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WineNews
N. 2.796 - ore 17:00 - Giovedì 12 Dicembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Vino e dazi Usa, allarme 2020
Se, per ora, i superdazi Usa nella disputa tra Boing e Airbus hanno risparmiato il vino italiano, il nuovo anno potrebbe portare novità tutt’altro che positive: lo United States Trade Representative ha lanciato una consultazione, con scadenza il 13 gennaio, per valutare quali prodotti già colpiti da dazio debbano o meno continuare ad esserlo, come i formaggi o i liquori in particolare, per quanto riguarda il made in Italy, ma ha pubblicato anche una seconda lista di prodotti su cui potrebbero essere introdotti dazi fino al 100%. Compresi spumanti e vini fermi, ma anche acqua, succhi di frutta, pasta, olio e così via prodotti nei principali Paesi Ue, Italia compresa ...
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Primo Piano
Le bollicine (italiane) padrone del Natale: in Italia salteranno 78 milioni di tappi
L’albero, i regali, gli addobbi, ma anche il menù da scegliere, e ovviamente, i calici da riempire: il Natale è già arrivato, il che significa tavole imbandite e brindisi in famiglia e tra amici, tutti pronti per i cin cin di festeggiamento. E proprio parlando di brindisi, sono ancora le bollicine italiane padrone della scena: secondo le previsioni di Uiv-Unione Italiana Vini, e Ismea, si stapperanno in Italia nel periodo di Natale oltre 78 milioni di bottiglie, il 6% in più rispetto al 2018, di cui 74 milioni saranno proprio di produzione tricolore, numero in aumento dell’8% sempre sul 2018, mentre le altre 4 milioni saranno bottiglie importate dall’estero, cifra che, invece, scende del 25%. In media, ogni italiano consumerà quasi 3 bottiglie di bollicine, considerando solo i consumatori abituali di vino, che in Italia sono 29 milioni. Spostando l’attenzione all’estero, invece, le bollicine italiane supereranno i 190 milioni di bottiglie stappate nel periodo natalizio, cifra in aumento del 6% sullo scorso anno. Andando nel dettaglio, per fine anno sono previste in crescita le vendite di tutte le principali denominazioni, sia a metodo classico come Trentodoc, Oltrepò Pavese e Franciacorta (+8%), che quelle a metodo italiano, come Asti e Prosecco (+7%) o provenienti da areali “minori”, che, in questi ultimi anni, hanno visto un aumento significativo delle produzioni di bollicine, dall’Abruzzo alla Sicilia, passando per Toscana e tutto il Centro Italia. Sul versante export, stando agli andamenti cumulati da inizio anno, il dato di chiusura 2019 indica ancora una crescita, del +6%, con gli Stati Uniti a fare da traino per tutta la spumantistica nazionale. Qualche segnale di rallentamento arriva dal Regno Unito, limitato agli spumanti non Prosecco, mentre le esportazioni verso il mercato tedesco dovrebbero chiudere l’anno in leggera contrazione. Buone notizie dal mercato russo e soprattutto da quello francese, divenuto quarta piazza a valore, con fortissima crescita delle bollicine targate Prosecco. “I dati sui consumi interni - commenta Paolo Castelletti, segretario generale Uiv - ci dimostrano che i nostri prodotti hanno sempre più appeal, tradotto in scelte d’acquisto più orientate sul made in Italy piuttosto che sugli spumanti esteri”.
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Sostenibilità: verso uno standard nazionale
La sostenibilità, per il vino, sta diventando sempre più importante. Da un punto di vista etico, ma non solo, perché per accedere a certi mercati, le certificazioni di sostenibilità stanno diventando un requisito fondamentale. E in questo senso, diventa importantissimo raggiungere un obiettivo inseguito da tempo: uno standard nazionale di certificazione unico, che valga per le singole aziende e, magari, per intere denominazioni. In questo ambito, la convergenza sembra andare sempre più sul progetto Equalitas, nato dalla spinta di Federdoc e Unione Italiani Vini, e che vede in campo, tra gli altri, Valoritalia, leader assoluto in Italia sul fronte delle certificazioni per il vino (da solo copre il 42% delle Denominazioni ed il 53% della produzione Dop e Igp). Spunti emersi dal convegno, ieri a Firenze, su “Vino - Sostenibilità: Toscana Modello Italiano”.
