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N. 4.336 - ore 17:00 - Mercoledì 29 Ottobre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | L’Italia è uno dei 33 Paesi analizzati dall’American Association of Wine Economists (Aawe) su dati Federal Reserve Economic Data, dove l’aumento di prezzo del vino al consumo, tra il 2015 e il 2025, è stato tra i più bassi: +7,4% (con il picco ad agosto 2023 e il punto più basso invece ad aprile 2017) e perciò superiore solo alla Svizzera (+4,8%), tra gli Stati dove il costo del prodotto è cresciuto di meno. Perché nella graduatoria ci sono anche Cipro e Irlanda che, invece, in 10 anni, hanno visto il prezzo diminuire, rispettivamente del -6,2% e del -11%. Il primato è della Turchia (+1.582%), poi Croazia (+92%) e Bulgaria (+67%). Pesa l’inflazione, ma non solo. | |
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| | Sono tante e in molti se ne occupano. Sono “Le sfide strategiche per il vino italiano” al centro della prima edizione verticale del Food Industry Monitor (Fim) - l’osservatorio sulle performance delle imprese italiane del food & beverage, realizzato da Ceresio Investors in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo di Slow Food - nel convegno andato in scena alla Biblioteca Internazionale “La Vigna” a Vicenza, grazie alla volontà di Remo Pedon, presidente dell’istituzione vicentina di rilievo internazionale, e con il patrocinio di Confindustria Veneto, nei giorni scorsi. A presentare i dati dell’Osservatorio è stato Carmine Garzia, professore di Management all’Università di Pollenzo e responsabile scientifico del Fim, che ha illustrato, dapprima, i dati generali dell’evoluzione del settore, per poi arrivare a quelli originali scaturiti dall’analisi dei bilanci di 165 imprese, differenziate per tipologia, e che rappresentano attorno ai 5 miliardi di euro di fatturato - più o meno simile al campione analizzato da Mediobanca, ma per dimensioni aziendali inferiori - su una stima del valore del settore di 16 miliardi di euro. Lo scenario generale vede, ancora, l’Italia leader nei volumi di esportazione, ma non nel valore, con 21,8 milioni di ettolitri nel 2024, e con un prezzo medio per litro significativamente più basso di quello francese. “Con i 3,7 euro al litro del vino italiano esportato, contro i 9 di quello francese, giochiamo un altro campionato”, ha detto Garzia. Tre gli aspetti più significativi (analizzati in approfondimento), interessante quello relativo a “quanto guadagnano” le cantine italiane, “la nostra analisi di bilancio sulle 165 imprese vinicole italiane del panel - ha spiegato Garzia - evidenzia una crescita dei ricavi del 2,5% nel 2024, con una redditività commerciale (Ros- Return on sales) del 5,9% e un ritorno degli investimenti (Roic - Return on Invested Capital) medio del 5,3%. Il tasso di indebitamento si mantiene sotto controllo (1,04), segnalando una buona solidità finanziaria. L’analisi per cluster di aziende omogenee per tipo di business model adottato evidenzia che quello dei trader (imbottigliatori, ndr) è il più redditizio, con un Roic medio 2020-2024 del 8,96%, superando produttori integrati (le aziende vitivinicole) e cooperative. | |
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| | Come una delle più affascinanti fonti di ispirazione il vino è da sempre presente nella storia dell’arte, e, oggi, sempre più cantine affidano all’arte contemporanea il “messaggio universale” che c’è dietro alla produzione dei loro vini, per preservarlo e trasmetterlo (da Castello di Ama a Ceretto, da Ca’ del Bosco a Planeta, da Villa Amistà con il Byblos Art Hotel a Farina Wines, da Lungarotti a Tenuta Casenuove, da Antinori a Zaccagnini, da Feudi di San Gregorio a San Leonardo, tra le altre), e chiedendo agli artisti di rappresentare il legame che ha con i territori, di cui sono custodi ed ambasciatori. Una “collezione” di progetti, raccontati puntualmente da WineNews, che si arricchisce di nuove opere site-specific firmate da Giulia Cenci e Sunmin Park a CastelGiocondo, la Tenuta del Gruppo Frescobaldi a Montalcino, grazie ad “Artisti per Frescobaldi”. | |
