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WineNews
N. 4.145 - ore 17:00 - Mercoledì 5 Febbraio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Vino, il costo (ipotetico) dei dazi Usa
“I dazi statunitensi al vino italiano (se fossero applicati da Trump sui prodotti Ue, vino incluso, ndr) determineranno nel 2025 una perdita delle vendite di 330 milioni di euro, dato che scenderebbe a 250 milioni qualora il dollaro dovesse mantenere gli attuali livelli di forza”. A dirlo è l’Osservatorio di Unione Italiana Vini - Uiv, con una proiezione che ipotizza “dazi al 20% per tutti i vini fermi e al 10% per gli spumanti”. E, quindi, una perdita stimata del 15% sul risultato dello scorso anno. “Il vino - ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi - è uno dei settori del made in Italy maggiormente esposti in caso di dazi negli Usa”.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
I fine wines italiani sono i più amati in Usa. E i margini di crescita sono ancora enormi
Il 30% dei consumatori americani si definisce “real user” di fine wines, con una predominanza di consumatori Millennials, uomini, appartenenti all’upper class e con una spiccata curiosità verso vini stranieri. E dopo quelli “made in Usa”, sono i fine wines italiani i più consumati dagli americani nell’ultimo anno, grazie alla loro crescente reputazione. È aumentata, infatti, la percezione dei fine wines italiani in termini di classe ed eleganza, attributi storicamente riservati ai vini francesi: nel 2024, il 27% dei consumatori americani associa questi valori ai vini italiani, in crescita sul 20% registrato nel 2017. Con gli States che si confermano il principale mercato di destinazione per i fine wines italiani, dove, nonostante il contesto economico sfidante caratterizzato da inflazione e alti tassi di interesse, nel 2024 si è registrato - per il periodo gennaio-novembre e a livello complessivo di vini - un aumento delle importazioni dall’Italia del 5% in valore per i vini fermi imbottigliati e del 10% per gli spumanti, in controtendenza alla media del mercato. A dirlo una ricerca di Nomisma Wine Monitor (in approfondimento) su 2.400 consumatori statunitensi, per l’Istituto Grandi Marchi, guidato da Piero Mastroberardino, e che riunisce 18 delle più prestigiose cantine italiane (da Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute ad Antinori, da Argiolas a Ca’ del Bosco, da Carpenè Malvolti a Donnafugata, da Jermann a Lungarotti, da Masi a Chiarlo, da Pio Cesare a Tasca d’Almerita, da Tenuta San Guido a Tenuta San Leonardo, da Rivera ad Umani Ronchi), che in 20 anni hanno visto raddoppiare i propri fatturati, a 660 milioni di euro nel complesso, di cui il 55% all’export, in Usa in testa. E guardando al futuro, un ulteriore dato particolarmente promettente riguarda i “non consumatori” di fine wines italiani: il 76% di loro si dichiara interessato a provarli. “Le potenzialità di crescita sul mercato americano per i fine wines italiani sono concrete. Non solo perché si assiste da tempo ad una premiumization dei consumi di vino, ma anche perché il 44% dei consumatori statunitensi intervistati prevede di aumentarne l’acquisto nei prossimi tre anni, contro un 50% che ritiene di mantenerli invariati e solo un 6% che invece pensa di diminuirli”, ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor.
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SMS
Tutti uniti contro lo spreco di cibo
Tagliare 50 gr di cibo sprecato ogni settimana, dal 2025 al 2029 per arrivare nel 2030 al traguardo 12.3 prospettato dell’Agenda Onu 2030: lo spreco pro capite di 369,7 gr settimanali”: a dirlo, il direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International Andrea Segrè, promotore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, che si celebra, oggi, 5 febbraio. Per ridurre lo spreco, il 50% degli italiani è disposto a consumare prima il cibo prossimo alla scadenza, il 45% a congelarlo, il 40% a utilizzare il cibo scaduto se ancora buono. Per Slow Food, grande attenzione deve essere posta anche nelle scuole, sia sul tema dell’educazione alimentare, che nella lotta allo spreco nelle mense. Un tema cruciale, la lotta allo spreco, se si pensa che nel 2030, 600 milioni di persone ancora soffriranno la fame, secondo Azione Contro la Fame.
