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N. 4.198 - ore 17:00 - Venerdì 11 Aprile 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | “È un’operazione che Marc De Grazia (storico importatore americano, che ha fatto anche la fortuna di tante cantine italiane dagli Anni Ottanta del Novecento in Usa, ndr) poteva fare con chiunque, ma se ha deciso di farlo con noi, e con me in particolare, è perchè alla base ci sono una grande amicizia ed un grande rispetto reciproco”: così, Lamberto Frescobaldi, commenta, a WineNews, la notizia dell’investimento (stimato tra 15 e 20 milioni di euro) per una quota rilevante, ma di minoranza, dello storico gruppo toscano Frescobaldi in Tenuta delle Terre Nere, una delle icone dell’Etna, con oltre 40 ettari di vigneti divisi in 29 appezzamenti in 9 contrade. | |
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| | Il colosso Cantine Riunite & Civ è ancora una volta in testa a tutti per fatturato, con 676,6 milioni di euro nel 2024, di cui 428 imputabili alla controllata Gruppo Italiano Vini - Giv, davanti ad Argea, con 464,2 milioni di euro, davanti ad un altro big, peraltro quotato in Borsa, come Italian Wine Brands, con 401,9 milioni di euro. A seguire, ecco un altro gigante cooperativo, Caviro, con 385,2 milioni di euro di giro d’affari, e poi Marchesi Antinori, prima realtà privata del vino italiano, con 262,5 milioni di fatturato relativi al solo core business vino, e con 3.350 ettari vitati: è la “Top 5” delle cantine italiane che fatturano più di 100 milioni di euro, un club ristretto di 27 realtà messe in fila dalla giornalista Anna Di Martino, nella sua consueta indagine sui fatturati delle cantine italiane, in un’anticipazione pubblicata dal “Corriere della Sera” nei giorni scorsi (e che l’inserto “L’Economia” pubblicherà nei prossimi mesi, ndr). Ventisette cantine che da sole valgono oltre 6 miliardi di euro di fatturato (il 41% del totale vino italiano, stimato nel 2024 a 14,5 miliardi di euro) e 3,8 miliardi di euro di export (il 47,5% degli 8,1 miliardi totali). Un’edizione, quella dell’analisi sui fatturati 2024, che raccontano anche della crescita del peso delle cooperative: 12 quelle nel club dei 27, una in più dello scorso anno, con un fatturato di 2,9 miliardi, e 1,5 miliardi di export. A seguire, n. 6 della classifica è la trentina Cavit, con 253,3 milioni di euro, davanti a La Marca con 251 al n. 7, il gruppo Herita Marzotto Wine Estates (ex Santa Margherita, ndr) della famiglia Marzotto, con 248,2 milioni di euro, davanti a Fratelli Martini con 233, e Collis Veneto Wine Group a 219,3 milioni di euro. Ancora, sopra i 200 milioni, il Gruppo Mezzacorona a 212,4 milioni di euro, Zonin1821 a 209,3, Terre Cevico a 206,2, e Mack & Schühle Italia, a 205,6 milioni di euro. Sotto la soglia dei 200 milioni, nell’ordine, vengono Mionetto (180,9 milioni di euro), Piccini (179), ViVo Cantine (178,2), e ancora Marchesi Frescobaldi (165), Cantina di Conegliano (149,8), Cantine Ermes (142,7), Gruppo Lunelli (138,5), Schenk Italian Wineries (134,3), Villa Sandi (132), Cadis 1898 (129,1) Vignaioli Veneto Friulani (109,5), Serena Wines 1881 (106,3) e Ruffino Group (105 milioni di euro). | |
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| | Ancora una piccola nicchia, destinata a crescere, che attualmente vale 2,4 miliardi di dollari nel mondo, ma che punta a raggiungerne i 3,3 miliardi nel 2028. Un trend, portato avanti anche dai consumi che cambiano, su cui il confronto e la discussione si è accesa, ma che, accanto a prospettive giudicate più o meno stimolanti, potrà continuare a svilupparsi grazie ad una normativa definitiva, al continuo progresso produttivo legato alle tecnologie e, secondo alcuni esponenti del mondo del vino, anche con un’esplicita difesa e salvaguardia del vino dealcolato. Il futuro del vino no e low alcol continua a tenere banco anche in Italia, come ha ribadito Unione Italiana Vini (Uiv), in un confronto, nei giorni scorsi, con Veronafiere e realtà come Omnia Technologies, VasonGroup, Hofstätter, Mack & Schühle Italia, Gruppo Argea, Collis Wine Group e Mionetto. | |
