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WineNews
N. 4.100 - ore 17:00 - Giovedì 28 Novembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Grand Cru di Borgogna, l’“asta dei cartelli”
Il “top lot” è stato quello del Grand Cru Richebourg, battuto a 4.300 euro, ma sono stati tutti i cartelli delle 27 località dei Grand Cru francesi ad aver generato la somma più alta, 56.000 euro, oltre metà del ricavato di 107.000 euro. È il bilancio dell’originale asta promossa dal Bourgogne Wine Board, che, nei giorni scorsi a Beaune, ha messo sotto il martelletto la segnaletica della prestigiosa regione vinicola francese (600 cartelli stradali per 310 lotti), rimossa per l’ammodernamento dei pannelli dopo anni di onorato servizio nell’indicare i vigneti-icona di Borgogna, per promuovere progetti culturali e per la Cité des Climats et Vins de Bourgogne. 
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Primo Piano
Il mondo del vino (e tanta Italia) a Wine Paris 2025, per rilanciare il business
Il mercato mondiale del vino nel 2024, come abbiamo scritto spesso, è stato complesso, in tutto il mondo. I dati Iwsr parlano di volumi in calo su un già difficile 2023 (-3,9% per il vino, con i vini fermi a -8%, come lo Champagne, e tutti i segmenti premium in calo, mentre, anche grazie alla sua accessibilità, cresce del +5% il Prosecco, ndr). E il 2025 non sarà da meno, tra la minaccia dei dazi promessi da Trump in Usa, cambiamento dei consumi e dei consumatori, salutismo, inflazione, riforma delle accise in Paesi come il Regno Unito, e non solo. “Eppure il vino resisterà, cambierà, ma il fatto che si produca sempre maggiore qualità e che ci sia ancora molto da scoprire, in termini di prodotti e di mercati, fa guardare al futuro con fiducia. Come i giovani, che arriveranno: chi ha tra 20 e 25 anni adesso non guarda molto al vino, come più o meno è sempre stato, ma lo farà. E noi ci saremo per dare valore aggiunto al business del vino e ai sui operatori, in tutto il mondo”. A dirlo, oggi a Milano, Rodolphe Lameyse, dg Vinexposium, nella presentazione dell’edizione n. 6 di Wine Paris 2025, di scena dal 10 al 12 febbraio. Evento, quello parigino, che in pochi anni è diventato il punto di riferimento internazionale per il trade del vino (e dove WineNews sarà presente per raccontarlo). E che vede la Francia, “padrona di casa”, grande protagonista, con un +7% degli espositori con nomi di primissimo piano, ma anche l’Italia sugli scudi, secondo Paese più presente, con un padiglione tutto suo, più grande che in passato, con 600 espositori e uno spazio quasi raddoppiato, grazie alla grande presenza della collettiva firmata da Ita - Italian Trade Agency, ma anche con nuove partecipazioni importanti. “Il fatto che l’Italia sia presente in maniera così forte, e che ci siano Paesi da tutto il mondo, è un riconoscimento dell’autorevolezza che abbiamo acquisito - sottolinea Lameyse - ma è anche testimonianza del fatto che le grandi fiere del vino, in un settore dove le relazioni umane e dirette sono insostituibili, sono ancora molto importanti”. Lameyse che su un potenziale evento di Vinexposium in Italia dice: “non ci sono piani concreti. In Italia c’è già Vinitaly che fa bene il suo lavoro. Se fosse, comunque, non sarebbe un trade show. Ma mai dire mai: aspettiamo e vediamo” (nei prossimi giorni la nostra video intervista). 
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I francesi bevono sempre meno alcolici
Vino, birra o superalcolici. Per i francesi fa poca differenza scegliere che cosa bere, più volentieri, infatti, non bevono affatto. O almeno è quanto rivela lo studio annuale dell’“Observatoire français des drogues et des tendances addictives” (Ofdt), che spiega come negli ultimi tre anni il consumo quotidiano di alcol oltralpe è diminuito del 13% nella fascia 18-75 anni. A bere ogni giorno, invece, sarebbe il 7% degli adulti, principalmente uomini. Il 19,4% dei giovani ha detto, invece, di non aver mai consumato alcol in vita sua, una percentuale che in venti anni si è triplicata, e che supporterebbe la tesi che la quantità consumata, così come la frequenza del consumo, in Francia sia in calo. E pur restando bevanda di riferimento, anche il vino registra una diminuzione delle quantità messe in vendita (-4,2% tra il 2022 e il 2023).
