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WineNews
N. 2.944 - ore 17:00 - Giovedì 16 Luglio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Italia, 44 milioni di ettolitri in cantina
Continuano a calare le giacenze di vino nelle cantine italiane. L’ultimo report del Ministero delle Politiche Agricole “Cantina Italia”, alla data dell’8 luglio 2020, registra la presenza di 44,1 milioni di ettolitri di vino, 2,1% sullo stesso periodo 2019. A livello regionale nelle cantine del Veneto ci sono 10,8 milioni di ettolitri, in Toscana 5,3 milioni, in Emilia Romagna 4,7 milioni, in Puglia 4,2 milioni, mentre il Piemonte non arriva a 4 milioni. Tra le denominazioni,  le maggiori giacenze sono quelle di Prosecco Doc, con 2,7 milioni di ettolitri (7,9% del totale), e poi Chianti e Montepulciano d’Abruzzo (1,2 milioni di ettolitri a testa).
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Primo Piano
Dalla crisi alla riscossa del vino: il messaggio di “The Italian Way” by Unicredit e Federvini
La realtà evidente che dice della grave difficoltà che sta passando il vino italiano, come del resto ogni altro settore economico, la consapevolezza che per ripartire, oltre ad un miglioramento reale, nel mondo, della situazione legata alla pandemia, serve un cambio di passo, anche mentale. Prendendo anche quanto di buono questi mesi drammatici, hanno lasciato: la certezza che il vino è un piacere a cui non si è rinunciato neanche in pieno lockdown, l’accelerazione sulla digitalizzazione, che, potrà semplificare la vita ai produttori, magari risparmiando tempo e denaro limitando qualche viaggio, e non solo. Lavorando da subito, magari, sulle tante criticità, anche strutturali - dalla burocrazia monstre alla concentrazione in pochi canali e mercati - che la pandemia ha evidenziato. Sapendo che, però, il 2020, salvo miracoli, per il vino italiano si chiuderà con una perdita di fatturato, in media, del -30%. È il quadro che emerge dal webinar “The Italian Way”, firmato da Unicredit e Federvini, con produttori di primo livello del panorama italiano, come Sandro Boscaini alla guida di Masi Agricola, griffe dell’Amarone (e presidente Federvini), due grandi nomi del Barolo come Paolo Damilano (Damilano) e Gianni Gagliardo (Poderi Gianni Gagliardo), e ancora Camilla Lunelli, ai vertici del Gruppo Lunelli e della realtà n. 1 del Trentodoc Ferrari, ed Alessio Planeta, guida di una delle più importanti cantine di Sicilia e presidente Assovini. “L’urgenza è la crisi di liquidità, se manca blocca tutti, dal dettagliante al distributore al produttore, e su questo il Governo non ha fatto molto, e poi c’è tanta burocrazia inutile che non serve a niente, e servono interventi decisi”, ha detto Boscaini, insistendo poi sull’importanza della promozione “per consevare la quote di mercato oggi, che sono a rischio, e rilanciare dopo”. “Basta con l’allarmismo eccessivo”, dicono in coro Damilano e Planeta, sottolineando come agricoltori e produttori sono abituati a ripartire sempre da zero e a voltare pagina. “Qualcosa cambierà di certo, sopratutto sul fronte della comunicazione, nei messaggi e nei toni”, ha aggiunto Camilla Lunelli, “ma non ci saranno rivoluzioni. Il vino e la sua funzione conviviale non cambiano”, ha chiuso Gagliardo. 
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Una grande agricoltura per un grande Paese
Se la pandemia ha sottolineato la forza ed il valore della filiera agricola, ma ora è tempo di cambiare passo. Perché “un grande Stato deve avere una grande agricoltura, e l’Italia ha dimostrato di averla”, ha detto Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, nell’assemblea di Roma, sottolineando questioni fondamentali come la sovranità alimentare e la salvaguardia del potenziale produttivo dell’agricoltura italiana ed Ue, che dovranno essere al centro del “Green Deal”. “Il percorso sulla sostenibilità non è in dubbio”, ha detto Giansanti, che ha chiesto però all’Europa di valutare meglio l’impatto di certe norme, a partire dalla riduzione di alcune produzioni, “che porterà ad un aumento delle importazioni da Paesi terzi, che non sempre rispetteranno gli standard produttivi europei”. 
