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WineNews
N. 3.316 - ore 17:00 - Mercoledì 22 Dicembre 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
I vini più premiati dalle guide italiane
Il Bolgheri Sassicaia 2018 della Tenuta San Guido (premiato da Slow Wine, Gambero Rosso, Veronelli, Doctor Wine, Bibenda, Ais, Maroni e “I migliori 100 vini” del “Corriere della Sera”) ed il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2016 de Il Marroneto (con il Touring Club al posto di Maroni): sono i due vini capaci di mettere d’accordo 8 guide “nazionali” su 9 (edizione 2022) secondo l’incrocio di WineNews. Stesso risultato, numericamente, ottenuto anche dal Giulio Ferrari Riserva del Fondatore di Ferrari Trento della Famiglia Lunelli, ma con le annate 2009 e 2010, e al Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva di Marisa Cuomo, con i millesimi 2019 e 2020.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Incrocio WineNews tra le guide “nazionali” del vino: tanti premiati ma nessun “en plein”
Sono tanti i vini italiani capaci di distinguersi e tante le letture che caratterizzano le molte guide di settore edite in Italia. Un doppio binario che attraversa l’intera Italia in bottiglia e che è, prima di tutto, messaggero di complessità e ricchezza, ma anche di difficoltà quando si voglia costruire una gerarchia consolidata e riassuntiva dell’eccellenza assoluta, con il risultato che rintracciare etichette in grado di ricevere il massimo riconoscimento da tutte le più importanti pubblicazioni (9 quelle prese in esame nell’edizione n. 16 del nostro confronto), è operazione sempre più ardua. Come consuetudine, abbiamo incrociato semplicemente tutte le liste dei migliori assaggi delle guide di Gambero Rosso, Seminario Veronelli, Bibenda, Doctor Wine, Ais, Slow Wine, Touring Club, Maroni e I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” del “Corriere della Sera” (escludendo “I Ristoranti e i Vini d’Italia” de “L’Espresso”, che ha pubblicato in maggio la sua edizione 2021, e non è ancora uscita con la 2022 (che probabilmente uscirà ancora in primavera, a differenza di tutte le altre prese in esame). Al netto dei migliori 4 (riportati nella News), a convincere 7 guide su 9 ci sono il Barolo Bricco Boschis Vigna San Giuseppe Riserva 2015 di Cavallotto, il Brunello di Montalcino Riserva 2015 di Poggio di Sotto, il San Leonardo 2016 della Tenuta San Leonardo, l’Amarone della Valpolicella Classico 2012 di Bertani, l’Es 2019 di Gianfranco Fino, il Turriga 2017 di Argiolas (premiato però dalla guida del Corriere con l’annata 2016), il Passito di Pantelleria Ben Ryè 2018 di Donnafugata, l’Oreno 2019 di Sette Ponti, il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2016 de Il Marroneto, l’Aglianico del Vulture Titolo 2019 di Elena Fucci (ma premiato dal duo Gardini-Ferraro con l’annata 2018), il Torgiano Rubesco Vigna Monticchio Riserva 2017 di Lungarotti, il Brunello di Montalcino Cerretalto 2015 di Casanova di Neri, il Solengo 2019 di Argiano e il Guardiavigna di Podere Forte (che alcune guide premiano con l’annata 2017 e altre con la 2016). Ma tanti anche i vini che hanno ricevuto il massimo riconoscimento rispettivamente da 6 e 5 guide sulle 9 analizzate (la lista completa nell’approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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SMS
Vino, alcol e Ue: allarme Federvini
“Prima ancora che la relazione sul Piano di lotta contro il cancro sia effettivamente approvata dal Parlamento Europeo (non prima di febbraio 2022), la Commissione Europea sta già usando quel documento, nella sua versione più radicale, per stabilire criteri ed indirizzi alla base di importanti iniziative normative dell’Unione. Siamo ancora convinti che la ragionevolezza prevarrà e che l’Assemblea plenaria del Parlamento Europeo possa modificare un testo che, così come è, rappresenta un duro colpo alla reputazione dei nostri prodotti e, più in generale, alla diversità delle culture alimentari che rendono unico il nostro continente”. Così Micaela Pallini, presidente Federvini, tra fiducia nel buonsenso della Commissione Ue e preoccupazione per il pericolo di politiche fiscali vessatorie e la possibilità di disincentivazione dei progetti di promozione del vino.