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| | | La longevità, la capacità di un vino di dare il suo meglio con il passare degli anni, è una di quelle fondamentali che definiscono un “fine wine”. E di grandi vini italiani, nella classifica di categoria firmata da “Wine Enthusiast”, ce ne sono tanti, tra cui il n. 1, il Trentodoc Riserva Lunelli 2015 di Ferrari, incoronato come migliore della “Top 100 Cellar Selection” 2025 del magazine americano. Un riconoscimento che afferma una volta di più la leadership nella spumantistica mondiale della cantina trentina guidata dalla famiglia Lunelli, già più volte “Sparkling Wine Producer of the Year” nella “The Champagne & Sparkling Wine World Championships”. Ma, dalla classifica americana, in cui ben 20 etichette su 100 sono italiane, emergono indicazioni interessanti, come il dominio dei vini a base Nebbiolo, da Langhe e Valtellina, ma anche la crescita dei bianchi, soprattutto dell’Alto Adige e non solo, così come la capacità di alcuni produttori di realizzare “gemme” di longevità anche in territori in cui questa caratteristica non è la cifra distintiva. Con vini firmati da Trediberri, Barone Pizzini, Fattoria Le Pupille, Inama, Cantina di Terlano, Marcarini, Elena Walch, Planeta, Nino Negri, Tenuta Sette Ponti, Pio Cesare, Chiara Condello, Fontanabianca, Giovanni Rosso, Travaglini, Tenuta Scerscé, Vigneti Massa, Ansitz Waldgries e Antonelli. | |
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| | | La produzione mondiale di vini rosé si è attestata a 22,5 milioni di ettolitri nel 2022, rimanendo sostanzialmente stabile nel 2023. Il consumo mondiale di rosati ha raggiunto 18,5 milioni di ettolitri nel 2023, pari al 10% del consumo globale di vino. Le esportazioni mondiali, invece, sempre nel 2023, ammontano a 10,8 milioni di ettolitri, con la Spagna leader in volume (39%), seguita da Francia (18%) e Italia (13%), mentre la Francia domina in valore (47%), davanti a Italia (14%) e Spagna (12%). Così il rapporto del Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence (Civp) e FranceAgriMer. | |
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| | Alle cantine come Alta Mora (di Cusumano, sull’Etna), Castello di Ama (in Chianti Classico), Elvio Cogno e Giovanni Rosso (nelle Langhe), Podere Forte (Val d’Orcia), Tenuta Sette Ponti (Valdarno) e Ferrari Trento (Trentodoc), il riconoscimento di “110 cum laude”, il voto più alto sul fronte vino; e i “cinque cappelli”, il più alto sul fronte culinario, a 21 ristoranti (tra cui 6 con 20/20, il massimo possibile), ovvero l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, Cracco di Carlo Cracco, Reale di Niko Romito, Il Duomo di Ciccio Sultano, la Madonnina del Pescatore di Moreno Cedroni e, per la prima volta, Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo: ecco il top del top delle Guide “I 1000 Ristoranti d’Italia” e “I 1000 Vini d’Italia” de “L’Espresso”, a cura di Luca Gardini. Tra i premi speciali anche Vallepicciola, Paternoster (Tommasi Family Estates), Casanova di Neri e Allegrini. | |
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| | | E se le squadre di calcio della Serie A fossero abbinamenti tra vino e cibo? WineNews esplora questa idea con Fabio Caressa, celebre giornalista sportivo. Da pastiera e Passito “gusto” Napoli al fritto Roma, dove lo chef “sta friggendo ciò che ha” accompagnato da un vino bianco dei Castelli Romani, dagli agnolotti e Dolcetto della Juventus, a hamburger e birra per il Milan, dall’Inter e la sua fettuccina all’Alfredo con un vino cileno, alla Fiorentina con una “fiorentina, al momento, troppo cotta” e Chianti, o un’Atalanta da “pizzoccheri e vino rosso un po’ strutturato” ... | |
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