Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.466 - ore 17:00 - Giovedì 16 Agosto 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
È passato alla storia come una delle menti più illuminate del XIX secolo nella scienza ed imprenditoria, come autore di autorevoli pubblicazioni di enologia e viticoltura, ma anche come un “visionario enoico”, dalla sempre più significativa centralità storica nella spumantistica mondiale, per aver trasformato il vitigno Glera nel più performante vino italiano: è la storia del “padre” del Prosecco, Antonio Carpenè, fondatore di Carpenè Malvolti nel 1868, ancora oggi guidata dalla sua famiglia, che, domani, lo celebra a 180 anni dalla nascita, il 17 agosto 1838, con la selezione 1924 Prosecco (sul mercato da settembre), primo anno del nome Prosecco in etichetta. |
|
|
|
|
Il mercato del vino sfuso è essenzialmente fermo, la mancanza di precipitazioni tra i vigneti del Sud del Mondo, dall’Australia al Cile passando per l’Argentina, dove la vendemmia è un ricordo lontano e la vite è a riposo, preoccupa i vignaioli, mentre Italia e Francia si preparano ad una grande vendemmia, con l’Europa, più in generale, pronta a tornare ai propri livelli produttivi normali, dopo la scarsità dell’ultima raccolta, il che, probabilmente, porterà ad un calo del prezzo degli sfusi nei prossimi mesi, come del resto si sta già verificando con i vini cileni e argentini. Ad oggi, però, tra i grandi player regna l’incertezza, ed il mercato si mette in attesa. Ecco, brevemente, le dinamiche del mondo enoico fotografato dall’ultimo “Global Market Report” di Ciatti Company, tra i più grandi broker di vino sfuso al mondo, analizzato da WineNews. E se in Italia anche i buyer aspettano che la vendemmia entri nel vivo per fare le prossime mosse, tra i filari d’Oltralpe si registra un luglio caldissimo, con temperature comprese tra i 32 ed i 35 gradi in Languedoc, Côte du Rhône e Provenza ed una vendemmia che inizierà ancora in anticipo, ma senza problemi di stress idrico e malattie della vite, con il caldo che ha preservato le uve di Borgogna, Champagne ed Alsazia. In termini quantitativi, le previsioni ufficiali di Agreste, agenzia del Ministero dell’Agricoltura, parlano di 46-48 milioni di ettolitri, il 27% in più del 2017 ed il 7% in più della media degli ultimi cinque anni, numeri che tengono fermo il mercato degli sfusi, con le quotazioni comunque in altalena. I prezzi più bassi sono per il rosso generico, a 60-80 centesimi, i più alti, spinti dalle esportazioni verso gli Usa, sono per i Rosé: 1-1,30 euro al litro. In Spagna, invece, le stime produttive in vista della vendemmia, già iniziata nelle regioni più calde, parlano di 40-42 milioni di ettolitri, anche qui in netto aumento sulla disastrosa annata 2017, con le quotazioni degli sfusi che continuano, seppur lentamente, a scendere, tanto che nessuna tipologia supera il muro dell’euro al litro. Il vino bianco generico arriva appena a 50-65 centesimi, praticamente come il rosso generico (55-65 centesimi di euro al litro), mentre il Cabernet Sauvignon ed il Merlot si attestano a 0,85-1 euro. |
|
|
|
|
Italia, Francia e Spagna si preparano alla vendemmia del riscatto, come dicono le previsioni: se da noi sono Ismea e Uiv a parlare di 46 milioni di ettolitri, Oltralpe ci pensa Agreste, il servizio di statistica del Ministero dell’Agricoltura, con numeri identici a quelli del Belpaese, 46 milioni di ettolitri, mentre tra i filari iberici sono le Cooperative Agroalimentari di Spagna a prevedere 42-43 milioni di ettolitri. Previsioni, date prima che i grappoli siano in cantina e che si basano sui dati di luglio, che noi invitiamo spesso a prendere con le molle, ma che in Francia sono finite al centro di molte critiche, perché cavalcate dai buyer per spingere al ribasso i prezzi degli sfusi. Agreste non ci sta, e snocciola i dati: dal 2014 le previsioni vengono pubblicate intorno al 20 di luglio, ed il margine d’errore non ha mai superato il 3% ... |
