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WineNews
N. 4.304 - ore 17:00 - Lunedì 15 Settembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Il Franciacorta tra le star degli Emmy
Raccontarsi nei luoghi della cultura popolare mondiale, dove l’attenzione mediatica è altissima: è la strada che la Franciacorta ha scelto da tempo, distinguendosi come territorio del vino capace di superare i confini della narrazione enologica tradizionale. E per il quinto anno consecutivo, Franciacorta è stato “Official Sparkling Wine” dell’edizione n.77 degli “Emmy Awards”, gli Oscar della Tv, celebrati, ieri, con tante star, a Los Angeles, e trasmessi in diretta dalla Cbs. “È la conferma del nostro impegno come ambasciatori dell’eccellenza italiana nel mondo”, ha dichiarato Emanuele Rabotti, presidente Consorzio Franciacorta.
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Primo Piano
I dazi Usa sono costati 61 milioni di euro al vino italiano, e 600 all’agroalimentare
Se negli Usa dei dazi di Trump le cose, per il vino italiano, fino ad oggi hanno retto, secondo i dati Istat (988,4 milioni di euro l’export in valore dall’Italia agli States, in crescita del +5,2% nel primo semestre 2025 sul 2024, e +1,1% in volume, a 179,9 milioni di litri), non vuol dire, ovviamente, che non ci siano problemi. Perché i dazi pesano anche sul vino europeo e italiano, e il conto, per ora, “lo stanno pagando in gran parte le imprese, se è vero che nel mese di luglio il vino italiano negli Usa è arrivato con prezzo medio ribassato (-13,5%) per rimanere competitivo anche una volta passato sotto la gogna delle tariffe”. A dirlo l’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv) che ha elaborato gli ultimi dati sulle importazioni delle dogane americane. Secondo i quali, la media a listino dei vini del Belpaese “passa, quindi, dai 6,52 dollari/litro di luglio 2024 a 5,64 dollari del pari periodo di quest’anno, nonostante una fase di deprezzamento del dollaro Usa che dovrebbe, invece, spingere gli americani a spendere mediamente di più per comprare in euro”, spiega la Uiv. Secondo l’Osservatorio, dall’attivazione delle nuove tariffe a fine luglio, i vini italiani hanno subito tariffe aggiuntive pari a 61 milioni di dollari. “Dobbiamo evidenziare il sacrificio importante sui margini che stanno facendo le nostre imprese per fare fronte ai dazi - ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi - il vino sta uscendo dalle cantine a prezzi inferiori, e questo testimonia che buona parte delle imprese si sta assumendo in toto il dazio per rimanere competitive”. Ma c’è di più: secondo Uiv si stanno paradossalmente riscontrando ingiustificati aumenti nei punti vendita a stelle e strisce. “Ci risulta che i prodotti allo scaffale facciano parte degli stock pre-dazi accumulati nei primi mesi dell’anno - ha aggiunto il presidente Uiv - dispiace, perciò, assistere ad aumenti che non hanno ragion d’essere. Speculazioni di alcuni che non aiutano le nostre imprese, ma nemmeno i partner del trade statunitense che si oppongono anch’essi alle tariffe”. Ma non è solo il vino a pagare letteralmente dazio in Usa: secondo l’analisi dell’ufficio studi di Cia-Agricoltori Italiani, l’agroalimentare italiano, nel suo complesso, ha già perso 600 milioni di euro nel confronto gennaio-luglio 2025 con lo stesso periodo 2024.
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Mercosur, 31 le Ig del vino italiano tutelate
Su 344 Indicazioni geografiche Ue tutelate dal nuovo accordo di partenariato tra l’Unione Europea e i Paesi del Mercosur, sono 58 i prodotti alimentari tricolore, dalla pasta ai salumi, dai formaggi alla carne, e, tra questi, ben 31 sono Indicazioni geografiche del vino italiano, “summa” di 15 Docg (Asti, Barbaresco, Barbera d’Asti, Bardolino Superiore, Barolo, Brachetto d’Acqui, Brunello di Montalcino, Chianti, Chianti Classico, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, Fiano di Avellino, Franciacorta, Greco di Tufo, Vernaccia di San Gimignano e Vino Nobile di Montepulciano), 10 Doc (Barbera d’Alba, Bardolino, Dolcetto d’Alba, Lambrusco di Sorbara Rosso, Lambrusco di Grasparossa di Castelvetro, Marsala, Montepulciano d’Abruzzo, Prosecco, Soave e Valpolicella) e 6 Igt (Campania, Emilia, Marca Trevigiana, Sicilia, Toscana e Veneto).