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Focus
Rivivono i vigneti della millenaria Abbazia di San Galgano
Le vigne della millenaria Abbazia di San Galgano vivono ancora, là dove, nel 1200, le impiantarono i monaci Cistercensi che aveva imparato a fare vino in Borgogna. Coltivate ad alberello, oggi come allora, ma con cloni moderni e tecniche evolute. Una storia che intreccia modernità e medioevo, quella che  coinvolge una delle abbazie più famose del mondo, con il suo tetto a croce aperto al cielo, e l’Azienda Agricola Nenni, guidata da Pierpaolo Fontana Nenni (nipote del celebre politico, giornalista ed esponente di primo piano del Partito Socialista Italiana Pietro Nenni. “Un’avventura iniziata davvero per caso, intorno al 2007, quando sbagliando strada sono arrivato a San Galgano e al podere che poi è diventato l’azienda – spiega a WineNews Nenni - la prima annata prodotta è stata il 2012, qualche migliaio di bottiglie, ma la vera uscita è stata il 2013, con le etichette dedicate a San Galgano. E abbiamo depositato subito il marchio San Galgano e Spada, temendo che lo facessero altri. I vigneti, 5 ettari, sono quelli che avevano individuato i monaci Cistercensi, l’azienda era quella dei monaci, ci sono ancora tracce della loro presenza”. Tutto è a conduzione biologica, tutti i vini sono “single vineyard”. Per una storia che fa incontrare medioevo e modernità del vino. Con lo zampino di San Galgano.
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Cronaca
Pinot Nero, il migliore è di Elena Walch
Il Ludwig di Elena Walch, con 90,3 punti sul gradino più alto del podio, seguito dal Monticol Riserva di Cantina di Terlano, con 89,1 punti, e ancora la Tenuta Tiefenbrunner Castel Turmhof, col Linticlarus Riserva, a 88,5 punti, A pari merito, con Anrar di Cantina di Andriano; ecco i migliori Pinot Nero d’Italia, quest’anno tutti provenienti dall’Alto Adige, decretati dalla giuria del Concorso, all’edizione n. 19, che, di solito, va in scena insieme alle Giornate Altoatesine del Pinot Nero, ma che, quest’anno, causa Coronavirus, sono state rimandate direttamente al 2021 (dal 15 al 17 maggio).
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Wine & Food
44 panifici al top, 370 indirizzi: ecco “Pane & Panettieri d’Italia” 2021 del Gambero Rosso
44 panifici premiati con il massimo punteggio, i “Tre Pani”; la Lombardia è al vertice (con 7 panifici), seguono il Piemonte e il Veneto, con 6, l’Emilia-Romagna, con 5, Lazio, Puglia e Sicilia, con 3; Toscana, Marche e Campania, con 2; Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Basilicata e Sardegna, con 1; a Daniele Marè, del Panificio Marè di Roma, il premio al “Panettiere Emergente”; il Filone al finocchietto selvatico, mandorle d’Avola ed uva passa di Zibibbo di Pantelleria firmato dal Panificio A’ Maidda di Trapani è il “Pane dell’Anno”; a Carlo Eugenio Fiorani di Castelverde (Cremona) il premio “Pane e Territorio”. Ecco “Pane & Panettieri d’Italia” 2021 del Gambero Rosso, che riparte dai grandi panificatori, siano essi i “padri della patria” o giovani che hanno scelto uno dei mestieri più antichi del mondo.
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La crisi della ristorazione per Max Bergami: “la Pandemia ha accelerato fenomeni in atto”
Le riflessioni di uno dei maggiori studiosi dei modelli di business della ristorazione, docente di Organizzazione Aziendale all’Università di Bologna. “La fascia alta e quella più bassa soffrono meno di chi sta in mezzo, ma questa crisi ha evidenziato problemi già esistenti. Con la spettacolarizzazione della cucina in tanti hanno pensato che gestire un ristorante fosse semplice ma non lo è. Chi sopravvive? Non c’è una ricetta, dipende dalla solidità economica di ogni impresa”.
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