Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 3.459 - ore 17:00 - Lunedì 11 Luglio 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
Il decreto attuativo del “Fondo per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano”, a favore delle attività commerciali che vendono e promuovono i prodotti agroalimentari italiani, si è “dimenticato” delle enoteche, che si approvvigionano, per il 34% della loro offerta, proprio di prodotti a Indicazione Geografica. Una mancanza che non è andata giù a Vinarius - Associazione Enoteche Italiane, che ha scritto al Ministro Patuanelli per ribadire il loro ruolo, fondamentale nella valorizzazione e promozione del patrimonio agroalimentare italiano, chiedendo sostegno economico e considerazione politica. |
|
|
|
|
Le cantine italiane sono consapevoli di dover investire di più, soprattutto in vigna, per far fronte al cambiamento climatico, nelle risorse umane, fondamentali per far girare l’impresa, ed in digitalizzazione, per tenere il passo del mondo che cambia. Ma quando si parla di aziende del vino, si parla di realtà diversissime tra loro, per dimensioni, modello imprenditoriale, territorio e per tante altre variabili. E a ben vedere, guardando al fondamentale parametro della redditività, sono quelle private e più patrimonializzate in termini di vigneti e immobili, ad essere migliori da questo punto di vista. Emerge a “Vino Vip Cortina 2022”, evento organizzato dalla storica rivista Civiltà del Bere, dall’analisi dei bilanci depositati di 373 aziende, 187 private e 186 cooperative, firmata da Luca Castagnetti (Studio Impresa), che ha scandagliato i numeri delle cantine italiane con giro d’affari superiore a 3 milioni di euro, con dati omogenei dal 2018 al 2021. “Abbiamo fissato la linea mediana della capitalizzazione da un dato del 29,9%, categorizzando come “light” le aziende al di sotto di questo parametro, e “strong” quelle al di sopra”, spiega Castagnetti. Nel complesso, il panel ha visto crescite di oltre il 10% nel fatturato tanto nel 2020 che nel 2021, con un ebitda medio che è arrivato al 12,17% per i privati, che si è mantenuto stabile intorno al 5% per le cooperative, con una media del settore all’8,7%. Ma scorporando i dati, emerge che le aziende private e più capitalizzate, ovvero “strong”, sono nettamente quelle con l’ebitda, ovvero la redditività, più alta, con il 15,7% in media, ed una crescita del +27% sul 2020, e del +19% sul 2019. Un segnale chiaro, che diventa ancora più evidente se si guarda al ristretto campione delle “50 top performer”, spiega Castagnetti. “Qui si arriva ad una redditività massima del 59%, con una media del 31,8%, in un campione che è fatto al 74% da aziende private “strong”. Ed emergono differenze territoriali, perché se il 26% di queste aziende è in Toscana ed il 20% è in Veneto, per esempio, i ricavi per addetto in Veneto sono di 861.000 euro, in Toscana di 259.000. E poi, c’è il caso Bolgheri: “qui di fatto - spiega Castagnetti - ci sono solo aziende private e capitalizzate, con una redditività tra il 39% ed il 40%, che è un dato territoriale elevatissimo”. |
|
|
|
|
Mancavano solo i vini della Valpolicella, tra le grandi produzioni italiane presenti sulla Place de Bordeaux, che, negli ultimi anni, ha accolto tante etichette italiane. Ultimi arrivati i due cru di Allegrini - La Poja 2017 e Fieramonte 2015 - che sbarcheranno sulla Place a settembre. Nei mesi scorsi erano stati accolti dal sistema distributivo francese I Sodi di S. Niccolò di Castellare di Castellina, il Barolo Cerequio di Michele Chiarlo e il Barolo di Parusso. Ad aprire la strada, nel 2008, fu il Masseto, seguito dall’Ornellaia e da Solaia, Tignanello e Cervaro della Sala di Antinori. Poi il Colore di Bibi Graetz, il Galatrona di Petrolo, azienda simbolo del Val d’Arno di Sopra di Luca Sanjust e il Caiarossa. Nel 2019 fu la volta dei vini di Luce della Vite, il marchio di Frescobaldi del Brunello di Montalcino, seguito dal primo Etna Rosso, quello della Giovanni Rosso, storica griffe del Barolo. |