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Focus
Liv-Ex, anche il 2025 parte in negativo. Italia l’eccezione
Il 2025 dei fine wines si apre come si era chiuso il 2024, ovvero con il segno meno, tratto comune, ormai da mesi, a tutti gli indici del Liv-Ex, la piattaforma di riferimento del mercato secondario dei grandi vini da collezione. Con l’Italy 100, dedicato ai vini italiani, che è l’unico che mostra un timido tentativo di inversione di rotta, in positivo, secondo i dati analizzati da WineNews. E così, dopo un dato di fine anno che vedeva cali in molti casi vicini al -10%, il trend a ribasso continua anche nella prima rilevazione di gennaio 2025. Il Liv-Ex 100, indice di riferimento, con un -0,4% mese su mese, porta il suo ribasso nell’arco di un anno a -9,2%. Peggio ancora fa il Liv-Ex 1000, il più grande, in termini numerici, degli indici, che con un -0,9% a gennaio 2025, fissa la perdita nei 12 mesi a -10,5%. E se continua il calo di tutti i sotto indici francesi (Bordeaux 500, Bordeaux Legends 40, Champagne 50, Burgundy 150 e Rhone 100), e non solo, quasi tutti con cali intorno al -1% mese su mese, e intorno al -10% nei 12 mesi, un piccolo segnale positivo, l’unico, con un +0,6% mese su mese (ma comunque -5,6% nei 12 mesi), lo fa segnare l’Italy 100, che prova, quanto meno, ad invertire la tendenza.
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Cronaca
Moët & Chandon “torna” in F1
Dopo i tanti podi che hanno visto il Trentodoc di Ferrari Trento protagonista, lo Champagne torna il brindisi ufficiale della Formula 1. Con una partnership decennale tra Formula 1 e Lvmh, che parte nel 2025, infatti, “Moët & Chandon (lo Champagne con cui è nato, per caso, il rito delle bottiglie sul podio, ndr) è felice di tornare lo Champagne ufficiale di questo sport”. Dal 1950, infatti, spiega una nota, “Moët & Chandon è stata accanto ai festeggiamenti di campioni leggendari come Sir Jackie Stewart, Senna (foto), Lauda, Prost, Häkkinen e Schumacher” ...
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Wine & Food
Le sfide dell’ortofrutta italiana tra export, cambiamento climatico e leggi sui fitosanitari
Il comparto dell’ortofrutta italiana fresca vale più di 17 miliardi di euro, oltre un quarto del totale della produzione agricola nazionale, trainato dalle buone performance di ortaggi e frutta fresca, nonostante la flessione del comparto agrumicolo colpito dalla siccità. L’export (fresco + trasformato), nei primi dieci mesi 2024, ha totalizzato oltre 10 miliardi di euro, +6,12% sul 2023, incidendo per il 17,3% sul totale del valore dell’export agroalimentare nello stesso periodo, superando anche il valore export del vino. Un settore importante, ma alle prese con tante sfide, tra mercati globali, cambiamento climatico e leggi sui fitosanitari in continua evoluzione. Come sostengono Confagricoltura, Coldiretti e Confcooperative, al via di Fruit Logistica 2025, la fiera internazionale di scena a Berlino (da oggi al 7 febbraio).
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Castello del Terriccio
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Masottina
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Amarone della Valpolicella, dalla prima bottiglia (1950) al successo di oggi, al futuro
Ricordi, riflessioni e progetti sul grande rosso veronese, che rispettando la sua unicità, lavora per essere più vino di territorio e meno di metodo, l’appassimento, che pur rappresenta un valore distintivo, e cerca il riconoscimento Unesco. Da “Amarone Opera Prima” 2025 le parole di Christian Marchesini, presidente Consorzio Vini Valpolicella, e dei vertici di cantine come Quintarelli, Bertani, Bolla, Pasqua, Zymé, Bussola, Cesari e Montresor, e dello chef tristellato Giancarlo Perbellini.
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