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N. 4.367 - ore 17:00 - Venerdì 12 Dicembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Il mercato del vino sta attraversando un 2025 complicato. A certificarlo sono i numeri, come abbiamo visto per l’Italia, con gli Usa, partner n. 1, che segnano una frenata negli acquisti a causa dei dazi, ma non solo. Ma in territorio negativo c’è anche la Francia, prima potenza enoica in valore. Secondo l’American Association of Wine Economists (Aawe), su base annua, da gennaio a settembre 2025, il valore dell’export di vino francese è diminuito di 208 milioni di euro (-2,5%) per una cifra complessiva che si avvicina a 8,2 miliardi di euro. Il calo maggiore si è verificato negli Usa (-10,6% per un valore complessivo che sfiora 1,5 miliardi di euro). | |
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| | Un grande classico tra i protagonisti del collezionismo e delle aste come il Masseto, “gioiello” bolgherese, oggi del Gruppo Frescobaldi, il Brunello di Montalcino Cerretalto di Casanova di Neri, una delle cantine più celebrate e premiate a livello internazionale del territorio-simbolo del “Sangiovese in purezza”, ed il Solaia della Marchesi Antinori, tra i più celebrati Supertuscan nel mondo: sono i tre vini al top della classifica “Best Italian Wines” 2025, appena pubblicata e aggiornata a dicembre, dal portale Wine-Searcher, e redatta su una media dei punteggi di diversi critici, ponderati in base al numero delle recensioni. In posizione n. 4, c’è l’iconico Sassicaia della Tenuta San Guido, seguito, al n. 5, dal Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie de Il Marroneto, tra i riferimenti stilistici del territorio, e da due pilastri delle Langhe, il Barolo Monvigliero di G.B. Burlotto, al n. 6, e il Barbaresco Sorì San Lorenzo di Gaja, al n. 7. Chiudono la “top 10” L’Apparita della celeberrima Castello di Ama, il Redigaffi dell’altrettanto acclamata Tua Rita, e l’Ornellaia della Tenuta dell’Ornellaia, tra i grandi nomi del collezionismo di vino italiano. Scorrendo la lista, ecco al n. 11 il peculiare Igt Toscana La Ricolma di San Giusto a Rentennano, davanti al Brunello di Montalcino Riserva di Eredi Fuligni, al n. 12, e, ancora, a Gaja, al n. 13 con il Barbaresco Sorì Tildìn. Posizione n. 14, invece, per l’iconico Le Pergole Torte di Montevertine, davanti, al n. 15, al celebre Igt Toscana Tenuta di Trinoro della Tenuta di Trinoro. Ancora, al n. 16, il Brunello di Montalcino Vigna Montosoli di Valdicava, mentre al n. 17 c’è il “mostro sacro” Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (vino dal prezzo medio più elevato in classifica, a 1.158 euro a bottiglia, ndr), seguito ancora da un vino di Tua Rita, l’Igt Toscana Per Sempre, al n. 18, davanti alla storia di Montalcino, ovvero il Brunello di Montalcino Riserva della Tenuta Greppo Biondi-Santi, al n. 19. Con la posizione n. 20 occupata dall’unica eccezione bianchista della lista, ovvero l’Alto Adige Terlaner I Primo Grande Cuvée di Terlano, cantina-simbolo dei grandi bianchi longevi del territorio. A chiudere la lista, ancora i vini firmati da Fontodi, Elvio Cogno, Gaja (unica cantina con 3 vini), Ciacci Piccolomini d’Aragona e Le Macchiole. | |
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| | Arriva una svolta per lo spumante Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese, il più importante territorio italiano del Pinot Nero (ma non solo). L’assemblea del Consorzio Classese Oltrepò Pavese ha approvato, nei giorni scorsi, il Regolamento d’uso del marchio Classese, che consentirà di impiegare, sin da subito, il nuovo nome del Metodo Classico Docg da Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese in etichetta, e che sarà presentato a Vinitaly 2026. Un voto, con oltre il 99% di favorevoli, che mette in luce l’unità di intenti dei produttori, convintamente riuniti intorno a un progetto ampiamente condiviso. L’assemblea ha anche adottato alcune modifiche ai disciplinari delle altre denominazioni: la riduzione delle rese per ettaro del Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese Doc e del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc che passano da 150 a 125 quintali all’ettaro e da 120 a 100 quintali all’ettaro.
