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WineNews
N. 2.945 - ore 17:00 - Venerdì 17 Luglio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
New York Wine Experience, niente 2020
Mentre in buona parte d’Europa l’emergenza Covid-19, pur presente, sembra allentare un po’ la presa, in Usa la situazione è ancora di piena crisi. E proprio dagli States arriva una brutta notizia, pessimo segnale per i grandi eventi del vino: la “New York Wine Experience” di “Wine Spectator”, per la prima volta dal 1981, quando è nata, e con l'Italia sempre protagonista, non si farà. Edizione 2020 annullata, e appuntamento al 2021. Un annuncio, quello della famosa ed importante rivista americana, che segue, di poche settimane, quella che, invece, sembrava una conferma. Appuntamento al 2021, dal 21 al 23 ottobre.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Tra Dazi e Covid, l’import di vino in Usa a -329 milioni di dollari
Una perdita secca del -12,3% in valore, pari ad un calo di 329 milioni di dollari: è il conto salato dei sette mesi di importazioni di vino in Usa tra novembre 2019, primo mese pieno di applicazione dei dazi su tanti vini europei, soprattutto francesi, da parte degli Usa, e maggio 2020, con il peso della Pandemia che, negli Usa, è ancora in piena forza, sul periodo novembre 2018-maggio 2019. A calcolarlo l’Osservatorio Spagnolo del Mercato del Vino, nei giorni in cui la paura di nuovi dazi da parte degli Usa su tanti prodotti europei, agroalimentare e vino incluso, torna ad aleggiare in una situazione già evidentemente critica (e questa volta come ritorsione sul tema della Digital Tax che diversi Paesi Ue, Italia inclusa, stanno pensando di applicare e che colpirebbe le imprese delle Silicon Valley, ndr). Nel periodo in esame, gli Usa hanno importato complessivamente vini imbottigliati per 409 milioni di litri (-5,3%), per un valore complessivo di 2,34 miliardi di dollari, e con un prezzo medio al litro che è sceso del 7,4% (passando da 6,2 a 5,7 dollari al litro). La perdita in valore è quasi tutta sulle spalle della Francia, che sui 329 milioni di dollari complessivi di saldo negativo, ne ha persi 289,5, con un calo del -36% (accelerato soprattutto a marzo, aprile e maggio 2020, con perdite tra il -46% ed il -56% mese su mese sul 2019). Tra i principali esportatori in Usa, giù anche la Spagna (-8%, a -12,1 milioni di dollari), l’Australia (-14,4% per una perdita di 25 milioni di dollari) e l’Argentina (-2%, con un saldo negativo di 3 milioni di dollari). Tiene tutto sommato l’Italia, che, nel periodo in esame, secondo l’Oemv, con i vini imbottigliati mette a segno una crescita del 2,7%, con un aumento di 22,9 milioni di dollari, e cresce anche la Nuova Zelanda, a +8%, con un saldo attivo di 17,8 milioni di dollari. Situazione più o meno simile nelle quantità, con la Francia che crolla del -19%, l’Italia che tiene a -0,6%, la Spagna che perde il -7,4%, l’Argentina a +3,4%, e la Nuova Zelanda, unica tra i principali esportatori in Usa a crescere in volume e valore, a +7,9% in quantità.
Approfondimento su WineNews.it
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Sfusi, prezzi giù ma niente panico
Tra consumi in difficoltà e vendemmia in arrivo, calano i prezzi degli sfusi in Italia, ma niente panico. Segnale che arriva da denominazioni top come Barolo, dove il Consorzio ha scelto di non introdurre provvedimenti emergenziali, e dove i prezzi sono giù del 15%, in linea con altre denominazioni, tra 550 e 600 euro ad ettolitro, fa sapere il Consorzio stesso. Dai listini della Camere di Commercio, in Veneto l’Amarone della Valpolicella viaggia nella norma, 700-750 euro ad ettolitro, il Prosecco Docg tra 185 e 200, il Doc tra 155 e 165. In Toscana il Chianti 2019 va tra 87 e 128 euro ad ettolitro, il Chianti Classico tra 230 e 310. In calo, ma sempre con quotazioni stellari, il Brunello di Montalcino: da quanto apprende WineNews, si viaggia sui 900 euro ad ettolitro. In grande salute Bolgheri, tra 600 e 650 euro per un ettolitro di Doc Bolgheri (fonte Consorzio).