|
|
|
|
|
Il “Global Market Report” di Ciatti Company, spostando l’attenzione sul Belpaese, si focalizza sia sulle dinamiche in vigna, con l’attesa per una vendemmia ormai alle porte, che arriva dopo un andamento stagionale ottimale che quantitativamente si prospetta in totale inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, con le previsioni Ismea che parlano di 46 milioni di ettolitri, sia sul mercato dei vini sfusi. Un recupero che mette in stand by il mercato degli sfusi, con i buyer che aspettano che le uve siano in cantina per capire il livello di produzione e di prezzo della vendemmia 2018, prima di prendere decisioni avventate. Così, i prezzi degli sfusi sono tutti stabili o in calo: il bianco generico si attesta a 50-60 centesimi di euro al litro, come il rosso generico, mentre lo Chardonnay va sul mercato a 0,75-1,10 euro ed il Cabernet Sauvignon a 70-80 centesimi, proprio come il Merlot, mentre il Primitivo resta fermo a 1,20-1,40 euro al litro. Andando ad analizzare i vini a denominazione, il Pinot Grigio Doc conferma una quotazione sul mercato degli sfusi di 1-1,10 euro al litro, il Prosecco Doc resta a 1,90-2,10 euro al litro ed il Montepulciano Doc sugli 0,75-0,80 centesimi di euro al litro, mentre il Chianti Doc, rigorosamente imbottigliato, cresce a 2-2,25 euro al litro. |
|
|
|
|
|
Si pensava che fosse solo una moda come tante, e invece il vino in lattina sembrerebbe essere ben altro che una cometa. I numeri della rivista Forbes mostrano il boom che i “canned wines” registrano negli States, dove le vendite hanno raggiunto un valore di 3,3 miliardi di euro, con una crescita del 43% di anno in anno. Il segreto del successo, soprattutto tra i Millennials, sarebbe la praticità rispetto alle bottiglie in vetro da 0,75 litri: le lattine sono più adatte a pic nic e gite fuori porta, concerti, festival e anche a bevute passeggiando ... |
|
|
|
|
Un mosaico di 40.000 imprese, quasi 6.000 in più in soli 5 anni, per una crescita che sfiora il 17%: per la pizza e il cibo take-away in Italia non c’è crisi che tenga, come emerge dalla fotografia di Unioncamere-InfoCamere sui dati del Registro delle imprese italiane tra il 30 giugno 2013 e il 30 giugno 2018. Il dinamismo dei pubblici esercizi, però, non nasconde le difficoltà dei piccoli imprenditori. In un settore ad alto tasso di competizione, non tutti riescono a tenere in piedi l’attività a 5 anni dalla nascita. Delle imprese nate nel 2013, la metà ha abbassato la saracinesca entro i primi cinque anni e 1 su 3 non è riuscita ad andare oltre il terzo anno. A livello regionale è la Lombardia a registrare il numero più alto in Italia di pizzerie a taglio e take-away (6.176), seguita dal Lazio (4.164) e dall’Emilia-Romagna (3.902). |
|
|
|
|
|
“La ristorazione italiana, dopo le suggestioni che negli ultimi anni le sono arrivate da ogni lato, si è presa una pausa di riflessione. C’è stato un momento in cui sembrava che se uno chef non aveva mai lavorato in Spagna non sapesse cucinare, poi è arrivata la ventata del Nord Europa, questo è il momento in cui si vedono e si esprimono al meglio le potenzialità di quello che tanti anni fa, nel 2007, battezzammo la Nuova Cucina Italiana”. |
|
|
|
|