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Focus
L’Amiata investe su di sé: nasce il BioDistretto di Montecucco
L’Amiata sta credendo nelle sue possibilità meravigliose, tra altitudini, microclimi, esposizioni e territori inesplorati. Intorno alla montagna, che parte da 1.738 metri d’altezza, si contano Paesi come Arcidosso, Castel del Piano e Seggiano, che guardano anche al Monte Labbro (1.193 metri) e alla sua riserva naturale, in un territorio che poi scende dolcemente verso il mare passando per Cinigiano, Civitella, Paganico e Campagnatico. E così, per valorizzare e tutelare una zona dalle radicate tradizioni agricole, è stato istituito il nuovo Distretto Biologico di Montecucco, il decimo della Toscana. Otto le aziende agricole che hanno contribuito alla creazione del biodistretto e che attualmente ne fanno parte: ColleMassari, Salustri, L’Impostino, Franci, Podere dei Fiori, La Pollinosa, Le Colline Amiatine e Podere Ciuffoni. Tutte realtà impegnate nel biologico e che con i loro prodotti - dal vino all’olio, passando per miele e farine, oltre alle produzioni animali - incarnano le eccellenze che caratterizzano il territorio. Un gruppo che si accinge a crescere in termini di partecipazioni, con numerose aziende agricole che a pochi mesi dall’annuncio del progetto hanno già presentato domanda di adesione. Sarà, però, necessario rispettare un requisito fondamentale: almeno il 30% della produzione deve essere certificata biologica.
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Cronaca
La vendemmia in Valpolicella
Terminata la vendemmia, il Consorzio della Valpolicella fa il punto su una raccolta che conferma il territorio tra i protagonisti assoluti, puntando sulla qualità. Vendemmia che, ha detto il presidente Christian Marchesini, ha interessato “8.600 ettari di vigneti”, per una produzione “di 950.000 quintali di uva. Tuttavia, solo una selezione accurata di 330.000 quintali è stata certificata idonea per la fase di appassimento, destinata alla produzione di Amarone della Valpolicella e Recioto della Valpolicella”.
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Wine & Food
L’ascesa degli agriturismi in Italia: in 10 anni +23% di strutture, un settore da 1,9 miliardi
In Italia gli agriturismi sono in ascesa. Crescono come numeri, persone accolte e qualità del servizio: “rappresentano una risorsa strategica per il settore agricolo e turistico, offrendo multifunzionalità, sostenibilità e una risposta concreta allo spopolamento delle aree interne”, riassume Sergio Marchi, dg Ismea, intervenuto al convegno “Agriturist racconta l’agriturismo italiano: passato, presente e futuro”, ieri, alla Fattoria di Maiano, a Fiesole. Nel 2022 gli agriturismi in Italia erano 25.849 (+23,7% sul 2013), sono strutture che rappresentano il 2,3% del totale delle aziende agricole italiane, generando un valore di 1,9 miliardi di euro, il 2,6% del prodotto agricolo nazionale. “Ma per crescere ancora abbiamo bisogno di semplificare normative e ridurre la burocrazia”, sostiene Augusto Congionti, presidente Agriturist che ha promosso l’incontro. 
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“Il vino non va demonizzato. Nessuno parla di bevande gasate, energy drink e merendine”
“Il vino non va demonizzato: l’alcol non fa bene, ma il vino contiene anche sostanze benefiche. Nessuno parla di bevande gasate, energy drink e merendine: se la scritta “nuoce gravemente alla salute” è sul vino, allora dovrebbe apparire anche su queste che hanno quantità di zucchero impressionanti”. Così, a WineNews, Matteo Bassetti, professore di Malattie Infettive all’Università di Genova, dal “Forum” by Coldiretti e The European House-Ambrosetti, a Roma. “Serve lavorare all’educazione alimentare nelle scuole dove, magari, una legge potrebbe vietare la vendita di questi prodotti”.
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