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Focus
Jackson Family: dagli Usa al Chianti Classico
Dagli Usa al Chianti Classico, con la voglia di valorizzare il territorio all’estremo, individuando ben 63 micro-cru su 90 ettari di vigneti, investendo in una delle denominazioni italiane più storiche, guardando ad un presente fatto di sostenibilità, e al futuro. È la curiosa storia che lega il Belpaese enoico ad uno dei nomi più importanti del vino americano, quello di Jackson Family, realtà che possiede diverse tenute in California ed in Oregon, ma anche in Francia, Australia e Sudafrica, e che, dalla metà degli anni Novanta del Novecento, ha investito nella Tenuta di Arceno, a Castelnuovo Berardenga, nel cuore del Gallo Nero. Una storia di investimenti e di amore per uno dei territori più belli del mondo, come racconta a WineNews Julia Jackson: “quando i miei genitori iniziarono a pensare di espandersi nel mondo, l’Italia era in cima alla lista. Mia madre, Barbara Banke, quando visitò la Toscana e il Chianti Classico per la prima volta, se ne innamorò. I miei genitori hanno visto in Tenuta di Arceno hanno visto la perfetta convergenza di terroir, storia e potenziale. Come proprietari di seconda generazione, abbiamo un legame personale con la tenuta, e sentiamo profondamente la responsabilità di traghettare la visione dei miei genitori nella generazione successiva”.
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Cronaca
Crisi, il vino di Francia scrive a Macron
Così come in Italia, anche in Francia la filiera del vino, pilastro economico e di immagine del Paese, giudica ampiamente insufficienti le misure messe in campo dal Governo per l'emergenza Covid. Come riporta “Vitisphere”, le denominazioni più importanti, e poi la Cnaoc, che le riunisce, hanno scritto a vari livelli istituzionali, fino al presidente Emmanuel Macron, per chiedere più attenzione. Per alcuni, sarebbe quasi “derisorio” lo stanziamento di 250 milioni di euro per la viticoltura, a fronte dei 465 miliardi di euro iniettati dallo Stato a sostegno dell’economia nel complesso.
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Wine & Food
L’Italia del bio, settore che traina i consumi in Gdo, ed è al centro del Farm2Fork europeo
Per i numeri di AssoBio, i consumi di prodotti biologici nel 2019 hanno raggiunto i 4.089 milioni di euro, pari al 5,5% del totale dell’export agroalimentare italiano. E da qui deve ripartire l’Italia: se ne parla a Sana Restart, (Bologna, 9-11 ottobre), il Salone del Biologico e del Naturale, che torna con  un’importante collaborazione, tra Terra Madre Slow Food e Bolognafiere. Ma l’evento non è l’unico segnale dell’importanza del settore: a puntare sul settore agricolo bio è anche la politica, come confermato dal Commissario all’Agricoltura dell’Ue, Janusz Wojciechowski, nel videomessaggio al webinar di B/Open, rassegna del Bio Foods & Natural self-care, (Veronafiere, 23-24 novembre): “il biologico è simbolo della strategia Farm 2 Fork, è ecosostenibile, offre opportunità economiche ad agricoltori e risponde a una crescente domanda dei consumatori”.
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L’Italia deve ripartire dalle sue eccellenze. Come quella delle tecnologia del vino
I racconti e le idee che dal Belpaese, al servizio del settore, arrivano da anni nelle cantine di tutto il mondo. Tra botti, imbottigliatrici, vendemmiatrici, macchinari per le analisi, tappi, filtri e non solo, le testimonianze, nell’ultimo Simei, di realtà come Bertolaso, Gai, Volentieri Pellench, Aeb, Albrigi Tecnologie, Amorim Cork, Vinventions, Diam Bouchage, Garbelloto, del direttore generale dell’Ice Roberto Luongo, e del presidente di Unione Italiana Vini Ernesto Abbona.
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