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WineNews
N. 3.454 - ore 17:00 - Lunedì 4 Luglio 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Le migliori cooperative del vino
La cantina di Valpolicella Negrar, nel cuore del territorio del più importante rosso veneto, la Terre del Barolo, icona della cooperazione di qualità nelle Langhe, e la Cantina Frentana, in terra d’Abruzzo: ecco il meglio della cooperazione vinicola italiana (che rappresenta oltre la metà della produzione, del giro d’affari e dell’export nazionale) secondo la tradizionale classifica della rivista tedesca Weinwirtschaft (la cui corrispondente dall’Italia è Veronika Crecelius), che da anni mette in fila le migliori cooperative del vino. Classifica a parte, come sempre, per l’Alto Adige: al top il trittico Andriano, Terlano e Girlan.
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Primo Piano
Sangiovese, Nebbiolo e Aglianico nello spazio, per disegnare il futuro della vite e del vino
Ci sarà un futuro, nemmeno troppo lontano, in cui nello spazio, oltre agli astronauti, andranno anche agricoltori e contadini. Inizialmente per continuare a sperimentare l’agricoltura e la produzione di cibo nell’orbita terrestre, per esempio, sulla Stazione Spaziale Internazionale. Ma poi anche in colonie umane sulla Luna prima, e su Marte poi. A dirlo due personalità come Franco Malerba, primo astronauta della storia italiana, nel 1992, e Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Internazionale (Asi). Che, intanto, insieme a diversi partner, tra cui la Fondazione Italiana Sommelier (Fis), guidata da Franco Ricci, manderà in orbita barbatelle di Sangiovese, Nebbiolo e Aglianico, fornite da cantine simbolo dei territori, ovvero Gaja, icona delle Langhe, Biondi Santi, storia di Montalcino, e Feudi di San Gregorio, faro dell’Irpinia, che manderanno nello spazio anche i loro vini: il Barolo 2017 ed il Barolo Sperss 1988 nel caso di Gaja, il Brunello di Montalcino Riserva 2015 e 2006 per Biondi Santi, ed il Taurasi Piano di Monte Vergine 2012 e 2015 per Feudi di San Gregorio. In un esperimento che, ha spiegato l’enologo Donato Lanati, tra i più visionari e alla guida del Centro Enosis Meraviglia, avrà due obiettivi. “Sul vino, studieremo gli effetti dell’assenza di gravità su gusto, invecchiamento e aromi, con le bottiglie che resteranno in orbita per alcuni mesi, e che poi degusteremo insieme alle “gemelle” che resteranno sulla terra. Sulla vite, reimpianteremo le talee che saranno state nello spazio, insieme alle omologhe rimaste sulla terra, per capire se ci sono effetti soprattutto nell’ottica dello sviluppo di resistenze alle malattie, a partire da peronospora e fillossera”. Un progetto visionario, lanciato oggi nel “Forum internazionale della cultura del vino” n. 15, di Fondazione Italiana Sommelier (Fis), di scena a Roma (Rome Cavalieri), con un titolo decisamente significativo, ovvero “Spazio infinito, eternità del vino. In onore di David Sassoli”. “Oggi - ha detto Franco Ricci - inizia un nuovo futuro, con l’impegno degli scienziati dello spazio per la sopravvivenza della vite, unica pianta che ha il nome di “vita” al plurale. Un futuro che, per noi, passa anche dalla preservazione della vite e del vino, che hanno accompagnato la storia dell’uomo attraverso i millenni”.
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Dai film per adulti al mondo del vino
Dopo la ex attrice hard Clara Morgane, pseudonimo di Emmanuelle Aurélie Munos, che ha lanciato una sua etichetta di Champagne insieme alla maison Charles de Cazanove, è la volta della star Liza Del Sierra (vero nome Émilie Delaunay), che ha deciso di diversificare il proprio business puntando sul vino, con una bottiglia nata dalla collaborazione con Château Moncassin. Il risultato è un blend di Merlot e Cabernet Sauvignon dal nome decisamente evocativo - “Culvée Del Sierra” - mentre in etichetta sono rappresentate le posizioni del Kāma Sūtra reinterpretate secondo lo stile di Keith Haring. Prima di loro, Natalie Oliveros, in arte Savanna Samson, lasciato il mondo dello spettacolo ha scelto Montalcino per il suo progetto enologico: La Fiorita, oggi una delle tante griffe del Brunello.
