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WineNews
N. 2.818 - ore 17:00 - Venerdì 17 Gennaio 2020 - Tiratura: 31.110 enonauti,
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La News
Vino ed export, è ancora crescita
Nonostante le tensioni su tanti mercati del mondo, continua a crescere, seppur lentamente, l’export di vino italiano: nei primi 10 mesi 2019, secondo gli ultimi dati Istat analizzati da WineNews, le spedizioni dal Belpaese al mondo hanno fruttato alle cantine italiane 5,3 miliardi di euro, il +3,6% sul 2018. Gli Usa, per ora, regalano numeri positivi, a quota 1,28 miliardi di euro, a +4,2%. Bene, in valore, anche la Germania (+3%), a 868 milioni di euro, mentre la nota stonata arriva del Regno Unito (-2,2%), a 623 milioni di euro. In crescita, tra i principali mercati, anche Canada, Svizzera, Giappone e Francia, e segni positivi anche per Cina e Russia.
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Primo Piano
Il mercato dei fine wine nel 2020 passa per Super Tuscan e Langa
Italia e Champagne offrono le migliori opportunità d’investimento; la domanda, sempre forte, per le etichette iconiche di Borgogna, porterà ad un interesse crescente per i produttori di secondo livello e per le aziende più promettenti della Regione; il mercato è stimolante anche per le etichette di Bordeaux, ma ci vogliono cautela e visione a lungo termine, che premieranno gli investitori; la tendenza a diversificare dalle tradizionali Regioni di investimento dovrebbe alimentare l’interesse per i produttori di Rodano, Cile ed altri territori emergenti; i vini Usa, infine, avranno bisogno di una selezione particolarmente rigorosa. Ecco le linee guida, in sintesi, del report “Fine Wine Investment Outlook 2020” firmato dal fondo d’investimento britannico Cult Wines, che consiglia, comunque, di diversificare il più possibile gli investimenti tra le diverse Regioni del vino, anche in virtù dei tanti fattori di rischio, dai dazi alla Brexit, passando per le fluttuazioni monetarie, che il settore dovrà affrontare, e che già hanno avuto effetti tangibili nel 2019, come le performance, sotto le attese, di Usa e Bordeaux. In questo contesto, investire sui fine wine di Italia e Champagne è senza dubbio la scelta meno rischiosa. Saranno ancora i Super Tuscan a garantire gli investimenti migliori - su tutti Solaia, Tignanello e Sassicaia - e che, secondo gli analisti, dovrebbero rappresentare il 10% del portafogli in caso di strategia aggressiva, volta cioè a massimizzare i guadagni, accollandosi ovviamente qualche rischio in più. In termini di prezzi accessibili, bassa volatilità e qualità, però, valgono l’investimento anche le grandi etichette di Barolo e Barbaresco, su tutte quelle di Giacomo Conterno, Gaja e Bartolo Mascarello, che iniziano a spuntare valutazioni importanti senza perdere charme sul mercato. I margini maggiori, comunque, nonostante il calo registrato dal Burgundy 150 sul Liv-ex, li riserveranno i vini di Borgogna, puntando non sul mercato inflazionato e saturo delle etichette più iconiche, quanto sui produttori emergenti di seconda fascia. Da Bordeaux, invece, le previsioni non sono altrettanto ottimistiche: saranno poche le etichette a superare le aspettative e la scelta, tra produttori ed annate, dovrà essere altamente selettiva.
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L’agricoltura italiana è sempre più giovane
Il vino fatto sott’acqua, accessori di moda realizzati con prodotti alimentari, il mais dei Cherokee recuperato: sono solo alcuni esempi dell’innovazione che i giovani hanno portato all’agricoltura in Italia. Paese leader in Europa per imprese agricole guidate da Under 35 (+12% in 5 anni) e che, in media, sono più grandi e profittevoli delle altre. A dirlo la Coldiretti, nei suoi “Oscar Green”, oggi a Roma, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. Che a WineNews ha parlato anche di attualità, ovvero della minaccia di nuovi dazi Usa, sul vino e non solo: “siamo preoccupati, il 30 gennaio incontro in Italia il Segretario all’Agricoltura Usa. Ho scritto al Commissario Ue Hogan, la diplomazia faccia tutto il possibile. Serve, comunque, un fondo di compensazione Ue per sostenere i danni a consumatori e produttori colpiti da queste misure”.
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Focus
Gdo più sostenibile ed etica, patto imprese-istituzioni
“La distribuzione moderna vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la marca del distributore. Ci siamo quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente critico: occorre prendere iniziative per garantire legalità e rispetto dei contratti. Per questo abbiamo assunto l’impegno di lavorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Siamo convinti che lavorando insieme, imprese e istituzioni, si possano ottenere risultati important, per sconfiggere una piaga che affligge il nostro Paese”. Parole, dette ad una voce, Da Marca 2020 dai leader della gdo italiana, Adm (Associazione Distribuzione Moderna), Coop Italia, Conad e i Federdistribuzione. Intanto, i prodotti a Marchio del Distributore in Italia hanno superato i 10 miliardi di euro di giro d’affari nel 2019, aiutando, secondo lo studi Ambrosetti - The European House, ricavi e sostenibilità delle insegne gdo, e risparmio per i consumatori.
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Cronaca
Valpolicella, una nuova cantina per Santa Sofia
Se le quotazioni dei vigneti premiano le Langhe e il Brunello di Montalcino, quando si parla di investimenti in cantina, le aziende della Valpolicella - da Bertani Domains ad Allegrini, da Zenato a Tommasi, alla Cantina di Soave - non temono confronti. L’ultimo esempio arriva da Santa Sofia, griffe della Valpolicella Classica dove si produce vino dal 1811, dai vigneti che circondano la villa progettata da Andrea Palladio nel 1565, storica sede aziendale, che ha stanziato 8 milioni di euro per la sua nuova cantina.
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Wine & Food
Sanremo: la musica italiana al centro, i sapori del Friuli Venezia Giulia nel calice e nel piatto
La musica italiana, i fiori della Liguria, le immancabili polemiche e anticipazioni: ingredienti che, ormai, sono tradizionalmente al centro della “ricetta” del “Festival della Canzone Italiana”, per i più il Festival di Sanremo. Che, quest’anno, all'edizione 2020 (dal 4 all'8 febbraio) avrà però anche i sapori dei prodotti tipici e dei vini del Friuli Venezia Giulia. La Regione, infatti, attraverso l’agenzia PromoTurismoFvg, curerà tutta la parte enogastronomica di Casa Sanremo, l’area hospitality del Festival (che aprirà i battenti il 2 febbraio), accanto all’Ariston. Il giorno clou sarà il 4, data di apertura vera e propria del Festival, quando lo chef due stelle Michelin, Emanuele Scarello del Ristorante Agli Amici dal 1887 di Udine, firmerà il pranzo e la cena targata Friuli Venezia Giulia.
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Il vino scopre la realtà aumentata, che spalanca nuove frontiere commerciali e di marketing
Hannah Luxenberg (virtual reality expert): “la realtà aumentata è una tecnologia di straordinaria importanza, combinandosi in un tutt’uno con la realtà virtuale, a cui potremo accedere con applicazioni che ci permetteranno di fare i nostri acquisti. Le aziende potranno promuovere i loro vini in modo nuovo, è un’ottima opportunità, basti pensare alle esperienze da poter offrire ai propri clienti, ad esempio una caccia al tesoro in cantina!”
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