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N. 2.774 - ore 17:00 - Martedì 12 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Con Château Pichon Baron 2016, tra le più prestigiose declinazioni di Pauillac, a Bordeaux, alla posizione n. 8, e lo Chardonnay Carneros Hyde Vineyard 2016 di Ramey, in Napa Valley, alla posizione n. 7, continua il countdown verso il vertice della “Top 100” 2019 di “Wine Spectator”, la più ambita tra le classifiche internazionali del vino, che fino a venerdì rivelerà i migliori dieci vini dell’anno, aspettando una o più etichette italiane, che nel 2018 trionfarono con il Sassicaia 2015 di Tenuta San Guido al n. 1, il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia al n. 3 e l’Etna San Lorenzo 2016 di Tenuta delle Terre Nere di Marco de Grazia al n. 9 (e 19 etichette italiane in classifica). |
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Rossi, bianchi e bollicine: rien ne va plus, nel vigneto Italia l’autunno prende il sopravvento, e tranne casi sporadici tra i filari spogli resiste solo qualche foglia, gialla o marrone. In cantina, intanto, le vinificazioni sono arrivate a termine praticamente ovunque, ed i bilanci su quest’annata 2019 si fanno sempre meno sfumati e più definitivi. Per avere un quadro il più completo possibile, che conferma sostanzialmente quanto raccontato sin qui, ossia una vendemmia generalmente di grande qualità, con episodici fenomeni atmosferici che hanno colpito qua e là, ed un calo della produzione che riporta le quantità sulle medie degli ultimi anni, a WineNews abbiamo lasciato che fossero alcune delle aziende leader del Belpaese enoico a raccontare l’ultima raccolta, per un bilancio decisamente positivo. Giudizio positivo dalle cantine dell’Alto Adige, Terlano, Nals Margreid e Alois Lageder, specie per acidità e complessità, con Pinot Nero, Chardonnay e Sauvignon sugli scudi, mentre in Valpolicella Monte Zovo paga un calo produttivo importante, pari al 25-30%. Facendo un breve viaggio tra i territori delle bollicine simbolo del made in Italy, nel Trentodoc, per Maso Martis è stata un’annata complessa ma risolta con l’esperienza, mentre nel Prosecco Superiore Adami ha dovuto fare i conti con la grandine, e Bellavista, in Franciacorta, ha messo in cantina tanta qualità. In Piemonte, il Nebbiolo di Angelo Negro e Vajra sugli scudi, così come l’Albarossa del Bricco dei Guazzi (Gruppo Genagricola), con Cantine Lunae, in Liguria, che celebra un ottimo Vermentino. Grande qualità anche per Montepulciano e Pecorino di Cantina Orsogna, in Abruzzo, mentre Moncaro e Velenosi certificano una certa complessità nelle Marche, con Cantina Madeleine (Massimo d’Alema), in Umbria, che si prepara ad un’annata d’eccellenza, e a Montevetrano, in Campania, si riflette sulla qualità che emerge dalle annate più complicate. “Quando il clima è così incerto - chiosa Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi - abbiamo soltanto un modo per cercare di mitigare i suoi effetti: intervenire scientificamente nel vigneto, perché se l’approssimazione non andava bene 20 anni fa, oggi è proibita”. |
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“Faremo netta opposizione alla proposta di Chianti Gran Selezione in tutte le sedi istituzionali. Abbiamo subito un attacco frontale, che rischia di mettere a repentaglio il percorso di collaborazione da tempo avviato dal comparto viticolo toscano, fortemente sostenuto ed incentivato anche dalla Regione, che ci ha visti fino ad oggi protagonisti partecipi e attivi”. Parole nette, che non lasciano spazio ad interpretazioni, quelle del presidente del Consorzio del Chianti Classico Giovanni Manetti, arrivate, come prevedibile, dopo la proposta del Consorzio del Vino Chianti, guidato da Giovanni Busi, di introdurre la tipologia Gran Selezione anche per il Chianti, come già fatto, con successo, da qualche anno, dal Chianti Classico. Che sia solo l’inizio di una diatriba fratricida che rischia di trascinarsi a lungo? |
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Riportare tutti ad un approccio semplice, ma non banale, al vino, come espressione di storie e territori, ma anche di convivialità e benessere, con un progetto, rivolto soprattutto ai giovani, che fino ad oggi ha registrato un solido successo, una crescita costante, e che pianifica il futuro, tra nuove aperture in Italia e all’estero, ma non solo. Signorvino, l’unica enocatena d’Italia, fondata da “mister Calzedonia” Sandro Veronesi (con il figlio Federico Veronesi), e diretta da Luca Pizzighella, oggi conta 16 store in tutta Italia, da Milano a Verona, da Torino a Firenze, da Bologna a Brescia e non solo, con un giro d’affari di 35 milioni di euro, oltre 1.500 etichette e una squadra di 300 persone. E che punta ad aprire altri 10 locali tra il 2020 ed il 2021. In calendario ci sono già Bergamo e Parma, entrambe Città Creative per la Gastronomia dell’Unesco, e soprattutto Roma (nella centralissima Piazza Barberinio), mentre, nei piani, ci sono altri due locali a Milano, uno, magari, sui Navigli, e uno in zona Corso Como. Ad anticiparlo, a WineNews, lo stesso Pizzighella: “vogliamo crescere ancora, continuando a puntare su luoghi iconici, se ci sarà l’occasione anche all’estero, e non necessariamente nei mercati più grandi”.
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“La Guida Michelin non è sufficiente a rappresentare tutta l’eccellenza e la ricchezza di un settore che conta oltre 110.000 imprese e sviluppa un volume d’affari di 30 miliardi di euro”: con queste parole la Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi, esprime le sue perplessità sul sistema di valutazione delle eccellenze gastronomiche. Il Belpaese è, infatti, uno dei Paesi più premiati dalla Rossa, ma proprio l’edizione di quest’anno ha evidenziato, per Fipe, il mutamento della figura dello chef, sempre più figura vicina all’imprenditoria. |
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Il mercato mondiale dei fine wine tira il fiato, e chiude i primi dieci mesi 2019 in calo: il Liv-ex 1000, l’indice che monitora l’andamento di 1.000 vini da tutto il mondo, alla sua prima rilevazione dall’entrata in vigore dei dazi Usa sulle importazioni enoiche, perde l’1,18% sul mese precedente, mentre il calo, da inizio anno, è dell’1,85%. Fuori dal pantano proprio i vini “graziati” dall’Amministrazione Trump, quelli di Italia e Champagne. Le etichette del Belpaese si confermano le più performanti: l’Italy 100, l’indice formato dalle più recenti annate fisiche di Sassicaia, Masseto, Solaia (Antinori), Tignanello (Antinori), Ornellaia, Barbaresco di Gaja, Barolo Monfortino Riserva, Barolo Cascina Francia di Giacomo Conterno, Guado al Tasso (Antinori) e Redigaffi di Tua Rita, è stabile ad ottobre (-0,07%), mentre la crescita, da inizio 2019, è al +5,08%. |
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A WineNews, dal Merano Wine Festival, le riflessioni di Andrea Casadei, business developer di H-Farm, realtà leader italiana del settore. “Investendo sul digitale si conquistano clienti, non consumatori. Tutti gli studi raccontano di trend di grande crescita, solo in Italia il mercato on-line del wine & food vale quasi 1,5 miliardi di euro, di cui il 20% solo con il vino. Ma le imprese rischiano di lasciare che siano altri operatori ad occupare i loro spazi”. |
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