legate al wine & food (dalle magnum di Venissa messe a disposizione da Bisol alla raccolta fondi di Bottega, nei suoi Prosecco Bar, e della Fipe), una delle città più famose d’Italia rialza la testa anche attraverso i suoi locali simbolo. Come lo storico Grancaffè Quadri, in Piazza San Marco, oggi della famiglia Alajmo, che nonostante i pesantissimi danni subiti, domani, riapre i battenti.
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WineNews.tv
Viaggio nell’eccellenza italiana della tecnologia per il vino, con il Belpaese leader nel mondo
Da Simei le novità, le voci e i volti di chi ogni giorno crea innovazione a servizio del settore, ed è scelto dalle cantine top di tutto il pianeta. Tra botti, imbottigliatrici, vendemmiatrici, macchinari per le analisi, tappi, filtri e non solo, le testimonianze di realtà come Bertolaso, Gai, Volentieri Pellench, Aeb, Albrigi Tecnologie, Amorim Cork, Vinventions, Diam Bouchage, Garbelloto, del direttore generale dell’Ice Roberto Luongo, e del presidente di Unione Italiana Vini Ernesto Abbona.
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