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N. 2.672 - ore 17:00 - Mercoledì 5 Giugno 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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L’Italia è prima in Europa per numeri di giovani al lavoro in campagna, con gli under 35, nel 2018, alla guida di 57.621 imprese, a +4,1% sull’anno precedente: questi i numeri di Istat relativi al lavoro e alla disoccupazione, aggiornati ad aprile 2019, che rivelano, come sottolinea la Coldiretti, la rivoluzione avvenuta nel lavoro in campagna, dove il 70% delle imprese giovani opera in attività che vanno dalle fattorie didattiche all’agricoltura sociale. E il risultato è che le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati in più. |
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È in salute, almeno in questa prima parte del 2019, il vino italiano. Nonostante il mercato interno mostri deboli segnali di ripresa, ed uno scenario mondiale sempre più complesso, dove alla competizione sempre più forte, legata soprattutto all’affollamento di referenze allo scaffale, in mercati storici, dall’America all’Europa, e al terreno da recuperare soprattutto in Asia e in Cina in particolare, si aggiungono dinamiche ormai note, che vanno al di là del mercato enoico, dalla Brexit e alle guerre commerciali fatte di dazi. Con la consapevolezza che muoversi insieme, e fare squadra, tra imprese e non solo, aiuta tutti. Tanto ad investire nei mercati che hanno fatto fino ad oggi il successo del vino italiano nel mondo, dagli Usa al Canada, dalla Germania al Regno Unito, sia in quella grande promessa del futuro, ancora sospesa, per il vino italiano, “tra sogno e realtà”, che è la Cina. È il sentiment che arriva dal particolare “osservatorio” fatto dai produttori e dai manager, intervistati da WineNews, di Italia del Vino Consorzio, organizzazione che mette insieme 21 tra i nomi più importanti del vino italiano (con oltre 2.500 dipendenti), da Castello Banfi a Bisol 1542, da Cà Maiol a Cantina Mesa, da Cantine Lunae a Casa Vinicola Sartori, da Di Majo Norante a Drei Donà, da Duca di Salaparuta a Ferrari Fratelli Lunelli, da Gruppo Italiano Vini (Giv) a Librandi, da Marchesi di Barolo a Medici Ermete & Figli, da Ronchi di Manzano a Santa Margherita Gruppo Vinicolo, da Terre de La Custodia a Terredora di Paolo, da Torrevento a Zonin1821, a Zaccagnini, fresca new entry annunciata ieri, a Roma, per i 10 anni dell’organizzazione, che mette insieme una produzione di oltre 180 milioni di bottiglie, 11.000 ettari vitati, più di 1,2 miliardi di euro di fatturato complessivo, il 10% dell’intero export italiano, e la presenza in oltre 80 mercati del mondo. Un parterre fatto da imprenditori e manager sempre in prima linea, in queste cantine di “Italian lifestyle”, capaci, meglio di tante ricerche, di leggere e capire i sentiment del mercati del vino, d’Italia e del mondo, e di indicare la rotta perché il settore possa crescere ancora. |
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Il Liv-ex, il benchmark del mercato secondario dei fine wine, torna a salire, ed è la prima volta nel 2019, con il mese di maggio che vede il Liv-ex 1000 chiudere a quota 353,48 punti, lo 0,1% in più di aprile. Bene, tra i sotto-indici, l’Italy 100, che cresce dello 0,44%, il Bordeaux Legends 50, che con il +0,49% mette a segno la performance migliore nel mese, ma anche il Rhone 100 (+0,44%) ed il Liv-ex Bordeaux 500 (+0,1%). Se si allarga l’orizzonte dell’analisi agli ultimi 12 mesi, cambia tutto o quasi, perché il best performer diventa il Burgundy 150, con un’evoluzione del +15,85%, seguito dall’Italy 100 (+7,84%) e dallo Champagne 50 (+4%). Un altro dato interessante, e positivo per i fine wine del Belpaese, riguarda la crescita da inizio anno, con l’Italy 100 che si conferma come unico indice in territorio positivo (+1,67%). |
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Per tante ragioni, produttive, storiche, tecniche e legali, il tema dei vini e della birra a basso tenore alcolico, o addirittura a zero alcol, è piuttosto marginale, almeno in Italia. Eppure, questa nicchia del mercato è in forte crescita, con un tasso invidiabile, e continuerà a farlo, secondo le previsioni, ad un ritmo del 6,2% nel prossimo decennio, per arrivare a valere, complessivamente, già nel 2024, 2,5 miliardi di dollari, più o meno divisi a metà tra birra e vino. Un segmento da non trascurare, dal momento che mercati che per i produttori di vino, sopratutto, sono ancora in larga parte da conquistare, come quello dell’area Asia-Pacifico, sono molto aperti a questo tipo di prodotti, e l’area asiatica, per esempio, da sola peserà per oltre il 26% di questo business. Al punto che i grandi colossi del beverage e del vino di tutto il mondo, iniziano a guardarci con attenzione, anche perché il tema dell’attenzione alla salute è sempre più forte, soprattutto tra i giovani consumatori, ma si fa strada anche tra le fasce più mature, un po’ in tutto il mondo. E quello di proporre vini con poco alcol, che piaccia o meno, potrebbe essere anche un modo per avvicinare quei consumatori che rinunciano ad un calice proprio per il tenore alcolico, in molti casi crescente, dei vini. Lo sostiene un report dell’agenzia di previsioni di mercato inglese, Visiongain. |
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Capitanata da Sara Gama, che a WineNews, nelle terre del Brunello di Montalcino, ha raccontato il suo rapporto col mondo del vino, che “deve essere cauto, ho fatto un corso per capirne di più ma non sono ancora ad alti livelli, è uno dei piaceri della vita e non può mancare ad una cena tra amici”, la Nazionale di calcio femminile è già in Francia, dove venerdì prenderà il via il Mondiale di calcio. Classe 1989, laureata in lingue, oggi alla Juventus, la Gama ha giocato anche per il Psg, in Francia, “dove - ha detto - porterò con me la tradizione del Belpaese”. E la passione per il vino. |
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Buono, sano, goloso e biologico: queste le caratteristiche fondamentali in materia di cibo per gli italiani. A dirlo, Friendz, digital company che ha condotto una ricerca su un campione di 6.000 soggetti della propria community in materia di food, per indagare tendenze e gusti. La ricerca fotografa un’Italia conservatrice in materia di spesa alimentare: il 42,2% del panel riempie il carrello sempre con gli stessi prodotti, perché di essi si fida e ad essi è abituato, e perché hanno un buon rapporto qualità/prezzo. E questa tendenza conservatrice gli italiani se la portano anche al ristorante: la community di Friendz si orienta, nel 26% dei casi, sulla cucina italiana e nel 48,8% dei casi, sulla pizza battendo i ristoranti etnici, che registrano tutti percentuali inferiori al 10%. |
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A WineNews il sentiment di produttori e manager come Andrea Sartori (Sartori), Ettore Nicoletto (Santa Margherita), Matteo Lunelli (Ferrari Fratelli Lunelli), Valentina Abbona (Marchesi di Barolo), Francesco Liantonio (Torrevento) Daniela Mastroberardino (Terredora), Diego Bosoni (Cantine Lunae) e Alessio Di Majo (Di Majo Norante). |
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