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Focus
Le speranze e le attese da vino e “vigna” in orbita
Evidenze di effetti della permanenza dello spazio su vino e barbatelle, se ne hanno già. Da quando piante di Cabernet e Merlot, e bottiglie di Chateau Petrus 2000, sono tornate sulla terra, nella missione Wise. Il vino “spaziale” ha mostrato un’evoluzione più avanzata, le piante una velocità di crescita e una resistenza alle malattie e ai funghi maggiori delle gemelle “terrestri”. Anche per questo, c’è grande aspettativa sul progetto di Fondazione Italiana Sommelier (Fis) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi). “È un esperimento che serve a capire tante cose, e poi Feudi di San Gregorio - ha detto, a WineNews, il produttore Antonio Capaldo - è nata per portare i vitigni della Campania in giro per il mondo e pensare di portarli nello spazio è più di un sogno”. “Penso che sia anche un segno di civiltà - commenta Angelo Gaja - è un’anticipazione di un passaggio successivo che sarà quello di trovare un pianeta ospitale sul quale poi sbarcare. È un segno augurale, anche per il valore culturale e storico che ha il vino”. “Siamo molto entusiasti di partecipare a questa iniziativa - ha aggiunto Giampiero Bertolini, ad Biondi Santi - è un’emozione grandissima sapere che i nostri vini e le nostre barbatelle vanno nello spazio. Ricerca è quello che facciamo da sempre, cercheremo di capire se questo esperimento ci potrà dare informazioni utili”.
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Cronaca
“A(rt) message in a (Chianti Classico) bottle”
Il Chianti Classico ispira gli artisti dai tempi di Vasari e Leonardo, che lo hanno immortalato e reso famoso già nel Cinquecento. Oggi è l’arte contemporanea ad offrire una nuova lettura di uno dei territori del vino più belli al mondo, con “A(rt) message in a (Chianti Classico) bottle”, una mostra diffusa (e gratuita, fino al 20 settembre) nella quale la bottiglia bordolese tipica del Chianti Classico, nel suo formato artistico di quattro metri di altezza, diventa la “tela” di 7 artisti internazionali.
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Wine & Food
A tavola con la musica c’è più gusto. E ogni piatto ha il suo abbinamento perfetto
Dimmi che musica ascolti e ti dirò cosa mangi, o viceversa. Con un bel piatto di spaghetti, a sorpresa, si consiglia la musica classica, il sushi è perfetto con il jazz, la pizza con il pop, il panino gourmet fa il paio con il rock, l’hamburger con la musica dance, così come il poke, mentre per il cibo etnico in generale il top è la musica metal. Curiosità che arrivano dalla ricerca “Il cibo è musica”, condotta da Uber Eats. La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di ascoltare musica classica (23%) durante i pasti, seguono la musica pop (22%), quella rock (17%), il jazz (14%), la dance (10%) e il metal (9%). Sul podio del cibo preferito degli adepti della musica classica c’è la pasta (21%), seguita dalla pizza (16%) e dalla carne (12%). La pizza, invece, è rock (17%), seguita a pari merito (15%) da dolci e frutta secca e dalla pasta (12%).
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Consorzio Vini di Romagna
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Mbe Fieramente
WineNews.tv
WineNews ripercorre la carriera straordinaria, tra vino e altre passioni, di Giovanni Mantovani
Ci sono personaggi, molto pochi in realtà, che con la loro professione, negli ultimi decenni, sono stati protagonisti in prima linea dell’ascesa del vino italiano, partito dal suo punto più basso, lo scandalo del metanolo nel 1986, e diventato oggi uno dei settori capace di trainare l’economia nazionale, conquistando i mercati del mondo. Giovanni Mantovani è tra questi: entrato nella Fiera di Verona negli anni del “Rinascimento” del vino italiano, l'ha guidata fino ad oggi, ed in futuro metterà le sue competenze a disposizione delle aziende del vino italiano.
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