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WineNews
N. 4.302 - ore 17:00 - Giovedì 11 Settembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Vino ed export, l’Italia tiene
I dati Istat delle esportazioni di vino italiano, analizzati da WineNews e aggiornati a giugno 2025, mostrano un lieve miglioramento pur mantenendo un passivo “light” sulla prima metà del 2024. E, quindi, -0,47% in valore (contro il -0,82% di maggio) a 3,8 miliardi di euro e -3,1% a volume (era -3,8% a maggio), superando il milione di litri. Gli Usa e il Canada continuano a restare in positivo ma crolla la Russia e frenano alcuni mercati europei “top” (Germania e Uk) e l’Asia. Recuperano gli spumanti (da -1% a -0,4%) in valore, pari a 1 miliardo di euro e il segno diventa positivo nei volumi a 254,1 milioni di litri (+0,1%).
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Primo Piano
Tra i “big” bene gli Usa, spicca il Canada, crolla la Russia, giù Germania, Uk e Giappone
Guardando ai singoli mercati, gli Stati Uniti continuano a dominare con 988,4 milioni di euro in valore (+5,2% sul primo semestre 2024), pur con una piccola frenata, e 179,9 milioni di litri (+1,1%). La Germania, mercato europeo leader, è a 573,2 milioni di euro in valore (-1,8%), continuando a scendere anche nei volumi a 234,5 milioni di litri (-7,4%). Il Regno Unito resta al terzo posto, ma si ferma a 370,1 milioni di euro in valore (-4,5%) e 118 milioni di litri in volume (-2,1%). Brillante, invece, la crescita del Canada, probabilmente anche a causa delle tensioni con gli Usa e la conseguente scelta di acquistare altrove, a 197,7 milioni di euro (+12,8%) e 34,9 milioni di litri (+6,6%). Canada che supera la Svizzera, che mantiene un trend stabile (+0,4%), a 194,9 milioni di euro. Continua il feeling della Francia, prima potenza enoica in valore, con il vino italiano, le esportazioni nel primo semestre 2025 arrivano a 158 milioni di euro (+1,85%). In territorio positivo anche i Paesi Bassi (+0,8%) a 125 milioni di euro, mentre è in lieve calo il Belgio che ha importato da gennaio a giugno 2025 per 106,7 milioni di euro (-0,5%). Si resta in Europa con la Svezia che scende a 96,8 milioni di euro (-2,7%) mentre in Asia il Giappone fa peggio, a 87,6 milioni di euro, pari ad un calo, sul primo semestre 2024, del 7,4%. Scende vertiginosamente la Russia (-37,5%) a 75,6 milioni di euro e, in misura minore, l’Austria, che somma un valore dell’export di 75,3 milioni (-4,3%). Non sorprende più l’assenza di buone notizie dalla Cina con l’export che, nel Paese del Dragone, si è fermato a 33,6 milioni di euro con un fragoroso -21,7% tanto che viene superato dall’Australia a 34,5 milioni di euro (+0,5%), con la Corea del Sud che si sta avvicinando a 26,3 milioni di euro (+0,9%). In crescita, pur restando un mercato ancora marginale, il Brasile a 18,6 milioni di euro (+5,5% ma in calo su maggio), con il Paese del Sud America che per alcuni addetti ai lavori è un osservato speciale, in ottica futura, per il vino italiano. Arrivati al giro di boa di metà anno, il vino italiano, in attesa degli effetti più “pesanti” dei dazi Usa, rimane in scia ai numeri record del 2024, in un sostanziale equilibrio, almeno in valore, seppure evidentemente “precario” visto le tante incertezze di questa fase storica.
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Belgio: il termine “low-alcohol” è fuorviante
Nel dibattito Ue sull’etichettatura del vino, il Belgio si schiera contro la proposta di definire “a basso contenuto alcolico” i vini con gradazione fino al 6%, denunciando il rischio di banalizzare i danni dell’alcol e fuorviare i consumatori, creando un falso senso di sicurezza e compromettendo gli obiettivi di salute pubblica. La posizione belga si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione alla salute pubblica, in linea con il Piano europeo di lotta contro il cancro e il Piano globale dell’Oms sull’alcol, secondo cui nessun livello di consumo di alcol è sicuro. Nella dichiarazione ufficiale, il Servizio federale belga per la salute pubblica (Spf Santé) ha definito il termine “low-alcohol” ambiguo e fuorviante, proponendo invece “contenuto alcolico ridotto”, più coerente con la normativa Ue e con le evidenze scientifiche.
