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WineNews
N. 4.119 - ore 17:00 - Venerdì 27 Dicembre 2024 - Tiratura: 31.235 enonauti,
opinion leader e professionisti del vino
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La News
Giudizi, appassionati e professionisti ...
Le valutazioni degli appassionati di vino non differiscono troppo da quelle dei critici. Lo sostiene uno studio di più Università, “Crowdsourcing the assessment of wine quality: Vivino ratings, professional critics, and the weather”, che ha paragonato i voti della critica, in particolare su alcune annate dei vini di Bordeaux, con quelli dei 65 milioni di utenti dell’app Vivino, tra le più diffuse per comparare i prezzi di etichette e dare rating (espressi in stelle). Con una differenza che emerge: gli appassionati si basano sul piacere immediato di quello che bevono, i professionisti guardano più al potenziale evolutivo del vino.
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Primo Piano
I brindisi “italiani” delle feste per la critica internazionale, tra Londra e New York
Londra e New York: due città-simbolo del mondo, divise da 5.570 chilometri di distanza, ma unite dalla passione per il vino italiano, che nei mercati di Uk ed Usa è leader. E non sorprende, quindi, che nei consigli per i vini di fine anno di due delle penne più importanti della critica mondiale, la “britannicissima” Jancis Robinson, al vertice della “The Best Wine Critics in the World”, e, tra le altre cose, firma per il “Financial Times”, e l’americano Eric Asimov, firma enoica per il popolarissimo “The New York Times”, ci siano numerose etichette del Belpaese. Guardando ai consigli di fine anno firmati da Jancis Robinson, tra i vini del mondo, l’Italia è protagonista in tutte le categorie. Per i bianchi, infatti, ecco il Piccozza Pinot Bianco 2023 di Nals Margreid, dall’Alto Adige, ma anche il Greco di Tufo Vico Storto 2022 di Nativ, passando per l’Igt Veneto “Hey French Terza Edizione” di Pasqua Vigneti e Cantine, peculiare blend di vini di diverse annate, a base di Garganega, dai vigneti del versante veronese del Monte Calvarina, nella zona del Soave. Tra i rossi italiani, invece, la Robinson segnala il Montepulciano d’Abruzzo Abbondanza 2022 di Fasoli Gino, uno dei nomi più celebri d’Abruzzo, e poi la classicità delle Langhe e della Toscana, con il Nebbiolo Langhe 2021 di Paolo Scavino ed il Barolo Brunate 2018 di Marengo, nel primo caso, e ancora il Brunello di Montalcino 2018 di Poggio Landi, l’Igt Toscana Casamatta 2022 di Bibi Graetz e il Bolgheri Noi 4 2022 di Tenuta Sette Cieli. Il Belpaese non può mancare neanche tra le bollicine. Con uno dei simboli della spumantistica italiana, il Franciacorta Nv 61 Satèn Brut di Guido Berlucchi, ed una curiosità più insolita, come l’Igt Emilia San Vincent Rosato Frizzante di Terrevive Bergianti. Ma l’Italia del vino è ben presente anche tra i “The Most Memorable Wines of 2024” selezionati da Eric Asimov. Come il Calabria Giramondo 2020 de L’Acino, vino che nasce dai vigneti nel Parco del Pollino, o come l’iconico Chianti Classico Riserva 2019 di Val delle Corti, una delle chicche del territorio del Gallo Nero e di Radda in Chianti. E, sempre dallo stesso territorio, arriva anche il Vin Santo del Chianti Classico 2015 di Fèlsina, la cantina della famiglia Poggiali, con il cuore a Castelnuovo Berardenga, e tra le più blasonate del territorio toscano.