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Focus
“Great Now, Great later”: il punto di forza del Soave
“Great Now, Great later”: buono subito e buono dopo un affinamento di diversi anni. Questo è il punto di forza del Soave, la denominazione bianchista più grande del Veneto. Quasi uno slogan lanciato da “Appuntamento Soave” n. 2, nei giorni scorsi, a Verona. E un assunto confermato nei calici da Jeff Porter, firma per l’Italia di “Wine Enthusiast”, che individua due anime del Soave, quella dei vini giovani, da godere subito, e quella dei vini in grado di evolversi negli anni. Un’ipotesi, riconoscibile nelle tipologie Classico (Doc), Superiore e Superiore Riserva (Docg), e nelle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga), che trova riscontro nella proiezione in avanti che Cristian Ridolfi, presidente Consorzio del Soave, ha condiviso con WineNews, dal talk show “Soave: autentico, autoctono, contemporaneo”, che, condotto dal vice direttore del “Corriere della Sera”, Luciano Ferraro, ha coinvolto esponenti di altri settori, portatori di esperienze utili al mondo del vino, da Michele Cannone (Lavazza) ad Achille Scudieri (Gruppo Adler), da Barbara Ferro (Veronafiere) a Monsignor Bruno Fasani. Una chiarezza nella comunicazione dei due “stili” che allargherà le opportunità del Soave sui mercati, andando oltre il favore di cui godono i bianchi, e la cui sfida, a fronte dell’imbottigliato che cresce, è il posizionamento.
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Cronaca
“Vinitaly China Roadshow”
Nonostante la crisi del mercato cinese degli ultimi anni, le potenzialità per invertire la rotta ci sono tutte. Il vino italiano ci crede e torna in Cina con “Vinitaly China Roadshow”, il format itinerante di promozione realizzato da Veronafiere in collaborazione con Ita-Italian Trade Agency e il sostegno del Ministero degli Affari Esteri, da oggi al 19 settembre. Tre le città selezionate per ospitare l’edizione n. 8 dell’evento partito da Pechino, per poi spostarsi a Wuhan (17 settembre) e, infine, a Chengdu (19 settembre).
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Wine & Food
Le aste in Italia di Finarte e Wannenes, tra i grandi miti della Francia e le icone tricolore
Il Cros Parantoux 1996, con due bottiglie in versione magnum, di Henri Jayer, con base d’asta di 20.000 euro (magnum singola a 11.000 euro) e l’immancabile e prestigioso Romanée-Conti Grand Cru 1996 di Domaine de la Romanée-Conti (14.000 euro). Sono i “top lot” dell’asta di Finarte, il 17 settembre a Milano e dedicata alla Borgogna. Ma c’è tanta Francia anche nell’incanto del 25 settembre di Wannenes, sempre a Milano: tre bottiglie di Vosne-Romanée La Tâche 1992 di Domaine de la Romanée-Conti (base d’asta 7.500-8.500 euro) e una bottiglia di Musigny 2003 di Domaine Roumier (5.000-8.000 euro). Non manca l’Italia: tra i “top lot”, sei bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva 2006 di Poggio di Sotto (1.500-2.000 euro) e la verticale di Sassicaia di Tenuta San Guido annate 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2004 e 2007 (1.500-2.500 euro).
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Masottina
WineNews.tv
“L’Italia è tra i brand più forti al mondo, ma, a volte, non sa sfruttare la tecnologia”
“Dobbiamo essere più intelligenti nel vero senso del termine e usare l’Intelligenza Artificiale a nostro vantaggio. Il made in Italy è un'eccellenza e il brand Italia è tra i più importanti al mondo, ma, a volte, non siamo consapevoli del “gioiello” che abbiamo tra le mani e come le tecnologie ci possono aiutare”. A WineNews, Darya Majidi, massima esperta italiana di Ai e della sua diffusione tra le giovani donne per ridurre il gender gap, e “Premio Internazionale Casato Prime Donne” 2025, promosso dalla cantina “al femminile” del Brunello di Montalcino di Donatella Cinelli Colombini.
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