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Focus
Vino, tra le tante sfide c’è quella dei ready-to-drink
Tra le tante sfide che il vino, alle prese con un generalizzato, lento ma strutturale calo dei consumi un po’ in tutto il mondo, e soprattutto nei Paesi il cui consumo è più consolidato e maturo, c’è anche quella concreta, e forse fino ad oggi un po’ sottovalutata, rappresentata dalla rapida ascesa dei prodotti ready-to-drink (Rtd), una categoria che sta conquistando quote di mercato e modificando le abitudini di consumo a livello globale. Secondo uno degli ultimi studi, pubblicato nei giorni scorsi e condotto dall’International Wine & Spirits Research (Iwsr), una delle principali fonti mondiali di dati, analisi e approfondimenti sul mercato globale delle bevande alcoliche, i Rtd sono passati dall’1% al 2% del consumo globale (i dettagli su alcuni dei principali Paesi in approfondimento) e manterranno questa quota fino al 2029, mentre il vino fermo è sceso dall’11% al 10% e si prevede un ulteriore calo al 9%. Per reagire, spiega ancora l’Iwsr, il mondo del vino sta cercando nuove strade: packaging più accessibili come il vino in lattina, branding semplificato, marketing più moderno e prodotti innovativi come vini aromatizzati o spumanti aromatizzati, spiega Richard Halstead, direttore operativo Consumer Insights di Iwsr. Basterà?
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Cronaca
Brunello, Nobile e Chianti Classico for charity
Sotto il martelletto, vini di tante cantine, da Biondi-Santi a Conti Costanti, da Canalicchio di Sopra a Fuligni, da Boscarelli a Fontodi, per citarne solo alcune, ed a batterlo l’attore Pasquale Petrolo, in arte Lillo, accompagnato dalla voce di Malika Ayane. Ecco i protagonisti dell’asta di beneficenza che ha visto Brunello, Nobile di Montepulciano e Chianti Classico insieme per raccogliere fondi per “Every child is my child” di Anna Foglietta, nei giorni scorsi, nella rinascimentale Villa Costanti a Montalcino della storica cantina Conti Costanti.
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Wine & Food
Non solo vigna: le aziende virtuose investono anche nella tutela delle foreste. Come Torres
In un contesto ambientale sempre più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle foreste si rivela una strategia fondamentale per costruire paesaggi resilienti e biodiversi. Ed è una delle linee di azione delle cantine più virtuose. Come racconta la case history di Familia Torres, una delle realtà più importanti di Spagna e tra i nomi più autorevoli al mondo, da anni in prima linea sul tema della sostenibilità, che ha rinnovato la sua partnership con la Federazione Adf Penedès Garraf, organizzazione senza scopo di lucro che riunisce le Agrupacions de Defensa Forestal, e che con il programma “Torres & Earth”, tra le altre cose, investe nella tutela di 1.800 ettari di boschi distribuiti in diverse regioni catalane, quasi il doppio della superficie vitata di proprietà del gruppo, contribuendo a salvaguardia della biodiversità e prevenzione degli incendi.
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Masottina
WineNews.tv
“Lavoriamo insieme a produttori, associazioni e Ice per convincere gli Usa a rivedere i dazi”
“Nonostante il record dell’export 2024 e la crescita nel primo trimestre 2025 stiamo lavorando - insieme a produttori, associazioni e Ice - per convincere gli Usa a rivedere i dazi. Dobbiamo consolidare i mercati in essere, ma anche aprirci ai nuovi. Estirpi? Non sono convinto: la viticoltura non è solo produzione di vino, è anche manutenzione di un territorio”. Lo ha detto, a WineNews, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, alla presentazione delle previsioni vendemmiali 2025 by Assoenologi, Unione Italiana Vini (Uiv) e Ismea, oggi, a Roma.
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