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Focus
Artigianale, stellato, “sospeso”: è il momento del panettone
Dici Natale e subito pensi al panettone, simbolo della tradizione italiana e della pasticceria milanese, dalla doppia anima, industriale ma sempre più anche 100% artigianale, perché lo chiedono consumatori esigenti e perché sono tanti i giovani artigiani del cibo che riscoprono i grandi classici. Da tempo questo cibo “pop” ha fatto il suo ingresso anche nei ristoranti stellati, dove maestri pasticceri e chef reinterpretano con creatività il più celebre lievitato, da Antonino Cannavacciuolo a quello di Gian Piero Vivalda, in volo con la compagnia aerea Neos e al Moscato Rosé di Batasiolo, perché anche il vino sperimenta sempre nuovi abbinamenti. Per il panettone è un momento d’oro, e non solo perché le Festività sono alle porte, ma anche perché, dai trend registrati da WineNews, se ne sente parlare tutto l’anno, prodotto importante per l’economia enogastronomica italiana (217 milioni di euro il giro d’affari), protagonista di un consumo destagionalizzato e di versioni sempre più originali. Ma anche di iniziative solidali, come quello di Coop a marchio Fairtrade e quello di Lidl per la Croce Rossa, e come il “panettone sospeso” che si acquista nelle pasticcerie di Milano per donarlo a chi non può comprarlo. Il più eclettico? È firmato Nicola Fiasconaro per Dolce&Gabbana.
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Cronaca
Barilla-Politiche Agricole, il patto del grano
Barilla, leader della pasta italiana, si impegna ad acquistare 120.000 tonnellate di grano duro italiano in più per il 2020. Nello stesso tempo, il Ministero delle Politiche Agricole mette in campo 40 milioni di euro in tre anni, per i contratti di filiera di un settore strategico che, ricorda Ismea, impegna nel Paese oltre 200.000 imprese agricole. Sono gli atout del protocollo firmato dal Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova e dal presidente del Gruppo Barilla, Paolo Barilla, oggi a Roma.
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Wine & Food
Eccellenza italiana: la transumanza è Patrimonio Culturale Immateriale Unesco
Un’altra eccellenza italiana, ma non solo, entra nel registro Unesco come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità: è la transumanza, l’antica pratica della pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame lungo le rotte migratorie nel Mediterraneo e nelle Alpi. La Commissione Unesco, riunita a Bogotà, ha deciso per il riconoscimento di una pratica ancora oggi diffusa sia nel Centro che Sud Italia, dal valore culturale e sociale, che andrà così ad aggiungersi alle eccellenze italiane patrimonio immateriale, come l’“Arte dei muretti a secco”, la Dieta mediterranea, la vite ad alberello di Pantelleria, l’arte dei pizzaiuoli napoletani, l’Opera dei pupi, il Canto a tenore, l’Arte del violino a Cremona, le macchine a spalla per la processione e la Falconeria.
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WineNews.tv
I consorzi del cibo e la necessità di tenere uniti grandi e piccoli, guardano al mondo
Parla Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, che mette insieme oltre il 90% dei prodotti a denominazione del Belpaese. “Trovare una quadra, degli interessi comuni tra grandi e piccoli, è fondamentali. Come lo sono gli accordi bilaterali, non solo perché eliminano barriere fiscali, tariffarie e sanitarie. Ma anche perché diffondo in altri Paesi la cultura del legame del prodotto con il territorio, come sta succedendo in Canada o in Giappone.”
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