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| | | Due mondi enoici vicini, il Trentino e l’Alto Adige, ma abbastanza indipendenti. Il primo sempre più focalizzato sulle “bollicine di montagna” del Trentodoc, ma anche su rossi identitari a base, soprattutto, di Teroldego, Marzemino e Schiava, il secondo sempre più terra di grandi bianchi fermi (ma non solo), che puntano forte sulla longevità. E sono rarissimi i casi di produttori che producono in entrambi i territori, se non qualcuno legato alla cooperazione. Anche per questo fa notizia l’investimento nel Trentodoc da parte della cantina Elena Walch, uno dei simboli dell’Alto Adige del vino di alta qualità, che, da poco, ha inaugurato Moncalisse, cantina a 600 metri di altitudine alle pendici del Monte Calisio, dorsale di importante rilievo geologico e storico a Nord-Est di Trento. Un progetto (in approfondimento) che è “frutto della visione e dell’impegno delle sorelle Julia e Karoline Walch, appartenenti alla storica famiglia vinicola dell’Alto Adige e che, già nel nome, riflette l’anima del luogo da cui prende vita, il Monte Calisio. La conformazione del terreno - con vigneti che si estendono per un totale di 12 ettari - si unisce al clima fresco, caratteristica delle vigne d’altura che, circondate dalle montagne trentine, rappresentano quel terroir ideale per dare vita a bollicine d’eccellenza”. | |
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| | | Il “padre” della cucina italiana, ora Patrimonio Unesco, premia “Nostra Signora della grappa”, come la chiamava Gianni Brera: il 14 dicembre a Forlimpopoli, la città natale di Pellegrino Artusi, Casa Artusi consegnerà il “Premio Artusi” 2025 a Giannola Nonino, alla guida delle storiche Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, con le figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta, che, nel 2025, hanno celebrato i 50 anni del Premio Nonino, per ben sei volte anticipatore dei Premi Nobel, dedicandolo a Benito Nonino, “padre” della grappa italiana. | |
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| | Non meno Europa, ma un’Europa diversa, “che sappia colmare il deficit democratico causato dalle scelte della Commissione Ue, organo non eletto che detiene ormai il monopolio legislativo, mentre il Parlamento risulta marginale e spesso ignorato”, e che guardi veramente agli interessi di cittadini ed agricoltori, per tutelare al tempo stesso aziende, ambiente e consumatori, che non sia quella che “sottrae 90 miliardi di euro agli agricoltori (dalla Pac, ndr) per destinarli al riarmo franco-tedesco”, e che, nel caso dell’Italia, consenta alle imprese e alle istituzioni di spingere ancora di più un settore che esporta nel mondo prodotti per 73 miliardi, e che ora vuole sfruttare ancora di più il traino del recentissimo riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Messaggi arrivati dall’assemblea di Coldiretti, ieri a Roma. | |
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| | | “Nel 2025 l’Italia ha superato l’autosufficienza alimentare (le esportazioni sono più delle importazioni, ndr): siamo al 101%, un dato importante perché ora parte tutta la grande sfida dell’export, siamo cresciuti tanto, ma dobbiamo farlo ancora”. Così, a WineNews, Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, che per il 2026 auspica ancora più attenzione dalla politica verso “un settore centrale per la società e l’economia” e “che garantisce la stabilità della democrazia europea”, con la produzione di beni primari, ma anche la custodia delle aree interne e l’occupazione. | |
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