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N. 2.869 - ore 17:00 - Lunedì 30 Marzo 2020 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Recuperare una pratica antica per salvare l’agricolturae: nel “Cura Italia” viene data la possibilità alle aziende, per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera, di far lavorare nei campi i parenti lontani fino al sesto grado, a patto che la loro prestazione sia a titolo gratuito. Così, a raccogliere l’uva potrebbero essere nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, chiamati a rimpiazzare i 370.000 lavoratori regolari stranieri che, ricorda la Coldiretti, arrivano ogni anno dall’estero, ed in Italia trovano occupazione stagionale in agricoltura, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. |
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Il primo passo, in linea con quanto immaginato da WineNews nei giorni passati, è il ricorso alla distillazione d’emergenza, ma la risposta che il comparto enoico dovrà dare alla crisi causata dall’emergenza Covid-19, ormai globale, non si esaurisce certo qui, ed in attesa di una linea comune del tavolo di filiera, abbiamo raccolto le opinioni delle principali organizzazioni - Uiv, Federvini, Fivi, Federdoc - tra sostegno economico, taglio delle rese ed altre idee. Messe già in fila dal direttore Uiv Paolo Castelletti, partendo “dalle misure classiche della Pac: non solo promozione, anche consolidamento degli investimenti in cantina. La vendemmia verde aiuterebbe a non generare giacenze, ma c’è il problema della reperibilità di mano d’opera. Sì alla distillazione, ma a patto che si rivedano le rese, per una riduzione dai 500 quintali ad ettaro ai 300, derogabili a 400, sui vini generici, con una netta divisione di prezzo: 20-22 centesimi per i vini generici, 40 centesimi per i vini a denominazione. Fondamentali le misure economiche: proroga ai pagamenti e liquidità su tutte”. Non ha ancora una posizione ufficiale Federvini, ma il direttore generale Ottavio Cagiano sì: “non serve il blocco dei nuovi impianti, le aziende si regoleranno da sole, ma non dobbiamo perdere quelle risorse. Diverso il discorso sulle rese, rispetto alle quali la filiera economica del vino dovrà fare un ragionamento importante: non sappiamo quanto durerà questa situazione, né come ne usciranno le aziende”. Misura che, invece, convince la presidente Fivi Matilde Poggi: “può essere una misura da mettere in campo, mentre per i blocchi agli impianti credo che ogni produttore debba poter decidere autonomamente. Bloccarli quando l’azienda ha fatto investimenti ed ha degli sbocchi, sarebbe controproducente. Agire sulla fiscalità per far ripartire le vendite”. Infine, l’analisi di Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, che parte da una necessità, quella “di avere numeri e dati precisi per capire la portata dell’emergenza. Immagino che ci siano denominazioni che, dopo anni di gelate, grandinate, piogge, non abbiano intenzione di ridurre le rese. Non credo sia necessario il blocco degli impianti, invece è importante intervenire sulle rese dei vini generici”. |
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Iniziato con incognite importanti, dai dazi Usa alla Brexit, il drammatico 2020 del vino italiano ha portato con sé la crisi peggiore dal secondo dopoguerra, legata alla rapida diffusione del Coronavirus, con l’attivazione di misure che hanno rapidamente portato in lockdown ampie aree geografiche, sia in Europa che nel resto del mondo. Tra i Paesi interessati, molti rivestono un ruolo molto importante per il vino italiano, come ad esempio il Regno Unito e gli Stati Uniti. A pesare è soprattutto il forte ridimensionamento della domanda da parte dell’Ho.re.ca., il principale canale per il consumo in questi Paesi, e facendo una stima molto approssimativa, tenendo conto di due mesi di difficoltà a livello mondiale, secondo Ismea potrebbero essere a rischio esportazioni per quasi un miliardo di euro. |
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Fondamentale, una volta ripartita la macchina produttiva e poi quella commerciale e dei consumi, in Italia e, lentamente, nel resto del mondo, sarà la promozione, che dovrà però reinventarsi e trovare quell’unità troppo spesso annunciata e mai realmente praticata. “Sui Paesi Terzi - dice Matilde Poggi (Fivi) - la promozione del Paese Italia va fatta in maniera univoca e congiunta, perché si disperdono troppe energie altrimenti. Penso ad una promozione che passi per il turismo: l’Italia è il Paese più bello del mondo, dobbiamo lavorare su questo”. Simile il ragionamento di Ottavio Cagiano (Federvini): “fondamentale l’unitarietà d’intenti, ma anche considerare più ampi orizzonti, alla ripresa non sarà solo il settore del vino ad avere bisogno, ma tutto il made in Italy, a partire dal turismo. Investire facendo un ragionamento d’insieme, tra patrimonio artistico, naturale, agroalimentare, industriale, come sistema Paese”. E se Paolo Castelletti (Uiv) chiede “una modifica in deroga al regolamento attuale, per fare promozione anche sul mercato interno dell’Unione Europea”, Riccardo Ricci Curbastro (Federdoc) pensa a “coinvolgere l’Ice, i fondi del Ministero per lo Sviluppo Economico, gli Ocm per un progetto di senso compiuto, su cui lavorare senza eccessiva fretta”. |
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Coop Italia aderisce alla richiesta del Premier Giuseppe Conte, rivolta alla grande distribuzione, di applicare ulteriori sconti ai buoni messi a disposizione dai Comuni per le famiglie in difficoltà economica. “Quella avanzata dal Presidente del Consiglio è una proposta importante, che richiede un rapido intervento e il contributo di tutti e Coop farà la sua parte (con un ulteriore sconto, del 10%, ai buoni spesa per le famiglie in difficoltà, ndr)”, si legge in una lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio, all’Anci e alla Protezione Civile. |
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Continuano a crescere gli acquisti nei supermercati ma, per la prima volta, si assiste ad un rallentamento. Se guardiamo alla seconda settimana (16-22 marzo) in cui gli italiani hanno dovuto limitare il più possibile gli spostamenti causa Coronavirus, le vendite della Gdo continuano a crescere (+5,4% sullo stesso periodo del 2019) ma non più a doppia cifra come nelle tre settimane precedenti, come rilevato da Nielsen. Probabilmente, a frenare la corsa alle provviste hanno contribuito i numerosi appelli a non creare ammassamenti nei supermercati, ed anche una miglior organizzazione e pianificazione della spesa da parte degli italiani. Non a caso le piccole botteghe e i negozi di quartiere stanno diventando più gettonati, perché vicini alle case dei cittadini e meno propensi alla formazione di lunghe file davanti agli ingressi. |
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“La ristorazione è in ginocchio, e questa è la mia preoccupazione maggiore. Parliamo di un sistema sviluppatissimo ma con tanti elementi di fragilità, c’è bisogno di misure di sostegno importanti, non bastano i 600 o gli 800 euro, ci sono tasse da pagare, dipendenti da salvaguardare. Per il vino la situazione è drammatica, il mercato interno è in sofferenza e si aggrappa alla Gdo, ma con il lockdown all’estero anche le spedizioni vanno in crisi”. |
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