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Focus
Il Prosecco Doc punta alla certificazione Equalitas
La sostenibilità, per essere un valore reale, deve essere prima di tutta una filosofia del modus operandi, ma poi deve anche essere certificata, per poter essere raccontata. E se questo è complesso per una singola azienda, lo è ancora di più per un territorio. Soprattutto se è uno dei più grandi d’Italia. Ma chi è leader deve darsi obiettivi ambiziosi, e così ha fatto il Consorzio di tutela della Doc Prosecco, guidato dal presidente Stefano Zanette e dal direttore Luca Giavi, organismo che governa il territorio locomotiva del vino italiano, denominazione che con ogni probabilità, a fine 2021, supererà il record di 500 milioni di bottiglie certificate per un valore di 2,4 miliardi di euro al consumo nel 2020, e che punta a certificare il territorio come Denominazione Sostenibile e le aziende e le produzioni rispettivamente come Organizzazione e Prodotto Sostenibile, secondo lo standard di “Equalitas”, che si basa su tre pilastri che sono ambiente, società ed economia. Un obiettivo importante: per poter fregiare il Prosecco della certificazione Equalitas di Denominazione Sostenibile, è necessario che almeno il 60% della superficie della denominazione risponda ai requisiti dello standard, dunque 14.670 ettari su 24.450. Ma la rotta è segnata, ed il territorio la vuole seguire con convinzione.
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Cronaca
Franciacorta: Bellavista saluta Mattia Vezzola
Quella tra Mattia Vezzola, enologo considerato universalmente un punto di riferimento per la Franciacorta, e Bellavista, cantina fondata da Vittorio Moretti, è stata una di quelle collaborazioni capace, come poche altre, di segnare la storia e la crescita di un territorio. Ma tutte le cose belle, prima o poi, finiscono, e così, dopo “quarant’anni meravigliosi” (parole di Vittorio Moretti) in concordia ed in armonia, finirà, con la fine dell’anno, anche la collaborazione tra Bellavista e Mattia Vezzola che, a 70 anni, è anche produttore in proprio con Costaripa, in Valtenesi.
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Wine & Food
Nuova Zelanda, dopo il lockdown a “riunire” il Paese è la compagnia aerea di Invivo
Mentre l’Europa torna a vedere i fantasmi di un anno fa, con il numero dei contagi, dei ricoveri e dei morti per Covid che spingono i Governi a nuove chiusure ed a decise misure di contenimento, la Nuova Zelanda, che, come gli altri Paesi dell’Asia-Pacifico, aveva optato per la tolleranza zero, vive i suoi primi giorni di ritorno alla normalità, dopo il lockdown che ha tenuto le due isole principali del Paese isolate dopo tre mesi e mezzo. Si potrà così tornare a viaggiare, anche con una nuova compagnia aerea, la prima al mondo di proprietà di un’azienda del vino, la “Invivo Air”, lanciata da Tim Lightbourne e Rob Cameron, che, nel 2008, hanno fondato l’azienda di vino e gin neozelandese, oggi tra le più importanti del Paese, che vanta collaborazioni in Francia, Australia, Italia ed Irlanda, oltre ad una partnership con Sarah Jessica Parker, la mitica Carrie di “Sex and the City”.
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La ristorazione “in cantina”, tra modelli diversi di un filone sempre più battuto dai produttori
Le case history e le riflessioni di produttori che sono diventati anche ristoratori, come, tra i tanti possibli, Lorenza Sebasti (Castello di Ama, con Il Ristoro), Francesca Moretti (Terra Moretti ovvero Bellavista, con La Filiale di Franco Pepe, e L’Andana, con la Trattoria Enrico Bartolini), Alberto Tasca (Tasca d’Almerita, con La Locanda a Capofaro), Camilla Lunelli (Ferrari con Villa Margon) e Roberta Ceretto (Ceretto con Piazza Duomo di Alba e La Piola).
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