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WineNews
N. 4.288 - ore 17:00 - Venerdì 22 Agosto 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
L’export delle bollicine italiane
Se i dati dell’export del vino italiano, a maggio 2025, hanno confermato il trend del primo quadrimestre e quindi un leggerissimo calo in valore, -0,82%, a 3,2 miliardi di euro, ed una flessione del -3,8% in volume, a 852,3 milioni di litri, anche per gli spumanti italiani lo scenario rimane stabile, con un -1% in valore (era -1,1% nel primo quadrimestre), a 875,8 milioni di euro, ed un -0,9% in volume, a 206 milioni di litri, sullo stesso periodo del 2024. Crescono gli Usa, soffrono altri mercati europei storicamente solidi, Germania e Regno Unito in primis. Cresce però il Prosecco, a 684,4 milioni di euro (+1,2%, altri dati in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Dazi Usa, vino e agricoltura made in Italy preoccupati per i dazi al 15%, e non solo
La nota positiva, forse l’unica, è che il quadro adesso è certo, che la soglia dei dazi è al 15% per tantissimi prodotti; quelle negative sono la non esclusione di vino e alcolici Ue diretti verso gli Usa, ma anche preoccupazione sia per il rischio di perdita di competitività per le produzioni made in Italy negli States, sia per l’accesso facilitato che avranno diverse produzioni agricole e alimentari americane nel mercato europeo. Emerge dalle reazioni delle organizzazioni di categoria alla nota congiunta, annunciata ieri da Bruxelles e Washington. Se, come già riportato ieri da WineNews, il danno per il vino italiano nel suo primo mercato sarà di oltre 317 milioni di euro, stima Unione Italiana Vini (Uiv), il cui presidente, Lamberto Frescobaldi, ritiene “fondamentale attivare un’alleanza tra la filiera italiana del vino e i partner Usa, che, per primi, si oppongono ai dazi nell’interesse comune delle imprese italiane e statunitensi”, arriva anche il commento Federvini, guidata da Giacomo Ponti, che “esprime profonda preoccupazione e rammarico. Ci troviamo di fronte a un’occasione mancata. Serve ora un’azione decisa per reintegrare al più presto i nostri comparti tra quelli beneficiari di una piena apertura del mercato Usa. La posta in gioco riguarda migliaia di imprese, posti di lavoro e investimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico”. Anche il Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), guidato da Marzia Varvaglione, “esprime profonda delusione”, e parla di “omissione è particolarmente preoccupante - scrive il Ceev - dato lo status del vino come prodotto di punta dell’esportazione europea e il suo significativo contributo alla creazione di valore lungo tutta la catena di approvvigionamento statunitense. Solo nel 2024, il settore vinicolo dell’Ue ha esportato negli Stati Uniti vino per un valore di oltre 4,88 miliardi di euro, rendendo gli Usa il più grande mercato di destinazione per i vini europei. Allo stesso tempo, per ogni dollaro generato dalle esportazioni di vino europeo verso gli Stati Uniti, i settori americani della distribuzione e dell’ospitalità ne guadagnano 4,50”. Ma forte è il disappunto anche di Confagricoltura, Coldiretti, Cia-Agricoltori, Città del Vino e non solo (in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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SMS
Spese obbligate al 42,2% per le famiglie
I bilanci delle famiglie sempre più appesantiti dalle spese obbligate (ovvero quelle di cui non si può fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni), che nel 2025 rappresentano il 42,2% del totale, +5,2 punti rispetto al 1995 e con conseguenti ripercussioni sui consumi, dei quali quelli legati a cibo e vino non sono certo esclusi. A dirlo un’analisi Confcommercio che parla di “dinamica ormai strutturale, che riduce sempre più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna”. Riguardo alle spese commercializzabili - e perciò facoltative - servizi come ristorazione, turismo, tempo libero mostrano segnali di recupero (+134 euro pro capite), mentre quelle per i beni tradizionali (alimentari inclusi) invece registrano una flessione di -57 euro.
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Focus
Lusso, lo 0,1% dei consumatori fa il 66% del mercato del vino
Anche nel lusso, ci sono le “categorie”. O meglio, ci sono diversi consumatori del lusso, che si dividono tra quelli aspirazionali, ovvero coloro che si permettono un bene considerato di lusso solo sporadicamente, spendendo meno di 5.000 euro all’anno nel segmento, e quelli definiti “top tier”, che invece destinano a beni ed a servizi lussuosi oltre 50.000 euro all’anno. Ed in un contesto economico, sociale, geopolitico e di generale cambiamento di molti paradigmi come quello che stiamo vivendo, i primi riducono i consumi, mentre i secondi non lo fanno, o addirittura li aumentano. Un trend di cui deve tenere conto anche il segmento del wine & spirits, visto che i consumatori “top-tier”, che sono appena lo 0,1% della clientela globale (e che arrivano a spendere mediamente 360.000 euro su categorie di lusso personale come gioielli e orologi, ma anche ospitalità, design e vini e distillati, e fino a 500.000 euro includendo anche auto di lusso e benessere), non solo detengono il 100% del valore di mercato di categorie come yachts e jets, ma una quota di mercato particolarmente rilevante in settori come il design e l’arte (71%), i vini e distillati (66%) e gioielli e orologi (34%). Emerge dall’indagine “True-Luxury Global Consumer Insight” by Bcg per Fondazione Altagamma, guidata da Matteo Lunelli.
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Cronaca
Borghi d’Italia in festa, e in vendemmia
Si vendemmia tra i filari, mentre si fa festa nei borghi del vino. Come nella “perla” del Rinascimento, Montepulciano, terra del Vino Nobile, dove mentre cadono i primi grappoli, ci si avvicina al “Bravìo delle Botti”, la competizione tra gli spingitori di botti delle Contrade, in calendario domenica 31 agosto, che sarà preceduto, oggi, da “Cantine in Piazza”, con la regia del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, e da “A tavola con il Nobile” (edizione n. 23), il premio enogastronomico ideato dal giornalista del Tg2 Bruno Gambacorta.
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Wine & Food
Terre d’Oltrepò, nella crisi interviene il Governo: arriva il Commissario, Luigi Zingone
Come auspicato da alcuni (tra cui il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, ndr), il Governo interviene nella crisi di Terre d’Oltrepò, la più grande realtà del territorio lombardo, già nella fase fondamentale della vendemmia, con la nomina a Commissario di Luigi Zingone, 49 anni, commercialista e curatore fallimentare presso il Tribunale di Roma, da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, arrivata nei giorni scorsi. “Il Ministero, a seguito dell’ispezione ministeriale della Direzione Generale per i Servizi di Vigilanza conclusasi il 31 luglio, ha disposto, su indicazione del Ministro Adolfo Urso, la gestione commissariale della Cooperativa Terre d’Oltrepò, nata nel 2008 dalla fusione tra la Cantina Sociale Intercomunale di Broni e la Cantina di Casteggio”, si legge in una nota. Zingone avrà “pieni poteri” per garantire attività vitivinicola e tentare il risanamento.
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WineNews.tv
La storia dei “vitigni proibiti” in Italia, tra passato e modernità, con Angelo Costacurta
“La storia insegna, parliamo di vitigni che erano vietati per la vinificazione in un certo periodo storico. Oggi con il progresso tecnologico potrebbero essere recuperati, ma quello che conta è cercare sempre la massima qualità nel vino. Quando si parla di vino si deve sempre parlare di qualità, di cultura, di civiltà, mai di quantità. L’immagine del vino non è l’ubriacone con il fiasco, ma Platone con il simposio”.
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