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N. 2.595 - ore 17:00 - Venerdì 15 Febbraio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Mai così tanto cibo e vino italiano sulle tavole del mondo, con il record storico per le esportazioni agroalimentari made in Italy che, nel 2018, hanno raggiunto per la prima volta 41,8 miliardi di euro a +1,8% sul 2017. Così il bilancio di Coldiretti sui dati definitivi Istat, con i due terzi delle esportazioni che interessano i Paesi Ue, dove il principale partner è la Germania, mentre fuori dai confini comunitari sono gli Usa il mercato di riferimento per il cibo italiano. A spingere la crescita, i prodotti della dieta Mediterranea, a partire dal vino (+3% in valore), con gli spumanti a +13% (con un valore, per le sole bollicine, superiore a 1,5 miliardi). |
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Nell’eterno duello enoico tra Francia e Italia, se per qualità, ormai, a detta di molti, è una lotta alla pari, nei valori, certificano i numeri, il Belpaese è ancora molto indietro, anche, o soprattutto, nei suoi vini più importanti, rispetto ai grandi nomi di Francia. Una differenza che sta, in gran parte, nella storia, e nelle storie, che i francesi, come noto, sanno raccontare molto meglio degli italiani, che, peraltro, hanno iniziato a farlo con qualche secolo di ritardo. È il messaggio di sintesi del convegno “Super Vini e Super Prezzi - Il Brunello e i Francesi” che, moderato da Luciano Ferraro (caporedattore del quotidiano “Corriere della Sera”), ha aperto l’edizione n. 27 di Benvenuto Brunello (fino al 18 febbraio a Montalcino). I dati, in fondo, parlano chiaro: se sui vini rossi in genere il valore dei prezzi medi all’export è di 4,65 euro al litro per l’Italia, contro i 6,09 euro per la Francia, nei rossi Dop il divario si alza ancora di più, con i francesi a quota 9,14 euro al litro, e gli italiani a 5,52. Ed il confronto tra le regioni più importanti dei due Paesi è ancora più duro: i grandi rossi di Borgogna sono venduti, in media, a 25,5 euro al litro, quelli di Bordeaux a 12,05 euro. Il Piemonte, prima Regione italiana in questo senso, esporta a 9,12 euro al litro, la Toscana a 6,89, il Veneto a 5,75. Merito, dal punto di vista francese, anche della più lunga storia del vino francese di qualità, ha sottolineato Jerome Gautheret, corrispondente dall’Italia per “Le Monde”, e produttore in Borgogna con l’azienda di famiglia, Maison Louis Latour. Ma anche della maggior capacità di raccontare le storie legate al vino, “che in Italia, per altro, sono molte di più”, ha sottolineato Federico Quaranta, volto della seguitissima LineaVerde, su Rai1. Aspetto su cui riflettere, perchè, in fondo “sono la storia e le storie, e come vengono raccontate, a far sì che una bottiglia di grande vino si venda a 50 o 500 euro”, ha aggiunto Giampiero Bertolini, ad della Tenuta Greppo Biondi Santi, la cantina che è stata la “culla del Brunello”, oggi di proprietà del gruppo francese Epi. Ma incidono anche logiche di territorio, “Bordeaux tiene prezzi alti su tante bottiglie perché c’è una logica di squadra. I Grand Cru si muovo insieme”, ha aggiunto l’enologo di Châeau Giscours - Château du Tertre, Lorenzo Pasquini. |
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In un trend di consumi in crescita da 12 anni, anche il 2018 si chiude con la conferma dell’exploit all’estero degli spumanti made in Italy: escluso i vini frizzanti che consolidano il dato 2016-2017 per 220-230 milioni di bottiglie spedite, sono 492,8 milioni le bottiglie di bollicine italiane consumate nell’anno in 124 Paesi. E di queste l’80% è dato dall’universo Prosecco. Così i dati definitivi Ovse-Ceves, per i quali ad un valore medio dichiarato in cantina di 3,25 euro a bottiglia, corrispondono alla dogana 4,69 euro a pezzo. Per tutte le bottiglie esportate il valore alla partenza in cantina è 1,6 miliardi di euro, 2,35 alla spedizione e, sul mercato mondiale al consumo, genera un fatturato pari a 5,5 miliardi. Con una crescita, nei principali Paesi tra +5-9% in volumi e +8-15% in valori. |
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Con un giro d’affari “vinicolo” di 160 milioni di euro, che nasce dai 3.500 ettari vitati, di cui 2.100 a Brunello di Montalcino (i cui valori, da stime WineNews, si aggirano sui 750.000 euro ad ettaro, con punte di 900.000 per i vigneti migliori), ed un export che copre il 70% della produzione e del giro d’affari, il più prezioso dei vini di Toscana e d’Italia (con un valore dello sfuso stabilmente sopra i 1.200 euro ad ettolitro), ha visto debuttare oggi, a Benvenuto Brunello 2019, l’annata 2014 e la Riserva 2013. Un’annata “piccola”, la 2014: elevate acidità delle uve e maturazione lenta, quando raggiunta, hanno consegnato dopo cinque anni di legno vini dai profumi in generale di buona nettezza e fragranza, ma con progressioni gustative di breve respiro, penalizzate da tannini in molti casi troppo scontrosi. Altro passo per le Riserva 2013, che confermano le ottime sensazioni dell’annata, già sperimentate lo scorso anno (nell’approfondimento i nostri migliori assaggi). Per un Brunello, che si conferma tra i vini più prestigiosi anche nella percezione del consumatore. Secondo un’indagine di Nomisma, infatti, il 35% dei consumatori lo associa al concetto di “ottima qualità”, il 25% a quello di “lusso”, il 21% a quello di “tradizione e classicità”. |
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La Francia ha più di un motivo per sorridere: il 2018, per l’export enoico francese, nei dati della Fédération des exportateurs de vins et spiritueux, che comprendono anche i distillati, si è chiuso con un calo dei volumi del 2,7% sul 2017, con il numero di casse spedite passato da 199 a 193 milioni. Ma a fronte di un crollo dei volumi dei vini fermi del -9,9%, continuano comunque a crescere i valori complessivi, del +2,3%, a 13,8 miliardi di euro, con il vino che vale da solo 9,3 miliardi di euro. |
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Nella settimana delle Anteprime di Toscana, nei giorni scorsi a Firenze, hanno debuttato le nuove annate del Chianti, la denominazione più grande della Regione, e quelle del Morellino di Scansano. Per il Chianti l’annata 2017, critica dal punto di vista quantitativo e climatico, ha saputo consegnare vini di immediata piacevolezza. A colpire in modo significativo, invece, sono stati i Chianti Riserva 2016 che hanno davvero ben interpretato una bellissima annata. Sul fronte Morellino, invece, l’annata 2018 tendenzialmente fresca, in generale ha portato fragranza non sempre così frequente nei vini della denominazione maremmana. Tutt’altra storia invece per i Morellino di Scansano Riserva 2016, millesimo molto bello, che caratterizza i vini con strutture più leggiadre e profumi definiti e freschi (nell’approfondimento i nostri migliori assaggi). |
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A WineNews Giovanni Geddes da Filicaja, manager tra i più esperti nel mondo dei vini di lusso, guida di realtà come Masseto e Ornellaia: “il ruolo dei vini italiani non è enorme, ma sta crescendo. La differenza la fanno soprattutto le collezioni di vecchie annate, che in Italia hanno in pochissimi. Il mercato lo fanno ancora soprattutto gli Stati Uniti, ma l’Asia sta crescendo a ritmi velocissimi”. |
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