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| | | “Poiché l’uomo è ragionevole deve bere; stato divino dell’esistenza è l’ebbrezza, nella gloria, nell’uva, nell’amore e nell’oro affonda la speranza di uomini e nazioni”. Mai, forse, parole come quelle di Lord Byron furono più azzeccate per raccontare il senso dell’abbraccio affettuoso, da amici di vecchia data e “infrangendo” ogni etichetta, tra Re Carlo e il fondatore Slow Food Carlo Petrini, nell’ultima tappa del viaggio in Italia di Carlo e Camilla. Un segno di stima reciproca e profonda, certo (da quando, nel 2004, il gastronomo invitò il Principe del Galles al Salone del Gusto a Torino), ma che diventa testimonianza concreta del sostegno dei Reali inglesi al movimento dello “slow food” di cui il Sovrano è promotore. Così come, allargando le braccia al Presidente della Repubblica Mattarella, agli artigiani del cibo dei Presìdi, alle sfogline del Tortellante con cui Camilla ha fatto i tortellini con lo chef Massimo Bottura, alla forma di Parmigiano Reggiano aperta per i Reali, a Massimo Spigaroli, “re” del Culatello di Zibello, e ai produttori di Sangiovese, “re” dei vini di Romagna, con il Vistamare Colle Giove 2022 di Carlo Cracco nei calici dell’ultimo brindisi, quel gesto, dicevamo, è diventato un abbraccio al Belpaese, alla sua storia, alla sua cultura e alla sua buona tavola, amatissimi dagli inglesi in ogni epoca. | |
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| | | Il turismo enogastronomico è un vero pilastro valoriale per il Parmigiano Reggiano, per spiegare le distintività della Dop. Nel 2024, i visitatori nei caseifici sono stati oltre 180.000 (+5,9% sul 2023), tra italiani e stranieri, e ben l’85% ha acquistato prodotti direttamente. E in oltre 50 caseifici, tra Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna alla sinistra del fiume Reno e Mantova alla destra del Po, tornano ad aprire le porte con “Caseifici Aperti” (12-13 aprile), l’appuntamento voluto dal Consorzio per foodies e curiosi, grandi e piccini. | |
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| | Mentre il tema dazi, tra annunci, fiammate e sospensioni, tiene banco nel mondo e in Usa, l’industria del vino degli Stati Uniti vede grandi manovre interne. Come quelle che vedono il colosso The Wine Group, che ha sedi in California, New York e Australia, e possiede oltre 120 marchi enoici, annunciare l’accordo per l’acquisizione di diversi marchi da un altro gigante del beverage, come Constellation Brands (che in Italia controlla Ruffino, che resta, invece, di sua proprietà, ndr). I marchi che passeranno di mano, spiega una nota di The Wine Group (in approfondimento), sono nomi importanti come Cook’s, J. Rogét, Meiomi, Robert Mondavi Private Selection, Simi e Woodbridge. Dal canto suo, Constellation sottolinea come l’operazione sia mirata alla ridefinizione del suo portafoglio di vini, concentrandosi sul segmento da 15 dollari a bottiglia in su. | |
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| | | Non solo rappresenta la nostra cultura più autentica, conviviale e genuina, che piace al mondo, ed è candidata all’Unesco: da oggi, la cucina italiana ha anche una poesia che le ha scritto uno dei suoi massimi interpreti: Massimo Bottura, lo chef italiano più famoso al mondo, che la recita a WineNews. Spiegando perché è un riconoscimento dovuto: “è memoria condivisa, il linguaggio di un popolo che ha scelto il cibo per raccontarsi, un patrimonio che vive nei gesti di ogni giorno”. | |
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