|
|
|
|
|
A “VinoVip Cortina”, Eugenio Sartori, alla guida dei Vivai Cooperativi Rauscedo, ha fatto il focus sul “borsino” e sui trend di quello che accade nel vigneto Italia, visto dal fronte del vivaismo italiano, che ogni anno produce tra i 130 ed i 140 milioni di barbatelle, di cui 80 milioni arrivano proprio dai Vivai Cooperativi Rauscedo. “A determinare le scelte delle imprese ci sono fattori come il mercato, ovviamente, ma anche le scelte delle denominazioni ed il clima. Così, per esempio, se nel 2016/2017 al top, su tutti, c’erano Glera, ovvero Prosecco, e Pinot Grigio, oggi i più richiesti, nell’ordine, sono: Primitivo, Sangiovese, Glera, Pinot Grigio, Merlot, Chardonnay, Barbera, Vermentino, Trebbiano Toscano e Montepulciano”. Una top 10 che vale il 54% del mercato delle barbatelle italiane. Ma emergono anche altri trend, spiega Sartori: “i produttori cercano varietà e cloni più produttivi, più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici, e dai profili aromatici ampi. Si lavora anche sulle varietà resistenti, coltivate oggi in 1.200 ettari in Italia, contro i 5.000 in Francia, perché da noi la burocrazia frena. In Francia c’è un progetto nazionale per avere varietà resistenti in ogni distretto. In Italia le autorizzazioni arrivano Regione per Regione, ed alcune sono ancora completamente ferme”. |
|
|
|
|
|
A Chiara Lungarotti, “signora del vino dell’Umbria” e di Torgiano (la cittadina del vino dove la famiglia Lungarotti ha creato il Museo della Civiltà del Vino più bello del mondo, ndr) il premio “Pino Khail” 2022, dedicato al fondatore di “Civiltà del bere”, consegnato alla produttrice a “VinoVip Cortina” 2022 dal direttore della storica rivista, Alessandro Torcoli. Ed è anche la prima donna a ricevere il riconoscimento, dopo personalità come Piero Antinori, Lucio Caputo, Pio Boffa, Lucio Tasca d’Almerita, Cesare Pillon e Piero Mastroberardino, tra gli altri. |
|
|
|
|
Il mondo del vino, della cucina e della ristorazione, in questi mesi, hanno messo in moto tante iniziative a sostegno dell’Ucraina invasa dalla Russia. E guardando ad un piatto che, da sempre simbolo di cultura e pace, di condivisione e di fratellanza, arriva in queste ore la notizia che il Comitato straordinario dell’Unesco ha dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” il Borscht, piatto tipico della cucina ucraina a base di barbabietole, cavolo fresco, brodo, carne di manzo e maiale. Il percorso di candidatura era iniziato nel 2019, e avrebbe dovuto ottenere risposta tra il 2023 ed il 2024, ma l’Unesco (con il sostegno dell’Italia, riporta l’agenzia Ansa) ha deciso di accelerare, per dare l’ennesimo segnale internazionale di vicinanza all’Ucraina. |
|
|
|
|
|
Da VinoVip Cortina le riflessioni di produttori di primo piano del Belpaese, consapevoli delle difficoltà, ma anche della forza delle imprese italiane: da Chiara Lungarotti (Lungarotti) ad Albiera Antinori (Antinori), da Andrea Lonardi (Angelini Wines & Estates) a Michele Bernetti (Umani Ronchi), da Raffaele Boscaini (Masi) ad Angela Velenosi (Velenosi), da Giampiero Bertolini (Biondi Santi) a Cristina Ziliani (Berlucchi), da Luca Rigotti (Mezzacorona) a Stefano Capurso (Dievole). |
|
|
|
|