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Il nuovo Codice della Strada e il calice
Il nuovo Codice della Strada, nei giorni scorsi, è diventato legge. Dal punto di vista dei consumi di alcol, se nulla cambia fino al limite di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue (g/l), sotto al quale non ci sono sanzioni (mentre per neopatentati e per alcune categorie il limite è “zero”), superare questa soglia può avere conseguenze pesanti man mano che il tasso alcolemico sale (i dettagli in approfondimento). Il punto saliente rimane, però, sempre il solito: meglio bere poco, prima di guidare, o meglio ancora selezionare chi guiderà e per quella sera si sacrificherà e farà “l’astemio di turno”. O magari concedersi serenamente un calice, ma sempre mangiando qualcosa, bevendo molta acqua, aspettando un po’ prima di rimettersi alla guida, e magari dotarsi di un etilometro portatile per controllarsi prima di prendere il volante …
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Focus
In memoria di Federico Martinotti, padre nobile degli spumanti
Asti Docg, Prosecco Doc e Docg, Lambrusco Doc: sono spumanti italiani famosi in tutto il mondo e rappresentano una grande parte del settore, e riempiranno i calici d’Italia e del mondo, in particolare in questi giorni di festa. Ad accomunarli è il “Metodo Martinotti”, ovvero la rifermentazione in autoclave. Non tutti sanno, però, quale sia l’origine di questa tecnica. A inventarla fu Federico Martinotti nel 1895, protagonista del convegno “Martinotti: Cento Anni di Spumantistica Italiana”, organizzato da Onav - Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, ad Asti. A cento anni dalla sua morte, l’organizzazione, che ha sede ad Asti, ha deciso di realizzare questo convegno dedicato ad un astigiano che rivoluzionò il vino italiano. Martinotti fu un rivoluzionario e un visionario; basti pensare che, oltre a questa invenzione, fu tra i precursori dell’economia circolare, perché condusse ricerche sul riuso delle vinacce come concime e come mangime per bovini, sull’utilizzo dei portainnesti americani per combattere la fillossera e molto altro. Martinotti fu anche il precursore di un prodotto molto attuale: il vino senz’alcol, commissionatogli dall’azienda Calissano per il mercato americano, a quel tempo in pieno proibizionismo (il racconto in approfondimento).
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Cronaca
Export agroalimentare, Ue in crescita
Con 19,6 miliardi di esportazioni agroalimentari nei Paesi Terzi a settembre 2024 (+5% sul dato di ottobre, ma -3% sul settembre 2023), l’Unione Europea, nei primi 9 mesi dell’anno che sta per chiudersi, ha messo insieme 175,5 miliardi di euro, con una crescita del +2% sullo stesso periodo 2023. Con il vino (ed i prodotti a base di vino) che, nonostante un calo non trascurabile del -3% sui primi 9 mesi 2023, restano una delle categorie più importanti delle esportazioni agroalimentari europee, con 12,6 miliardi di euro di export. 
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Wine & Food
Natale, a tavola spesi 2,8 miliardi di euro: premiati i prodotti tradizionali e lo spumante
Una preferenza per i prodotti alimentari della tradizione e di origine nazionale, ma meno tempo passato ai fornelli per cucinarli. Da bere? Lo spumante. Per la tavola di Natale gli italiani hanno speso 2,8 miliardi di euro. È il bilancio, tracciato da Coldiretti/Ixè, per l’appuntamento clou delle feste che quasi nove cittadini su dieci (88%) hanno scelto di passare in casa propria o di parenti e amici. Il numero medio dei commensali è stato di quasi otto a tavola, in linea con l’anno scorso, ma è diminuito il tempo trascorso in cucina da 2,7 a 2,2 ore, eccezion fatta per le isole, dove la durata media passata ai fornelli è stata di 3 ore. Per il bere la scena è stata dominata dallo spumante, prodotto imprescindibile sull’83% delle tavole, anche se di poco superato dalla frutta locale di stagione, scelta dall’88% degli intervistati.
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La Toscana, dove bellezza e territorio fanno rima con sapori, ben oltre il vino
Alla scoperta di peculiarità di una delle Regioni più amate d’Italia, dove agricoltura e gastronomia si intrecciano a Medioevo e Rinascimento. Dal pane che è “sciapo” per una disputa tra Pisa e Firenze sul sale, ai tanti oli, alla Finocchiona Igp, speziata con i semi di finocchio per accogliere (e forse confondere) gli ospiti, alle tipicità della carne di Chianina o delle castagne degli appennini, che diventano chiavi per rileggere in maniera contemporanea la cucina regionale. Con una ricchezza unica che ha trovato una sua vetrina, nel recente passato, anche in “BuyFood” by Regione Toscana.
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